- Sarà complicato mettere in cantiere l’opposizione al governo che si appresta a nascere.
- Per neutralizzare sul nascere il trasformismo sistemico che il polo Calenda-Renzi sta confezionando, é più che mai importante che le forze dell’opposizione siano chiare e coordinate, se non alleate. Se non altro nell’opposizione.
- Diversamente ci sarà il rischio di uno sfarinamento dell’opposizione o perché si comprometterà con il centro e con la destra, o perché al suo interno si scatenerà una lotta tra i due contendenti a intestarsi la rappresentanza dell’opposizione.
Sarà complicato mettere in cantiere l’opposizione al governo che si appresta a nascere. Complicato, non per quel che il futuro governo ci riserverà.
La scelta dei presidenti di Camera e Senato non lascia dubbi sulla radicalità della politica meloniana.
Nonostante i peana per la presunta moderazione da madre di famiglia, Giorgia Meloni ha mostrato la perizia luciferina della cuoca che ha il potere di far ingollare bocconi amarissimi.
Ma ancora più inquietante é lo scenario che l’elezione di Ignazio Benito La Russa alla seconda carica dello Stato ha profilato: la possibilità di un centro attivo (non si sa ancora se da dietro le quinte o come attore protagonista) nella politica del governo.
Lo si potrebbe chiamare “palude”, il termine con il quale venne identificato il “centro” nell’Assemblea legislativa francese eletta nel 1791, dopo la Rivoluzione.
Un centro che era privo di una chiara linea politica, oscillante tra le posizioni delle due ali, pronto a venire in soccorso della maggioranza e a tenerla in pugno.
Uno di quei gruppi e luoghi, il centro, che ha sempre fatto della politica parlamentare un campo di incerta configurazione, tra l’affarismo e la commedia.
In questa cornice, l’opposizione non avrà vita facile. Non perché le proposte che verranno dalla maggioranza non saranno chiare e indigeste abbastanza, ma per la strategia e lo stile delle risposte.
Assumiamo per ragione di chiarezza esemplificativa due scenari di quel che non sarebbe auspicabile avere.
Primo scenario: l’opposizione non sarà al singolare – la lotta elettorale tra i due partiti di opposizione continuerà.
Sarebbe al contrario cruciale che, almeno adesso, una comunanza di intenti ci sia.
Un’opposizione al singolare é resa urgente soprattutto dal comportamento del centro, che cercherà di rendere l’opposizione inetta, inutile e inattiva.
Per neutralizzare sul nascere questo trasformismo sistemico che il polo Calenda-Renzi sta confezionando, é più che mai importante che le forze dell’opposizione siano chiare e coordinate, se non alleate. Se non altro nell’opposizione.
Diversamente ci sarà il rischio neppure troppo difficile da intuire, di uno sfarinamento dell’opposizione o perché si comprometterà con il centro e con la destra, o perché al suo interno si scatenerà una lotta tra i due contendenti a intestarsi la rappresentanza dell’opposizione.
Questo secondo scenario non é meno allarmante del primo, perché rischia di spingere i protagonisti – Pd e Cinque stelle – in una competizione a fare opposizione di testimonianza che, mentre assolutamente inutile, avrà lo scopo unico di lanciare messaggi di intransigenza al proprio elettorato e al pubblico.
Sarebbe come se la campagna elettorale continuasse dall’opposizione, sfoderando il classico stile populista: radicalizzare i comportamenti per crescere nel consenso.
Invece di fare opposizione efficace, si fa campagna per sé in vista dei futuri appuntamenti elettorali.
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