Tra pochi giorni papa Francesco aprirà la porta santa del Giubileo della speranza. Il mondo intero ne ha tanto bisogno e vuole sperare che le guerre si fermino e le vittime cessino di accumularsi.

Osserviamo le orribili immagini delle fosse comuni siriane come ne abbiamo già viste troppe durante le guerre dei Balcani o guardiamo oggi alle macerie di Gaza (sotto le quali chissà quanti morti) o ieri ai caduti delle guerre del Golfo (di cui nessuno ha mai fatto ammenda) sotterrati nella sabbia e così via.

La speranza del dialogo

Abbiamo bisogno della speranza che viene dal dialogo e dal negoziato per superare muri – apparentemente insormontabili - di incomprensione e di odio. Una speranza si apre finalmente sull’Ucraina. A distanza di poche ore Volodymir Zelensky e Vladimir Putin hanno fatto le loro aperture: il primo riconoscendo l’impossibilità di vincere; il secondo ponendo le sue condizioni.

La trattativa è già iniziata: ovviamente non sarà facile ma pare abbastanza sicuro che entrambi vogliano smettere. Quando ci si incanala sulla via della guerra di aggressione come ha fatto la Russia, non si sa dove si finisce perché si tratta di un ingranaggio che diventa autonomo dalle decisioni del leader (non fosse altro perché Putin non vorrebbe perdere la faccia). Il conflitto si eternizza e compie tutte le sue tragiche escalation.

Dall’altro lato chi viene aggredito ha certo il diritto di difendersi come hanno fatto gli ucraini, eroicamente. C’è da ricordare un fatto iniziale di questa guerra: l’Occidente non sarebbe intervenuto se nelle prime settimane gli ucraini non avessero resistito. Joe Biden aveva anche offerto a Zelensky di fuggire. Solo in un secondo momento si è deciso di aiutare.

E qui la narrazione è cambiata: a Londra e in una parte di Washington ci si è detti: “Approfittiamone per dare un colpo mortale alla Russia”. Subito il NB8 (gli 8 stati nordici e baltici) assieme alla Polonia hanno aderito, grazie a una loro lettura della storia. Illusione ottica perché non si può vincere contro una potenza nucleare, Corea del Nord insegna.

L’idea di distruggere la Russia (magari farla a pezzi come dicono a Varsavia) viene da una interpretazione unilaterale del passato (che non passa), tragicamente speculare a quella russa. Da entrambi i lati si tratta dei fantasmi di una manipolazione nazionalista del XX secolo, zombi assassini che ancora si muovono. Una distorsione che porta inevitabilmente allo scontro armato: in questa trappola sono caduti gli ucraini, considerati lo strumento per compiere di vendette del passato.

L’idea dell’integrazione europea è tutt’altro ma ad alcuni è parsa un’occasione da sfruttare. Da quel momento la guerra in Ucraina ha preso un altro aspetto: odio assoluto e fine di ogni possibilità della trattativa. I tentativi dei primi mesi – certo incompleti e incerti- fatti a Minsk e Istanbul sono stati sabotati dai falchi di entrambe le parti, che ora dicono “tanto non avrebbero funzionato perché non erano sinceri”.

Facile a dirsi ma emerge solo che non si è voluto dare una speranza alla pace (give peace a chance...ricordate?). Sul cavallo pazzo della vittoria contro la Russia si è galoppato a lungo, invocando “guerre legittime e giuste” e “paci altrettanto giuste”, fino allo sfinimento… degli ucraini che hanno buttato nella contesa molto sangue.

Il sonnambulismo europeo

Oggi ci si risveglia dalla sbornia bellicista con alcuni punti fermi: ci sarà scambio “pace per territori” (memo: se ci fermava prima se ne perdeva di meno…); si tratterà con Putin (che molti avevano dipinto come novello Hitler ma la “reductio ad Hitlerum” non funziona nell’era atomica).

I commenti si sprecano con una sorprendente differenza: mentre negli Stati Uniti la maggioranza degli esperti e analisti fa a gara a sostenere “l’avevo detto io…” e appoggia la svolta, in Europa prevale un atteggiamento depresso da post ubriacatura e non ci si vuol ancora arrendere all’evidenza. Chi pensava ad un conflitto by proxy che non costasse, oggi resta deluso.

Non ci voleva molto a capire che la guerra ad oltranza era una strada senza uscita ma ancora ci si irrita. Di conseguenza i commenti europei puntano sulle “difficoltà della trattativa”, che “sarà lunga” e “forse non funzionerà” ecc. ecc. . Come se si volesse perennizzare un conflitto pagato solo da altri. Anche i responsabili europei devono svegliarsi dal sonnambulismo che conduce alla guerra.

Qualcuno – tra cui la nostra premier - l’ha detto con realismo a Bruxelles. Tuttavia si sa: in Europa il passato pesa come un macigno e spesso i leader si fanno schiacciare. La cosa più saggia è chiedere agli ucraini cosa vogliono: si resta sopresi nello scoprire quanta stanchezza per questa guerra ormai pervada quasi tutti. 

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