- La scrittrice, con toccante modestia, nella sua lettera pubblica premette che disturba Mario Draghi perché il Paese ha bisogno di una riflessione seria.
- Si capisce subito che la riflessione è seria, perché parte da un dato empirico: lei da anni trascorre settimane in un paesino sulle Alpi perché «ha bisogno della quiete data dalla neve per raggiungere la parte più profonda della creatività».
- Partita con gli scarponcini rotti pensando di ricomprarli lì, nel suo negozietto di fiducia, le era scaduto il green pass e non è potuta entrare. Tragedia.
Ho letto l’accorata lettera che Susanna Tamaro, sul Corriere della sera, ha scritto al premier Draghi e ammetto di avere riletto la firma più volte pensando di aver capito male, che quella Susanna magari fosse Susanna Ceccardi o che quel “Tamaro” fosse Tammaro, il Tony Tammaro dell’indimenticato album Da granto farò il cantanto.
Invece no, niente svista, era lei, la scrittrice, la quale con toccante modestia, premette che disturba Mario Draghi perché il Paese ha bisogno di una riflessione seria. E si capisce subito che la riflessione è seria, perché parte da un dato empirico: lei da anni trascorre settimane in un paesino sulle Alpi perché «ha bisogno della quiete data dalla neve per raggiungere la parte più profonda della creatività». E ora si consuma la tragedia.
Partita con gli scarponcini rotti pensando di ricomprarli lì, nel suo negozietto di fiducia, le era scaduto il green pass e non è potuta entrare. E quindi niente, tutti lì a immaginarci questa scena straziante in cui Susanna Tamaro si trascina nella neve con i piedi infestati dai geloni, i pollicioni intorpiditi dall’ipotermia e le sopracciglia congelate come quelle di Jack nel labirinto di Shining.
Tra parentesi, visto che era il negozio in cui si serve da anni «per fedeltà agli esercenti», viene da chiedersi che razza di infame sia questo negoziante che non le ha venduto neppure uno stivaletto anti-pioggia passandoglielo dalla finestra. Comunque. Eravamo rimasti alle riflessioni finalmente serie e al labirinto di Shining, non ci perdiamo.
La scrittrice aggiunge quindi che il suo «soggiorno creativo si è trasformato in un esilio civile: niente caffè al bar, non ho potuto neppure comprare dei francobolli alla posta». E qui un’altra immagine straziante: Susanna Tamaro al freddo, con le dita dei piedi che sono ormai stalattiti di ghiaccio, non può inviare una lettera a una stazione di sosta per diligenze perché un cocchio si arrampichi sulle montagne per riportarla a casa.
Lei, povera, non aveva capito che dopo due vaccini bisognava fare il booster entro sei mesi. E comunque aveva gli scarponcini rotti e l’hub mica uno ce l’ha sotto casa, non dimentichiamolo. La lettera a Draghi, complice la confusione da ipotermia, a questo punto diventa una raffica di tormentoni da commentatore medio di Diego Fusaro: «Se equipariamo i vaccinati con due dosi ai no vax affermiamo la totale inefficienza del vaccino», «i nostri politici ci invitavano ad abbracciare i cinesi», «le cassandre del piccolo schermo» e così via. Serve concentrarsi molto sui suoi piedi ormai crepati dal freddo, per concederle clemenza. Solo che la lettera va avanti.
Tamaro racconta che nei boschi popolati da marmotte e camosci ha visto diabetici e cardiopatici inseguiti da forze dell’ordine. Ora, a parte che manca l’elefante e sembra la scena di un film di Paolo Sorrentino, vorrei capire come facesse a conoscere le cartelle cliniche degli escursionisti e il perché di questi inseguimenti.
Forse s’è trovata in mezzo al campionato di soft air con quei tizi che si sparano pallettoni nel sedere e non ha capito. E aggiunge poi che sempre le forze dell’ordine ormai fanno irruzione nei parrucchieri di paese per chiedere il green pass alle anziane che fanno la permanente.i Tra parentesi, io a chi si fa ancora la permanente nel 2022 chiederei anche l’autografo perché l’ultima permanente avvistata è quella di Madonna in Cercasi Susan disperatamente.
Seguono poi altre perle, da «gli scienziati e gli esperti hanno insultato chi esita a vaccinarsi», «vaccinati e non vaccinati si contagiano tutti», «ho gli anticorpi molto alti perché devo vaccinarmi?» e, perla delle perle, «comunicare ogni giorno per due anni il numero dei morti al tg costituisce un danno gravissimo per l’equilibrio delle persone, (…) questa condizione rende debolissimo il loro sistema immunitario». In pratica Enrico Mentana è più letale del virus. Qui ammetto che il pensiero dei suoi piedi lividi, gonfi come un panettone, ormai prossimi a staccarsi dalle caviglie, mi è venuto in aiuto. Ho tollerato.
Ho tollerato anche il passaggio finale in cui Tamaro invita Draghi a ricordare quando giocava a nascondino (quando noi giocavamo a nascondino Draghi redigeva analisi di bilancio per l’asilo, che ne sa lei) e a dare il “tana liberi tutti”. Perché «tanto prima poi moriremo tutti», dice (mo’ me lo segno).
Ho resistito. Finchè non ho letto «Con il super green pass una persona si sente super sicura e abbandona le cautele». Susanna Tamaro che utilizza il “super” a mo’ di rafforzativo come Chiara Ferragni. Ecco, lì non ho più avuto pietà, neppure per i suoi piedi. Va’ dove ti porta il qr, Susanna, ma ricordati le scarpe, la prossima volta.
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