A scuola mia figlia ha imparato quali sono le sette caratteristiche che rendono vivi gli esseri viventi. Che rendono gli esseri viventi tali, insomma. Me le dice: movimento, respirazione, sensibilità, crescita, riproduzione, escrezione ed elementi nutritivi. La lista mi affascina perché restituisce in maniera molto chiara il significato biologico di chi siamo. Mi sembra un pensiero molto rilassante.

Da alcuni anni rifletto sull’idea che certe strutture artificiali somiglino sempre più a degli esseri viventi. Si tratta di una di quelle idee un po’ ansiogene che non nascono dal nulla, ma che derivano dal fatto di respirare un certo clima culturale. Penso al mercato, per esempio. Un concetto onnipresente nella nostra cultura. Perché questa onnipresenza, anzitutto?

Nel nostro dna

La storia umana è fatta in larga parte di mercato e di guerra, e la storia vista dal punto di vista del mercato è forse meno angosciante della storia vista dal punto di vista della guerra (anche se le due storie si intersecano). Il mercato, pur brutale, ci sembra abbia a che fare con la costruzione, di certo più della guerra, che è distruzione.

Dunque gode, ci piaccia o no, della nostra maggiore indulgenza: portiamo nel nostro dna la storia umana, e il mercato ci provoca una sensazione di minor violenza. Nei periodi di pace parliamo di commercio, e così via. Ma non è solo quello. Siamo abituati a vivere accanto al mercato, a respirare questi concetti: l’idea che esistano ragioni di mercato, che “lo ha detto il mercato”, che il mercato ha reagito così e c’è poco da fare, che alla fine vince il mercato… Concetti che danno l’idea di una struttura autonoma, anche animalesca, il cui giudizio esiste e basta, così come esiste il giudizio espresso da una persona.

Al momento, l’azienda europea con la più grande capitalizzazione in Borsa è una società farmaceutica danese, Novo Nordisk, che produce un farmaco rivoluzionario antiobesità. Secondo gli analisti, in breve questo farmaco cambierà in modo radicale molti settori, ben oltre quello farmaceutico. Dal settore alimentare, là dove certi cibi sono consumati in larga parte dalle persone obese, all’abbigliamento, alla chirurgia estetica, e così via. Interi mercati modificati dalla presenza di un solo prodotto. È come se l’azienda avesse un potere quasi dittatoriale, di vita e di morte, su altri settori.

Naturalmente è affascinante osservare questo potere. I movimenti repentini, gli effetti domino, la sensibilità economica. Il mercato ci appare come un’impalcatura gigantesca, un po’ inquietante perché non sappiamo se e quando collasserà, ma comunque adattabile, e intelligente. Se l’intelligenza è la capacità di adattarsi a situazioni diverse, il mercato dà la sensazione di saper navigare attraverso le situazioni.

Un argomento a favore della considerazione dei mercati come strutture viventi risiede infatti nella loro capacità di adattarsi ed evolvere. I mercati rispondono ai cambiamenti nell’offerta e nella domanda, alle condizioni economiche e alle preferenze dei consumatori. Adeguano i prezzi, allocano le risorse, creano o eliminano prodotti e servizi. Questa adattabilità richiama i processi evolutivi osservati negli organismi viventi.

Interconnessi

Un altro aspetto che suggerisce l’idea dei mercati come strutture viventi è la loro intricata rete di interconnessioni. Nei sistemi biologici, gli organismi spesso esistono dentro degli ecosistemi. Interagiscono. Nei mercati, acquirenti e venditori si muovono all’interno di una rete di relazioni. I cicli di feedback, guidati dal comportamento dei consumatori, dalle decisioni di investimento e dalle politiche economiche, somigliano alle interdipendenze riscontrate negli ecosistemi biologici.

Uno degli aspetti più affascinanti sia degli organismi viventi sia dei mercati è l’auto-organizzazione. In biologia, sistemi complessi come le colonie di formiche mostrano comportamenti di auto-organizzazione. Le azioni collettive derivano dalle interazioni individuali. Allo stesso modo, i mercati mostrano tendenze di auto-organizzazione perché i prezzi, l’offerta e la domanda si adattano autonomamente attraverso le azioni di innumerevoli partecipanti. Questa auto-organizzazione porta all’equilibrio di mercato, e sembra mimare l’ordine spontaneo osservato nei sistemi viventi.

Ma resta importante riconoscere le differenze significative fra mercati e vita. I mercati non possiedono coscienza, intento ed emozioni. I mercati non si riproducono, non respirano e dipendono dall’azione umana per la loro operatività e regolamentazione. I mercati non sono biologia. Ricordiamoci, ogni tanto, di celebrare il nostro orgoglio di esseri viventi.

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