- Mettendo 200 miliardi per coprire il sovrapprezzo dell’energia, Berlino mette i suoi partner in ginocchio. Da potenza garante di tutta la Ue con la Merkel, sotto Scholz la Germania si sta trasformando in un paese egocentrico, imitando i Paesi Bassi.
- La Commissione europea rinuncia al price cap, il tetto al prezzo del gas, e molti paesi si muoveranno autonomamente.
- Non c’è da sorprendersi se poi alcuni stati torneranno a rifornirsi di gas russo.
Angela Merkel non l’avrebbe mai fatto. Ma il cancelliere socialista Olaf Scholz ha compiuto un gesto che rischia di uccidere l’Europa se non si interviene subito con una reazione forte e coesa. Mettere 200 miliardi di euro per contenere il prezzo del gas soltanto nel proprio paese, senza accettare il price cap comune, è una prova suprema di egoismo. Ciò darà fiato agli anti europeisti nostrani, mentre in realtà dimostra ancora di più che abbiamo tutti un disperato bisogno di solidarietà europea davanti a un mondo impazzito e in guerra. Soprattutto ne ha bisogno l’Italia gravata da un debito da far paura.
I problemi per l’Italia
Se la Germania ci abbandona (e la scelta di Scholz rappresenta un segnale in questa direzione) nessuno potrà più garantire per la nostra solvibilità. Eppure Scholz ha avuto l’occasione di dire qualcosa a Enrico Letta che lo ha incontrato recentemente. Il suo silenzio è una coltellata alla “solidarietà socialista” e avvalora l’idea che la Germania vuole fare da sola. Ciò potrebbe spingere altri stati membri a prendere decisioni simili.
Gli americani dovrebbero stare attenti per non vedere l’Europa sfarinarsi e accorgersi troppo tardi se qualche paese torni a comprare gas russo: nell’universo dell’egoismo pur di sopravvivere si fa qualunque cosa.
Certamente nella Lega si sta pensando a una simile eventualità proprio in queste ore: la premier in pectore Giorgia Meloni dovrebbe far sapere subito a Washington (tramite Mario Draghi delusissimo della decisione tedesca) che occorre fare pressioni su Berlino affinché cambi registro.
Probabilmente è troppo tardi per una svolta in senso europeista, come si evince dalla sottomissione della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen alla decisione del cancelliere.
Non solo non c’è protesta ma la questione price cap non sarà nemmeno messa in agenda al prossimo consiglio. Se l’Europa sopravvive a questa crisi è probabile che non vedremo più un tedesco ai posti di comando europei: la memoria del non intervento brucerà a lungo.
Da potenza garante di tutta la Ue con la Merkel, sotto Scholz la Germania si sta trasformando in un paese egocentrico, imitando i Paesi Bassi. Roma ha le sue colpe ma sul piatto c’è ben più della questione italiana: ne va del futuro europeo. Vedremo quale sarà la reazione di Parigi.
Il prossimo governo italiano dovrà tener conto di tale mutato quadro europeo, non per scegliere avventurismi solipsisti del genere tentato durante il governo Conte I (vi ricordate i minibot di Claudio Borghi?) ma per mettersi alla testa di una rinnovata spinta solidaristica europea.
Di tali paradossi è piena la storia: euroscettici costretti dalla realtà a farsi paladini dell’Europa. La decisione tedesca potrebbe innescare una controreazione positiva nei partner europei. “Sovranismo” nasconde un’aspettativa: poter decidere del proprio futuro. Oggi questo è possibile solo se si è uniti, legati da un unico destino. Volenti o nolenti siamo tutti sulla stessa barca: o ci aiutiamo a vicenda o cadremo in mare uno alla volta.
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