Il Natale significa l’anno zero: dal Natale si è ricominciato a contare gli anni. Una decisione davvero singolare: c’era stata una grande storia prima di quel momento ma qualcosa era definitivamente cambiato. L’antica storia del Natale rappresenta una svolta che ancora oggi ha un senso per tutti, credenti e non credenti.

Nel nostro mondo secolarizzato il messaggio del Natale – in modo nascosto o evidente – è soprattutto uno: ricominciare. Quella nascita rappresenta un nuovo inizio, una nuova creazione, tanto da segnare indelebilmente il tempo degli uomini. Tutti abbiamo bisogno di sperare in un nuovo inizio, un ricominciare fresco, trasformato, migliore, inedito. Ciò vale per le nostre vite personali come per la vita collettiva, per gli stati e per il mondo.

Non è forse vero che vorremmo vedere un nuovo inizio in Terra santa, dove sembra essere scomparsa ogni speranza di convivenza proprio nei luoghi in cui si compì quella nascita?

Rinascere

Per uomini e popoli abituati a vivere concentrati su di sé (e sempre insoddisfatti) ricominciare è una possibilità per cambiare: smettere di fuggire o nascondersi per sperare nel rinnovamento.

Anche senza saperlo nel Natale si nasconde il desiderio di qualcosa di bello e di nuovo. Per chi crede si tratta della buona novella della nascita di Gesù: una nascita straordinaria che avviene in maniera capovolta rispetto alle grandi narrazioni della storia. Per cambiare tutto, per rivoluzionare la vita degli uomini e del mondo, un bambino nasce in un ambiente povero e semplice.

Cosa significa per l’uomo e la donna contemporanei? Indica che, pur nell’indifferenza generale, una piccola cosa, debole, fragile ed esposta al pericolo, può diventare una grande rivoluzione e alla fine coinvolgere tutti. Un Dio capovolto nella debolezza fa senso per tutti: ricorda che i grandi cambiamenti della storia avvengono a partire da un inizio apparentemente modesto. Chi se ne accorge? Eppure è una rivoluzione.

Il Natale di Erode

Ottocento anni fa Francesco d’Assisi volle il presepe vivente a Greccio per mostrare a tutti cos’è davvero il Natale, tanto da poterlo toccare con mano. A Francesco piaceva il Dio capovolto che non si presenta nella forza ma si lascia avvicinare, toccare. Un modo per dire che ognuno ha la possibilità di ricominciare, di cambiare e di capovolgere la propria vita.

Ma il Natale è anche Erode: colui che si spaventa della rivoluzione silenziosa e cerca di ucciderla appena nata. Sono tanti gli erode di questo tempo, come di ogni tempo: li vediamo all’opera nelle guerre, nei massacri, degli omicidi e nei femminicidi. La paura del nuovo si trasforma in odio, terrorismo, strage degli innocenti.

Erode rappresenta l’opposizione al cambiamento, l’abitudine alle cose come sono, ingiuste, separate, ostili. Erode è quel realismo triste che afferma che la gioia per tutti è impossibile, un ingenuo progetto buonista. L’annuncio del Natale avviene proprio nella notte del fatalismo, nella nebbia dove si vaga soli e sempre uguali, convinti che nulla possa mai rinnovarsi.

Un Natale per tutti

Tuttavia in tanti vorrebbero uscire da quella notte e nascere di nuovo. In molti sboccia il desiderio di ricominciare daccapo, scampando al vuoto dell’amarezza. Il Natale rappresenta proprio questo messaggio: nella notte della violenza e dell’ostilità avviene una nascita e da quel momento tutto può cambiare.

È un segno dei tempi che vale per tutti: chiunque lo ascolta può nascere di nuovo, capovolgendo i valori della propria vita. Si tratta di un appello e di una sorpresa per persone e popoli. Lo capiamo meglio se guardiamo al mondo che va a fuoco ma in cui allo stesso tempo non tramonta il sogno di un nuovo inizio: in tanti attendono che si compia. Lo comprendiamo meglio se guardiamo alle grandi sfide dell’umanità che necessitano di una correzione di prospettiva, cioè del capovolgimento del Natale.

È questo il segno: unità malgrado tutto, in un mondo che si frantuma; amicizia che resiste in una società sempre più segnata dall’ostilità; visione di pace che non tramonta anche in un tempo di ubriacatura bellicista.

ANSA

I rifugiati che approdano in Europa: per loro il nuovo inizio è evidente. Ciò vale anche per un anziano che incontra un volto amico ed esce dalla solitudine di una Rsa; o per un bambino rom che impara a leggere e scrivere a scuola; per un giovane che si scopre utile agli altri; per un disabile che esprime le proprie abilità artistiche; per un quartiere o un paese che grazie all’ospitalità scopre di possedere energie insospettate; per chi si libera da una dipendenza e rinasce; per una fabbrica che viene rilevata dai lavoratori e non fallisce; per una conferenza internazionale in cui alla fine si trova un accordo comune; per un villaggio o una scuola che riprendono vita grazie agli immigrati; per un paese in guerra dove si ricomincia a dialogare immaginando la pace.

Un Natale per tutti. Nascere di nuovo, rinascere, cambiare e aiutare a nascere: ecco il capovolgimento che ci spiega il senso del Natale. 

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