La contiguità con il variegato mondo del radicalismo di destra, popolato da gruppi, sigle e conventicole legate dal richiamo al fascismo, appare in tutta la sua chiarezza dalle ultime inchieste giornalistiche di Domani e poi di Repubblica. Giorgia Meloni ha ripetutamente rivendicato di appartenere a una comunità e di mantenersi fedele all’Idea, contrariamente a ‘traditori’ come Gianfranco Fini
Ancora una volta riaffiorano le radici ideologiche di Fratelli d’Italia. In più, si conferma l’estensione e la solidità della rete di relazioni personali che i dirigenti del partito hanno coltivato con personaggi del sottobosco nero, personaggi che si sono aggirati per decenni nelle fila e nelle sedi del Movimento sociale italiano, di Alleanza nazionale e ora di Fratelli d’Italia.
La contiguità con il variegato mondo del radicalismo di destra, popolato da gruppi, sigle e conventicole legate dal richiamo al fascismo, appare in tutta la sua chiarezza dalle ultime inchieste giornalistiche di Domani e poi di Repubblica. Giorgia Meloni ha ripetutamente rivendicato di appartenere a una comunità e di mantenersi fedele all’Idea, contrariamente a ‘traditori’ come Gianfranco Fini.
La comunità e l’Idea di cui parla Meloni è quella che si riconosce nel riferimento al fascismo, un riferimento che rimane identitario e nostalgico nel senso pieno del termine. Perché quando si parla degli anni Trenta il cuore degli ex missini, tutti nei posti di comando di Fratelli d’Italia, palpita. La patria, per costoro, è stata tradita il 25 luglio e ancor più l’8 settembre; e chi ha combattuto nella Rsi va rispettato perché, come scritto in innumerevoli documenti di quel mondo, ha “salvato l’onore”.
Quando Meloni proclama di riconoscersi in tutta la storia del Movimento sociale, ed eleva a suo mentore Giorgio Almirante, non c’è da stupirsi che permangano sintonie e comunanze con chi è transitato in quel partito ivi compresi i personaggi del radicalismo di destra. Tagliare i ponti con l’ambiente che ha nutrito militanti e dirigenti di destra è doloroso. Implica riconoscere errori capitali. Riconoscere che si è creduto a miti sbagliati e persino infami. Implica rileggere il fascismo storico per quello che è stato: una brutale dittatura ventennale che ha portato il paese alla rovina. Implica una revisione ideologica e sentimentale profonda. Ma comporterebbe tagliare le radici, quelle che Meloni ha vantato di mantenere ben vive.
I comunisti dovettero aspettare la caduta del Muro per chiudere definitivamente con quella storia. Prima di allora c’erano stati progressivi avvicinamenti alla democrazia (borghese, come si diceva allora) e un adattamento al sistema, ma non una abiura delle fondamenta ideali e politiche su cui era nato il Pci.
Pedigree democratico?
Da Fratelli d’Italia aspettiamo qualcosa di analogo. Ma non ci sono le premesse. Gianfranco Fini aveva avviato un percorso ma sappiamo come è andata finire. Si è ritrovato solo e vilipeso. L’accreditamento internazionale del governo sul terreno internazionale con una ferma posizione filoatlantica e una buona collaborazione con le istituzioni europee (al netto di alcuni sbandamenti sul Mes e sul Patto di stabilità) ha garantito fino a poco tempo fa una navigazione tranquilla.
Non sono stati fatti troppi esami al pedigree democratico del partito di maggioranza. Troppo importanti le sfide internazionali per curarsi di questioni interne. Ma questo atteggiamento così benevolo sta cambiando. Il voto contro Von der Leyen ha aperto gli occhi ai governi e all’establishment internazionale. Il livello di attenzione è cresciuto. Rapporti così stretti con il radicalismo di destra adesso non passano inavvertiti: inquietano e riavvolgono il film inaugurato con la mistificante biografia Io sono Giorgia pubblicata tre anni fa. La verniciatura pop e lacrimevole della soi disant borgatara (peraltro eletta in parlamento a 29 anni e entrata al governo a 31…) viene ravvivata da una narrazione personale da reality show, più che da capo di governo.
Agli intralci politici risponde con una operazione di cosmesi comunicativa portando in primo piano la famiglia, ineguagliabile grimaldello per uno slittamento dell’attenzione, dato che la famiglia rimane l’alfa e l’omega della cultura profonda del nostro paese. Ma il nodo dell’identità politico-ideologica del partito rimane; ed è ulteriormente aggrovigliato dalle amicizie pericolose coltivate per anni e tuttora vive. A quando la Bolognina dei Fratelli d’Italia?
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