Se Trump vince le elezioni americane sarà un enorme problema per l’Europa e per l’Italia. La destra italiana di governo deve esserne consapevole da subito. Innanzi tutto Trump chiederebbe il rispetto del 2 per cento delle spese militari Nato e l’Italia tali denari non li ha. Qualunque governo italiano che tolga altri soldi alla sanità o alla scuola o al finanziamento della pubblica amministrazione per metterli in armi, cadrebbe immediatamente. Tutto questo con buona pace della Lega che pensa di guadagnare qualcosa dalla vittoria del candidato repubblicano.

All’Italia toccherebbe quindi ripensare la propria adesione militare alla Nato (non all’Alleanza Atlantica perché è possibile rimanere aderenti senza partecipare alla parte militare, come ha fatto per lunghi anni la Francia). Paradossalmente in tal caso tornerebbero in auge le dichiarazioni di Marco Tarquinio che, durante la campagna elettorale delle europee, aveva invocato la revisione della nostra partecipazione.

Se Trump vince le elezioni proverà a mettere fine alla guerra in Ucraina. Tuttavia ciò potrà avvenire non come l’attuale maggioranza e gran parte dell’opposizione auspicano (salvo eccezioni) ma senza vittoria ucraina. Per mantenere le sue promesse Trump potrà solo scambiare con Putin “pace per territori”, accettando de facto l’annessione di Crimea, Donbass e altri pezzi di Ucraina in cambio della fine della guerra.

Europa in tilt

Basta poco per immaginare l’impatto mediatico e polemico di tale scelta: il contraccolpo sarebbe fortissimo sia nell’Unione europea che in Italia, mettendo in crisi le rispettive maggioranze. Si pensi solo alla contraddizione tra le posizioni leghiste filo-russe e l’attuale atteggiamento filo-atlantico di Fratelli d’Italia e di Forza Italia. Anche la maggioranza Ursula ne prenderebbe un colpo, forse definitivo. Le destre europee potrebbero provare a riposizionarsi mentre per le sinistre sarebbe molto più difficile. Nel caso italiano la nostra premier potrebbe cercare di cambiare ancora una volta equilibri anche se le sarebbe difficile smentirsi completamente.

Con un accordo Trump-Putin, Vladimir Zelensky sarebbe costretto alle dimissioni mentre gli Stati Uniti affiderebbero la ricostruzione dell’Ucraina alla sola Unione Europea, con tutte le spese del caso a carico nostro.

Se Trump vince le elezioni ci saranno enormi problemi per vari settori industriali europei (in primis l’automotive) sottoposti a nuovi dazi americani. Gli Stati Uniti trumpiani aumenterebbero di molto la pressione sull’industria europea perché smetta di commerciare con la Cina. Ne soffrirebbero le esportazioni italiane che rappresentano larga parte del nostro Pil. Di conseguenza ci sarebbe un aumento della disoccupazione e un nuovo periodo di crisi del debito pubblico italiano sui mercati.

Sorprese anche per Netanyahu

Se vince Trump nemmeno Netanyahu e i suoi sostenitori (israeliani ed esteri, inclusi gli italiani) potrebbero stare completamente tranquilli. Infatti il tycoon, benché profondamente anti iraniano e filo-israeliano, è molto legato all’Arabia Saudita.

È ben noto che il principe ereditario Mohammed Bin Salman (MBS) è favorevole alla creazione di uno stato palestinese sotto supervisione saudita, da scambiare con gli accordi di Abramo. Trump sarebbe molto tentato di affidare tutto il dossier mediorientale al suo amico e alleato MBS per rivolgere le proprie attenzioni all’unico quadrante che gli interessa davvero: la Cina.

Tale scelta sarebbe assolutamente avversata dagli estremisti del governo israeliano, Ben Gvir e Smotrich, che al contrario vogliono ricolonizzare Gaza e aumentare la pressione colonizzatrice sulla Cisgiordania. Netanyahu sarebbe dunque costretto a fare i salti mortali per mantenere la propria maggioranza, perché Trump non potrebbe in nessun caso dare tutte le ragioni a Israele con il rischio di contrariare gli alleati arabi (del Golfo) con cui fare affari d’oro. Anche questa è per lui una semplice questione transattiva: dal Golfo provengono ingenti risorse mentre Israele ne reclama, talvolta come un’idrovora.

Infine se vince Trump avremo certamente l’innalzamento delle tensioni con Pechino ad iniziare dal terreno commerciale. Ciò metterebbe sotto stress le economie asiatiche con effetti negativi per tutti. Se non ci sarà guerra aperta con la Cina, assisteremo sicuramente ad una fortissima competizione economica che danneggerebbe in primis l’Europa. Prepariamoci.

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