Quando la falsità o l’omissione dei politici vengono portati alla luce dai giornali, i politici invocano la privacy, denunciano il dossieraggio, attaccano le fonti
Il sogno di Lenin era che lo stato comunista fosse talmente giusto da poter essere retto da una cuoca (si noti il malcelato disprezzo per il proletariato da parte di uno dei suoi difensori). Anche molti liberali pensano che solo le istituzioni possano garantire imparzialità e giustizia. Solo il bilanciamento e la divisione dei poteri e la dialettica fra maggioranza e opposizione possono frenare gli istinti di prevaricazione dei politici.
Il legno dell’umanità è storto. Scordiamoci di avere un buon governante e accontentiamoci del buon governo, quello che deriva da istituzioni incardinate su principi di giustizia. La priorità della legge e della Costituzione garantiscono il buon governo, non la condotta o le intenzioni di chi governa.
Se le cose stessero così, il passato di un governante, le sue idee, le sue frequentazioni non avrebbero nessuna rilevanza politica. Ma le cose non stanno così. Le migliori istituzioni possibili e la migliore Costituzione non garantiscono che non ci siano casi specifici in cui serve saggezza politica. Partiti diversi producono politiche differenti.
La coerenza
Il giudizio politico degli elettori, allora, non può che basarsi anche sulla coerenza personale, l’integrità morale, le motivazioni ideali dei politici. L’attuale presidente del Consiglio ha ritenuto di pubblicare in un libro dettagli della propria vita privata, ma anche espressioni dei suoi ideali e visioni.
E lo hanno fatto molti altri politici. Il problema è quando quel che i politici dicono di sé si rivela in parte o del tutto falso, o quando i fatti vengono nascosti. Quando la falsità o l’omissione vengono portati alla luce dai giornali, i politici invocano la privacy, denunciano il dossieraggio, attaccano le fonti. Lo storytelling è lecita arma politica, lo smascheramento delle falsità o la diffusione di notizie vere o scomode diventa dossieraggio. Sta accadendo in questi giorni, in conseguenza dell’inchiesta di Perugia.
Il fatto che le notizie divulgate fossero vere e riguardassero i detentori del potere politico ai più alti livelli sembra non contare. Eppure, fatti veri riguardanti il passato e il presente di chi ha il potere non possono non essere rilevanti per il nostro giudizio politico. E chi questi fatti li porta alla luce e li divulga, cioè la stampa libera, agevola tale giudizio politico.
È per questo che l’opinione pubblica e la stampa libera sono, anch’esse, istituzioni di una democrazia funzionante, come ha dovuto ricordare il presidente Sergio Mattarella.
Il potere
Tutta la verità sui politici ha rilievo. Nessun fatto si può escludere quando i protagonisti abbiano l’enorme potere che deriva dall’investitura popolare. Si dirà: anche i politici sono esseri umani. Anche per loro valgono riserbo, vergogna, la necessità di proteggere la parte della loro vita privata dove sono più deboli e inermi. Forse sì.
Ma se il politico mette in piazza e usa come merce politica la sua storia, i suoi ideali, la sua coerenza, il suo modello di vita, allora deve andare sino in fondo. Delle due l’una: o il politico accetta di essere mera funzione, maschera, emblema astratto che rappresenta uno schieramento ideale, una visione della vita, oppure, se vuole essere simpatico, speciale, iconico, deve accettare che sul suo conto si dica tutta la verità, anche quella scomoda.
Non si possono prendere voti sulla base di simpatie, identificazioni, belle immagini e poi minacciare querele, esposti, fuoco e fiamme quando la stampa restituisce la storia tutta intera, e porta a galla debolezze, incoerenze, conflitti di interesse.
O, almeno, non dovrebbero permetterlo i cittadini-elettori, proprio per evitare di sapere solo una parte della storia e votare sepolcri imbiancati. La stampa libera e la sua caccia alle verità scomode sono essenziali in ogni democrazia. Almeno per chi non sogna più cuoche al potere. La legislazione dovrebbe tenerne conto e prevedere norme diverse quando sia in ballo la vita dei politici.
La protezione assicurata ai normali cittadini non si può estendere a chi questi normali cittadini rappresenta esercitando un grande potere. La libertà di stampa è troppo preziosa per limitarla proteggendo chi non ha bisogno di essere protetto. Anzi, quelli da proteggere sono i giornalisti e le loro fonti, non i politici e i loro segreti.
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