- Come durante la pandemia si è detto che alcuni diritti alla libertà individuale possono essere per un certo periodo sacrificati alla sopravvivenza di molti, ciò vale a maggior ragione per la convenienza economica.
- Si dirà che non si tratta solo di riscaldare o refrigerare le nostre case, ma anche di rallentare il ritmo produttivo del Paese. Se anche così dovesse essere, non ci sentiamo di comprare prodotti sporchi di sangue.
- E’ un sacrificio che ci offriamo di fare e che, alla fine, è nel nostro stesso interesse, che è quello di giungere prima possibile ad una pace giusta e duratura.
Firmate qui.
FOTO
(Foto Patrick Pleul/picture-alliance/dpa/AP Images)
Non girare la testa dall’altra parte. È la sacrosante ingiunzione cui, in molti, sentiamo di dover rispondere. Ma come? Quale strada percorrere senza imboccare quella, suicida, della guerra globale?
Se l’invio delle armi crea una ritrosia non immotivata in chi la intende come una guerra per procura – un prezzo di vite umane fatto pagare ad altri anche per difendere i nostri valori – non resta che l’opzione dell’embargo del petrolio e del gas. Ma questo è un costo – si dice – che pagheremmo noi. È proprio per questo che non ci vergogniamo di proporlo. Che ci sentiamo di doverlo chiedere.
Stefano Feltri ha spiegato su queste pagine che le conseguenze, secondo le proiezioni dello stesso governo, sarebbero gravi, ma non catastrofiche.
Ciò rafforza la necessità di questa scelta. Ma non ne costituisce il motivo primario. Che riguarda il rapporto tra convenienza e vita umana.
Come durante la pandemia si è detto che alcuni diritti alla libertà individuale possono essere per un certo periodo sacrificati alla sopravvivenza di molti, ciò vale a maggior ragione per la convenienza economica.
Si dirà che non si tratta solo di riscaldare o refrigerare le nostre case, ma anche di rallentare il ritmo produttivo del paese. Se anche così dovesse essere, non ci sentiamo di comprare prodotti sporchi di sangue.
Difficilmente la vita nelle nostre case meno riscaldate o refrigerate e la privazione di qualche prodotto può essere solo lontanamente paragonata a quella di chi vive costantemente sotto i bombardamenti o il terrore delle esecuzioni sommarie.
È un sacrificio che ci offriamo di fare e che, alla fine, è nel nostro stesso interesse, che è quello di giungere prima possibile ad una pace giusta e duratura.
Certo, si dice, l’Europa non può seguire pedissequamente l’America, le sue attitudini guerrafondaie e i suoi interessi. Anche se qualcuno dovrebbe pure ricordare i cimiteri di soldati americani sparsi lungo le coste della Normandia.
Ma se c’è qualcosa che l’Europa deve rivendicare come la propria eredità più nobile è precisamente la forza di reazione contro la barbarie – da qualunque parte venga.
Dopo che nazismo e stalinismo hanno fatto decine di milioni di morti, non possiamo assistere ad un altro massacro senza reagire. È vero, in altri casi non si è fatto abbastanza.
Anzi, non si è fatto nulla. Ma questa non è una buona ragione per comportarci così anche questa volta. L’Europa, a differenza dell’America, ha una lunga Storia.
Si rende ben conto che rompere con la Russia sarebbe un errore storico, politico, culturale, di cui tutti pagheremmo le conseguenze.
Ma questo embargo nasce anche dall’intenzione di riscattare la Russia dalla voragine in cui il suo gruppo dirigente l’ha cacciata.
Non sappiamo se l’embargo si farà mai, in che misura e con quante mediazioni. In ogni caso ci sembra giusto, da parte nostra, chiederlo, chiedendo ad altri di firmare la nostra lettera.
© Riproduzione riservata