Chiunque da giovane abbia mai tentato la strada della musica underground – quella fatta nelle salette prove di periferia, con i muri scrostati e le scatole delle uova per improvvisare l'insonorizzazione – ha un rapporto di amore e odio per le cosiddette "cover". In musica, con questo termine diabolico si intende la reinterpretazione delle canzoni degli altri.

Nel sottobosco delle piccole band, soprattutto nelle città di provincia, ci sono autentici specialisti che così costruiscono un intero repertorio. Non esistono statistiche ufficiali, ma chiunque frequenti questi ambienti sa che è pieno di gruppi tributo agli Ac/Dc, ai Queen o agli Iron Maiden. I più bravi imitano gli originali pure nella strumentazione, nei vestiti e nelle movenze. Per qualcuno diventa un'ossessione.

Con tutti i distinguo del caso, Sanremo questa sera diventerà una sorta di grande festival delle cover. E peccato che nessuno abbia deciso di omaggiare gli Ac/Dc (avremmo tutti pagato più volentieri il canone in cambio di un’Anna Oxa che canta Highway to hell).

Ma accanto all'amore per le cover c'è appunto sempre stato anche l'odio, almeno per chi sogna di fare musica. Nei locali di periferia, quelli che organizzano la serata musicale il sabato sera, molto spesso i "gruppi cover" hanno un accesso preferenziale. Chi invece fa musica propria rischia di non trovare spazi e pubblico.

La serata della cover

Foto Gian Mattia D'Alberto / LaPresse

Cosa c'entra tutto questo con il festival? In realtà, fuori da ogni metafora e aneddoto, è la spiegazione del successo della serata dei duetti, quando ogni concorrente si può portare un ospite e con lui si esibisce in una cover. È una grande celebrazione della natura nostalgica della musica. Perché tutti vogliono riascoltare le canzoni che amano.

Daniel J. Levitin, uno psicologo e neuroscienziato americano particolarmente appassionato al rock, ha teorizzato che certe canzoni – soprattutto quelle che abbiamo ascoltato durante l'adolescenza – abbiano la capacità di stimolare la nostra amigdala e i neurotrasmettitori. Semplificando un po’ concetti più complicati, alcuni ricordi del nostro passato si incollano dentro di noi con una specifica colonna sonora.

È il motivo per cui il marketing sfrutta benissimo la nostra istintiva attrazione per la nostalgia. E così fa anche Netflix quando sceglie quali canzoni utilizzare in serie tv come Stranger Things.

La macchina del tempo

Tutti noi abbiamo una playlist delle canzoni che ascoltavamo mentre andavamo a scuola al mattino. Le canzoni dei nostri primi baci. Dei viaggi in macchina fatti con una persona che non c'è più. La musica di quando ci siamo innamorati della nostra vicina di banco.

Ed è per questo che la serata dei duetti, la serata delle cover, è la migliore di tutta la settimana di Sanremo. O almeno la più divertente. Cosa succederà quando Paola&Chiara canteranno Vamos a bailar, coverizzandosi da sole? Sarà come prendere una macchina del tempo che ci riporterà dritti dritti all’estate del 2000.

Il possibile colpo di scena

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Quest’anno però c’è anche un aspetto in più. Sono mesi che sappiamo che Marco Mengoni molto probabilmente vincerà questo Sanremo. Nel frattempo però Ultimo ha scalato la classifica e ora è secondo.

Se ha davvero qualche speranza di rosicchiare punti preziosi all’eterno favorito, Ultimo potrà farlo stasera, mentre canterà con una superstar come Eros Ramazzotti. Visto che Sanremo dura un’eternità, sarebbe almeno più divertente se prima della finale si riaprissero i giochi e non tutto fosse già scritto.

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