La televisione è un gioco di specchi, che rischia di confondere non solo chi la guarda ma anche chi ci sta dentro. Riduce il campo visivo, trasforma i relativi in assoluti, parcellizza la realtà.

È quel che è successo sul palco di X Factor, talent show da antichi fasti ora in cerca di rilancio. Al sesto live, quello prima della finale, al ballottaggio sono finite due donne: Mimì, diciassettenne dalla bella voce blues considerata tra le favorite, e Francamente, trentenne orgogliosamente queer e con il progetto musicale più chiaro di tutta l’edizione.

«Comunque vada stasera, una sola ragazza andrà in finale e questa credo sia una grande sconfitta. Meno donne vengono rappresentate nella musica, meno donne si avvicineranno alla musica e continueremo a perdere la produzione musicale di metà del genere umano» è la chiosa dell’infine eliminata Francamente in faccia al giudice Achille Lauro, che ha gareggiato con una squadra tutta di artisti maschi, arrivata in finale senza eliminazioni.

Parole a caldo, di comprensibile frustrazione e con un fondo di verità. Per non trovarsi a combattere contro i mulini a vento, tuttavia, prima bisognerebbe individuare il vero avversario.

La sconfitta di cui parla Francamente ha un artefice, che si chiama televoto. Diabolicamente equo e profondamente ingiusto, dà voce a un popolo di telespettatori dai parametri imponderabili e dalla dubbia empatia, che se ne infischia delle quote e vota oggi il look, domani la cover scelta e dopodomani ancora il suo gusto musicale. Ma soprattutto, premia o penalizza ciò che gli viene messo davanti e non altro.

Per questo Francamente ha sbagliato interlocutore: la sua accusa non dovrebbe essere rivolta a chi vota, ma a chi fa le regole del gioco. Ovvero, a chi ha deciso che in giuria la quota donna andasse sì tenuta in considerazione, ma solo il minimo indispensabile: una su quattro. Perché non sia mai che nel 2024 ci sia un palco tutto di uomini, ma non esageriamo: Paola Iezzi basta e avanza. I giudici sono quelli che decidono a monte chi ha potenzialmente l’X Factor e uno, Achille Lauro, ha preferito due gruppi tutti maschili e un solista. Siamo alla fine dell’edizione e le proporzioni di genere all’ingresso stabilite dai giudici sono state rispettate dal televoto: su dodici concorrenti solo quattro erano donne, solo una è arrivata nel quartetto finale.

Per fortuna di Francamente e di tutte le cantanti donne, tuttavia, il mondo della musica è ben più largo del palco di X Factor e il televoto è solo una delle molte unità di misura. Annalisa ha vinto il Best Italian Act 2024 di Mtv, Angelina Mango il festival di Sanremo, Taylor Swift ha fatto un tour che ha battuto ogni record.

Nonostante questo, la questione della rappresentanza femminile continua a esistere in ogni settore e non si risolve nell’elencare i picchi di successo delle poche, ma verrà superata solo quando le molte potranno contendere ad armi pari ogni spazio disponibile, anche e soprattutto quello mediano, senza penalizzazioni all’ingresso.

Ecco perché la vera rivoluzione a X Factor non sarebbe stata tanto quella di avere due donne in finale, ma almeno due donne a scegliere chi avrebbe meritato di arrivarci. Perché il televoto è democratico, ma a non esserlo sono gli scranni di fronte al palco.

Il successo nel mondo dello spettacolo è un mix di talento, fortuna e dedizione e ognuno sceglie la sua unità di misura per definirlo, ma certamente il televoto di X Factor è il meno interessante. L’augurio a Francamente è di raggiungerlo e continuare a combattere la disparità: mirando però verso l’alto, dove ancora indisturbata si annida.

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