Nel decreto approvato venerdì scorso, il governo ha introdotto una serie di misure per contenere l’aumento dei costi energetici per un valore complessivo di 4,4 miliardi di euro di cui 330 milioni saranno a carico dello stato, con l’introduzione dell’accisa mobile, mentre 4 miliardi di euro saranno versati delle imprese energetiche a cui sarà fatto un prelievo del 10 per cento sugli extra-profitti che si sono generati negli ultimi sei mesi.
Per il governo, gli extra-profitti che sono stati incassati dalle società energetiche negli ultimi sei mesi, sono stati pari a 40 miliardi di euro, una cifra stratosferica che non ha precedenti nella storia del nostro paese. Eni nell’ultimo quadrimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 ha conseguito un’utile del più 3.870 per cento pari a due miliardi di euro.
Profitti inaccettabili
Gli extra-profitti sono inaccettabili sul piano morale. Ho davanti a me la bolletta del gas di due persone anziane, 88 e 95 anni: bimestrale dicembre-febbraio 2020, costo 78 euro per un appartamento di 80 mq; bimestrale dicembre-febbraio 2021: costo della bolletta 315 euro. Tantissime famiglie non accendono più il riscaldamento per paura del caro bolletta, mentre molte imprese stanno saltando o riducono la propria attività con conseguente diminuzione dell’occupazione.
Trovo sconcertante che di fronte a questo disastro il governo non abbia deciso di restituire gli extra-profitti alle famiglie e alle imprese italiane, perché quei soldi sono loro, e invece si sia limitato ad un prelievo del 10 per cento che non risolverà il dramma economico e sociale.
Con la norma del governo le società energetiche italiane tratterranno per se 36 miliardi di euro di extra-profitti, che invece andrebbero restituiti tutti perché oltre i due terzi dei contratti di acquisto di gas sono pluriennali ovvero con prezzi fissati molto prima della crisi e della guerra contro l’Ucraina, mentre una parte minore sono acquistati con contratti spot. Il prezzo di acquisto del gas da parte delle nostre società energetiche è segreto industriale, ma istituti di ricerca come ad esempio Nomisma indicano il prezzo di acquisto in 30 centesimi di euro al metro cubo, mentre oggi il gas è venduto alle utenze domestiche ad oltre un euro a metro cubo.
Non siamo in un’economia di guerra dice Mario Draghi, ma siamo entrati in una legislazione che usa l’eccezionalità e la drammaticità della guerra per far passare norme in deroga ad ogni legge. L’articolo 27 del decreto approvato venerdì scorso definisce la tecnologia 5G e la banda larga attività di rilevanza strategica per la difesa e la sicurezza nazionale, mentre i 150 Gw di impianti da energia rinnovabile, eolico e solare, continuano ad essere bloccati dal governo: 150 Gw di energia rinnovabile contribuirebbero a rendere l’Italia libera dal gas russo, ma l’energia rinnovabile per il governo non è politica di difesa e sicurezza nazionale.
Legislazione di emergenza
Nella legislazione di emergenza in cui siamo entrati accade che in parlamento si vogliano aumentare i limiti di inquinamento elettromagnetico da 6 v/m a 61 v/m esponendo la popolazione ad un inquinamento elettromagnetico 10 volte maggiore.
Nella legislazione di emergenza il premier Draghi comunica che dobbiamo produrre più acciaio con l’Ilva di Taranto, non un cenno sulla salute. Il governo però sa che la valutazione impatto sanitario ha evidenziato che con l’aumento della produzione avremo maggiori danni alla salute e decessi. Di questo nessuno si cura e si condannano così i tarantini e le tarantine a vivere nel dolore e nell’inquinamento, consiglio a tutti i ministri e le ministre di leggere il libro di Valentina Petrini “Il cielo oltre le polveri”.
Il parlamento decide l’aumento delle spese per armamenti, in pochi votano contro, dimenticando che l’Europa spende in armi 235 miliardi di euro l’anno 3,5 volte di più della Russia e quasi quanto la Cina: avremmo bisogno di una politica estera e difesa comune della Ue non di più armi. Abbiamo contestato Putin ieri e continuiamo a farlo oggi: è un dittatore che reprime il dissenso e l’informazione. Anche l’Italia ha venduto le armi alla Russia violando l’embargo ed è la stessa Italia che ha venduto le armi ai sauditi con cui fanno la guerra allo Yemen dove 10mila bambini sono stati uccisi.
La guerra criminale di Putin in Ucraina evidenzia i ritardi e gli errori decennali della politica energetica nel nostro paese. La follia della guerra ha irresponsabilmente messo all’angolo gli impegni e le promesse assunte dalle nazioni nel mondo per combattere il cambiamento climatico che ogni giorno va verso un punto di non ritorno per l’umanità come riporta l’ultimo e drammatico report degli scienziati Onu dell’Ipcc. I nostri fiumi sono quasi senza acqua, le nostre terre si stanno desertificando, come in Sicilia ma tutto ciò non è una priorità.
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