- Il weekend del Primo Maggio Chiara Ferragni è andata al lago con la bambina, e il povero marito è rimasto incustodito. Non siamo negli anni Sessanta, e Fedez non ne ha approfittato per rimorchiare la cameriera veneta.
- Il marito di Chiara ne ha approfittato per dimostrare che non di sole denunzie del Codacons vive l’influencer, e che i poteri forti vogliono censurare la sua battaglia di civiltà in favore del Ddl Zan.
- Tutti i social hanno applaudito questa versione Instagram di un’opera di Pirandello nella quale dobbiamo fingere che il potentissimo Fedez abbia trionfato su dei poveretti (i produttori) e su dei poveracci (i leghisti di provincia).
Il weekend del Primo Maggio Chiara Ferragni è andata al lago con la bambina, e il povero marito è rimasto incustodito. Non siamo negli anni Sessanta, e Fedez non ne ha approfittato per rimorchiare la cameriera veneta: siamo nel XXI secolo, e il marito di Chiara ne ha approfittato per dimostrare che non di sole denunzie del Codacons vive l’influencer, e che i poteri forti vogliono censurare la sua battaglia di civiltà in favore del Ddl Zan (legge sicuramente malvista dal pubblico del concertone del primo maggio e di Raitre, ma non sottilizziamo).
Gli effetti di tale censura sono stati spietati: Fedez è salito sul palco, si è rivolto a “Mario” (Draghi), poi ha «decantato aneddoti» (prossima battaglia di civiltà: fornirgli autori madrelingua), citando con nomi e cognomi le più infelici uscite omofobe di leghisti minori, ai tempi già ampiamente derise e deplorate. Insomma la famosa censura in cui fai esattamente quello che vuoi nei modi che vuoi, nell’epoca in cui anche un’invettiva che sembra materiale per Luciana Littizzetto ti fa sentire Rosa Parks, se hai deciso di percepirti così. Per convincerci di essere martire, Fedez ha pubblicato la telefonata coi produttori dello show registrata prima della sua esibizione (il problema di Rosa Parks è che non aveva mai visto Le Iene): la versione integrale pubblicata da Domani ci ha rivelato che la vera vittima qui è il cinema italiano, visto che sembrava uno sketch di Totò diretto da Virzì. Con una specie di Lello Arena quasi in lacrime che cercava di spiegare all’Artista che esiste una linea editoriale, e Fedez che urlava «allora è giusto che i gay vengano bruciati nei forni??» (il remake che ci meritiamo di «allora rivolete il comunismo!» di Guzzanti). Lello Arena non è riuscito a spiegargli che lui non ha Amazon a pagargli le bollette, e che magari rischiava di perdere l’appalto, ma che naturalmente gli sembrava una pessima idea, questa cosa dei forni crematori (forse gli ha anche detto che vuole la pace nel mondo, altro pensiero inedito e scomodissimo).
Praticamente tutti i politici italiani si sono detti sgomenti da questa Rai-che-censura, perché i Ferragnez hanno molti più elettori di loro. Tutti i social hanno applaudito questa versione Instagram di un’opera di Pirandello nella quale dobbiamo fingere che il potentissimo Fedez abbia trionfato su dei poveretti (i produttori) e su dei poveracci (i leghisti di provincia). C’eravamo appena liberati del Grillo vecchio, subito abbiamo voluto il Grillo giovane. La prima volta è andata benissimo, chissà come andrà questa.
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