- La Russia ha bisogno della valuta straniera per mantenere in vita la sua economia, considerato il crollo verticale del rublo e secondo il Financial Times il surplus di 19 miliardi di dollari di cui dispone il paese è generato proprio dall’export energetico verso Europa, Gb e Usa.
- Dalla vendita del gas russo all’Europa, alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti la Russia ogni giorno incassa 700 milioni di euro con cui il presidente russo Vladimir Putin finanzia la guerra in Ucraina: 275 milioni di metri cubi di gas e 3,5 milioni di barili di petrolio ogni giorno sono esportati dalla Russia.
- Il governo italiano deve istituire immediatamente un’unità di crisi coinvolgendo le aziende energetiche delle rinnovabili. Abbiamo lanciato una campagna per lo sciopero del gas con l’obiettivo di liberarci dalla dipendenza dal gas russo.
La guerra della Russia contro l’Ucraina si sconfigge con l’inasprimento delle sanzioni e con la costruzione di una nuova politica energetica libera dalla dipendenza dalle fonti fossili. È stato un errore grave quello della Ue di non escludere il colosso bancario energetico di Gazprombank dallo Swift consentendo così la possibilità di garantire le transazioni finanziarie per il pagamento delle forniture energetiche.
Dalla vendita del gas russo all’Europa, alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti la Russia ogni giorno incassa 700 milioni di euro con cui il presidente russo Vladimir Putin finanzia la guerra in Ucraina: 275 milioni di metri cubi di gas e 3,5 milioni di barili di petrolio ogni giorno sono esportati dalla Russia.
Se vogliamo che la guerra, che purtroppo sta entrando in una fase di lungo periodo, possa cessare, l’Europa, la Gb, gli Usa e i paesi che hanno votato a favore della risoluzione Onu di condanna alla guerra della Russia, devono inasprire ancora di più le sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia.
I guadagni e le perdite
Dall’inizio della guerra, il 24 febbraio sino al 2 marzo quando le contrattazioni per le società russe sono state chiuse, i colossi bancari ed energetici russi hanno avuto dei tracolli. Nella borsa di Londra la Sberbebank ha perso in pochi giorni il 241 per cento, Lukoil il 217 per cento, Rosneft 119 per cento e Gazprombank il 158 per cento.
La Russia ha bisogno della valuta straniera per mantenere in vita la sua economia, considerato il crollo verticale del rublo e secondo il Financial Times il surplus di 19 miliardi di dollari di cui dispone il paese è generato proprio dall’export energetico verso Europa, Gb e Usa.
C’è una scelta che l’Europa deve prendere, una scelta difficile ma che va presa, chiudere i rubinetti del gas russo. Una strategia d’interventi mista tra risparmio energetico e d’investimento sulle rinnovabili, che non sono certamente quelli indicati dal ministro Robeto Cingolani, può liberarci dal gas russo e tra due anni dimezzare la dipendenza generale dal gas.
Va costruita in Europa l’indipendenza energetica perché gas e petrolio sono fonti energetiche che generano guerre, conflitti e sono i killer del pianeta perché le loro emissioni di CO2 sono responsabili del cambiamento climatico che già oggi produce costi economici e sociali elevatissimi.
Dobbiamo liberarci dalla dipendenza dalle fonti fossili e creare un nuovo modello energetico che alimenti la pace, la democrazia e i diritti umani e combatta la crisi climatica, ma è necessario che l’autonomia dalle fonti fossili russe non si trasformi in una nuova dipendenza dalle fonti fossili di altri Stati. Sarebbe una scelta miope e insensata. In questo periodo di guerra chi ci guadagna sono le industrie militari e quelle energetiche. Eni nell’ultimo quadrimestre 2021 ha fatto un utile stratosferico del +3.870 per cento mentre imprese, e famiglie italiane sono in ginocchio per il caro bollette.
La proposta
I Verdi europei insieme alla nostra co-portavoce Eleonora Evi hanno chiesto alla presidente della commissione Ursula Von der Leyer una legge europea per l'indipendenza energetica per dedicare almeno l'1 per cento del Pil degli Stati membri all'efficienza energetica e alle energie rinnovabili, di sostenere pratiche comportamentali a minore intensità energetica, un aumento del target di efficienza energetica nella nuova direttiva almeno al 45 per cento, un’alternativa all’attuale lista dei progetti comuni, molti dei quali ancora legati al gas, l’esclusione dall’atto delegato della tassonomia Ue di nucleare e gas.
Il governo italiano deve istituire immediatamente un’unità di crisi coinvolgendo le aziende energetiche delle rinnovabili che ad oggi subiscono il blocco di impianti eolici e fotovoltaici per oltre 110 GW, è bene ricordare che il fabbisogno giornaliero in Italia di questi giorni di energia elettrica è stato di 49 GW.
Un gesto concreto per la pace è ridurre, per chi non lo sta già facendo, di 2-3 gradi il nostro riscaldamento, ogni grado in meno determina una riduzione dei consumi del 6-7 per cento complessivamente potremmo arrivare ad una riduzione del 20 per cento, pena rimanere al freddo: in Italia per il consumo familiare usiamo 32 miliardi di metri cubi di gas.
Abbiamo lanciato una campagna per lo sciopero del gas con l’obiettivo di liberarci dalla dipendenza dal gas russo. La vera arma, non bellica, che l’Europa può utilizzare è quella di rinunciare al gas russo per fermare l’economia di guerra di Putin. L’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e le minacce di Putin di usare le armi nucleari ci fa capire quanto sia forte il legame tra energia e guerra, demilitarizzare l’energia e denuclearizzare il mondo significa costruire la pace: gas e carbone sono fonti di guerra mentre è indissolubile il legame tra nucleare civile e militare.
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