- Perdere nel capoluogo emiliano-romagnolo avrebbe un effetto deflagrante sui destini del partito. A Bologna, Matteo Renzi ha lanciato una propria seguace, sindaca di un sobborgo del capoluogo, a sfidare un esponente del Pd.
- Matteo Renzi, giocando di sponda con i nostalgici della sua segreteria tuttora presenti nel Pd bolognese, che sono corsi a sostenere pubblicamente la sua candidata, vuole mettere in mora la segreteria del partito democratico.
- È a Bologna che Enrico Letta si gioca autorevolezza e leadership.
Il rapporto tra Partito democratico e Movimento 5 stelle vive una fase di stallo. I leader dei due partiti continuano a dialogare e a confermare l’impegno a costruire una alleanza contro la destra, ma le amministrative creano non poche difficoltà. Era inevitabile che avvenisse, a partire da Roma, dove la sindaca grillina Virginia Raggi sconta una opposizione ostinata e di lungo periodo da parte del Pd locale. Mentre Nicola Zingaretti è riuscito in regione Lazio a coinvolgere i pentastellati fino a farli entrare in giunta, nella capitale non sono stati creati momenti di dialogo. E così, l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri già pronto ai blocchi di partenza fin da marzo, scende ora in pista contro Virginia Raggi e l’outsider Carlo Calenda.
Una competizione dall’esito incerto che, oltretutto, inasprisce la relazione con i Cinque stelle. Ma ormai è fatta, ed Enrico Letta deve prepararsi a un risultato infausto. Certo, una sconfitta su Roma brucia perché si tratta pur sempre di una vetrina importante. Nulla però al confronto con quanto può succedere più a nord, a Bologna. Perché se Roma è la capitale della nazione, Bologna, per storia e tradizione, è la capitale della sinistra.
Perdere nel capoluogo emiliano-romagnolo avrebbe un effetto deflagrante sui destini del partito. A Bologna, Matteo Renzi ha lanciato una propria seguace, sindaca di un sobborgo del capoluogo, a sfidare un esponente del Pd.
Tutto (abbastanza) normale se la competizione fosse alle prossime elezioni; invece, la sfida è portata dentro il Pd stesso: invocando ancora una volta il feticcio delle primarie, si è imbastito lo scontro tra un iscritto del Pd e una iscritta di Italia viva come se si dovesse scegliere tra esponenti della stessa coalizione, mentre non c’è alcun rapporto di collaborazione tra questi due partiti.
Questa operazione mira comunque a un obiettivo ben più grande della poltrona di sindaco. Matteo Renzi, giocando di sponda con i nostalgici della sua segreteria tuttora presenti nel Pd bolognese, che sono corsi a sostenere pubblicamente la sua candidata, e sfruttando la partecipazione, già pubblicamente annunciata, della destra alle primarie a favore della esponente renziana, vuole mettere in mora la segreteria del Partito democratico. È a Bologna che Letta si gioca autorevolezza e leadership.
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