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La Lega vuole altre proroghe per i poveri concessionari di bagni; essi temono le gare imposte dalla direttiva Bolkestein, che governo e Consiglio di stato pretendono si applichi dal prossimo anno. Figurarsi, allora saranno passati solo diciassette anni dalla sua approvazione!
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La Lega, avendo un’idea singolare del mercato, esige anche nuovi sostegni alle imprese per proteggerle dai maggiori costi dell’energia. Della stessa idea è Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria.
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I veri imprenditori che accettano i rischi del mercato dovrebbero dissociarsene ma non lo fanno. Così si sparge nel paese un’idea aberrante del mercato.
Alessandro Penati ha qui contrapposto le nostre stantie contese su Tim e Generali a un mondo che viaggia ad alta velocità con grandi investimenti. Siamo il paese dello status quo, confondiamo immobilità e stabilità; per quella politica, la conferma del duo al vertice era la sola scelta, ma già si torna al tran tran. In testa, la Lega vuole altre proroghe per i poveri concessionari di bagni; essi temono le gare imposte dalla direttiva Bolkestein, che governo e Consiglio di stato pretendono si applichi dal prossimo anno.
Figurarsi, allora saranno passati solo diciassette anni dalla sua approvazione! I bagni pagano la miseria di cento milioni l’anno per sfruttare le migliaia di chilometri delle nostre coste, sbarrando pure senza motivo l’accesso al mare. Il premier Mario Draghi troverà sostegni alla linea rigorosa? Se non chiude ora non chiuderà più.
La Lega, avendo un’idea singolare del mercato, esige anche nuovi sostegni alle imprese per proteggerle dai maggiori costi dell’energia. Tutto il mondo li subisce, con forti ripercussioni su chi la usa, non solo nelle valli orobiche. Al solito, chi ama l’assistenzialismo canta le lodi del mercato solo se fa comodo.
È sulla stessa linea Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria, confederazione delle imprese manifatturiere che, intervistato da Claudia Voltattorni per il Corriere della sera, rifiuta sdegnoso come un “insulto” lo sconto prospettato del 10 per cento; vuol «tornare al prezzo amministrato dell’energia: le aziende pagano un costo, il resto è a carico dello stato».
Grazie ad Agnelli per la tacitiana chiarezza; questa è l'economia che egli e i suoi 45mila associati desiderano. Tacito gli ha preso la mano, o forse lo spazio tiranno gli ha impedito di completare il ragionamento, specificando quale quota di profitti andrebbe riversata allo stato quando le cose van bene; magari un’imposta straordinaria sui profitti eccedenti una data soglia? Intanto, chi aveva energia in casa, ad esempio nell’idroelettrico, prepara forse altri generosi dividendi, sempre anteposti agli investimenti.
Un’idea aberrante di mercato
Si comprende il timore di chi guida un gruppo che lavora l’energivoro alluminio, ma Agnelli tradisce una mentalità da assalto alla diligenza; i veri imprenditori che accettano i rischi del mercato dovrebbero dissociarsene ma non lo fanno. Così si sparge nel paese un’idea aberrante del mercato.
Prosegue lento, sotto il tiro di tantissimi nemici, il duro cammino del ddl sulla Concorrenza. Quando sarà alfine approvato, speriamo che sopravviva qualcosa dell’impostazione originaria uscita da palazzo Chigi.
In tema, suscita dubbi la messe eccezionale di profitti bancari riportata dai media, legati alle commissioni su prodotti finanziari collocati dalle reti bancarie. Come scritto qui il 24 gennaio, manca del tutto la trasparenza sui loro livelli e sui conflitti d’interesse nei collocamenti. L’Antitrust non ha proprio nulla da dire?
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