- La destra ha già vinto. Cosa succederà dopo? Per la prima volta da un decennio il governo potrebbe mettere mano alle riforme con una larghissima maggioranza.
- La questione è: che cosa ne vuole fare la destra di questa schiacciante vittoria? Per ora apre il cassetto e tira i fuori i sogni di sempre.
- Dagli ultimi sondaggi, la destra conta circa il 44 per cento dei voti, mentre Pd, Sinistra italiana e Verdi, 5 stelle e Azione con Italia viva, tutti insieme sarebbero arrivati al 46 per cento. Complimenti per non essersi alleati.
La destra ha già vinto. Cosa succederà dopo? Per la prima volta da un decennio il governo potrebbe mettere mano alle riforme con una larghissima maggioranza. Dovranno affrontare una crisi spaventosa legata all’aumento dei prezzi, soprattutto del gas. Centinaia di imprese rischiano di fallire e gli italiani di impoverirsi, soprattutto i giovani.
La questione è: che cosa ne vuole fare la destra di questa schiacciante vittoria?
Il cassetto dei sogni
Per ora apre il cassetto e tira i fuori i sogni di sempre. La Lega insiste sulla flat tax. Se ne parla dal 1994, quando Silvio Berlusconi propose un’aliquota fissa al 33 per cento. Oggi la proposta leghista è del 15 per cento: meno della metà. Una riforma fiscale che farebbe un buco di decine di miliardi per arricchire ancora di più i già ricchi. Per finanziarla, servirebbero altre tasse o tagli ai servizi, a cominciare dalla sanità, magari.
Ma di flat tax non ne parla l’altra parte della Lega, quella delle persone serie, come Luca Zaia, Massimiliano Fedriga o il ministro Giancarlo Giorgetti. Guarda caso sono gli stessi che non seguono Matteo Salvini nel suo sperticato amore per Vladimir Putin.
Tutti e tre i partiti vogliono abolire il reddito di cittadinanza, ma non hanno la più pallida idea di come fare e infatti non lo faranno. I soldi sono pochi e i tempi molto bui. Avranno le mani legate per ipotizzare nuove spese. Inoltre, senza Mario Draghi al governo, l’Europa non gradirà richieste di ulteriori sovvenzioni.
Sull’immigrazione, ovviamente, a parole vince la linea dura, ma anche qui non c’è nessun programma a parte la follia del blocco navale.
La mancata alleanza
L’unico tema su cui sembrano in pieno accordo è il presidenzialismo. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono certi: si farà. Purtroppo non sono in grado di spiegare i dettagli, a parte un generico “alla francese”.
Roberto Calderoli, che di riforme disastrose è esperto, sostiene che anche se il centrodestra dovesse avere i due terzi dei seggi, si rivolgerebbe al paese per un referendum costituzionale. Credergli sarebbe da ingenui.
Grazie alla sciagurata legge elettorale che il centrosinistra non ha cambiato, la destra occuperà i due terzi dei seggi nel parlamento con meno del 50 per cento dei consensi. In condizioni “normali” ci troveremmo con le camere spaccate in due parti. Anzi, dagli ultimi sondaggi, la destra conta circa il 44 per cento dei voti, mentre Pd, Sinistra italiana e Verdi, Cinque stelle e Azione con Italia viva, tutti insieme sarebbero arrivati al 46 per cento. Complimenti per non essersi alleati.
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