Nulla lascia presagire l’apertura della sede vacante nella chiesa di Roma, ma il libro intervista di Franca Giansoldati con il cardinale Gerhard Müller (In buona fede, Solferino) sarà tenuto presente dai suoi colleghi che dovranno eleggere il successore di Francesco. Concordi o discordi con le vedute dell’antico vescovo di Ratisbona che dal 2012 al 2017 è stato prefetto dell’antico Sant’Uffizio. Il quarto della serie ininterrotta di guardiani della dottrina cattolica non più italiani da oltre mezzo secolo, mentre voci danno in arrivo, al posto del gesuita spagnolo Luis Ladaria, il brillante dehoniano Heiner Wilmer, di tendenze progressiste e che sarebbe il terzo tedesco dopo Ratzinger e Müller.
Le duecento pagine di domande e risposte, ben condotte e scorrevoli, hanno il pregio di essere inusualmente franche, a tratti ruvide ed esplicite nelle critiche a papa Francesco e ai suoi consiglieri. Ma il libro non va ridotto all’opposizione nei confronti del pontefice, come è sembrato dalle anticipazioni giornalistiche, perché vuole offrire uno sguardo sulla «religione nel XXI secolo», come recita il sottotitolo.
Anche se la visione di Müller risente di un’impostazione esclusivamente teologica e poco sensibile alla storia: per esempio, sulla presenza delle donne nella chiesa, che vede addirittura in ruoli importanti come quello di segretario di stato, ma alle quali nega la possibilità del cardinalato, nei secoli passati invece non legato all’ordinazione sacerdotale.
«Difendevo le regole»
«Müller è un custode e la sua visione sembra una bussola» riassume Giansoldati nella prefazione che introduce i diversi capitoli. Questi raccontano innanzitutto il settantacinquenne prelato renano che ha curato l’edizione degli scritti di Ratzinger anteriori al pontificato (sedici volumi di Gesammelte Schriften, in corso dal 2008 e ormai quasi ultimate).
Il libro affronta temi incandescenti: gli abusi, innanzitutto; «lo strappo» con le restrizioni liturgiche nei confronti dei tradizionalisti; la situazione del cattolicesimo in Germania, avviato verso l’«apostasia»; la rinuncia papale; il futuro che incombe; la questione femminile; la chiesa in America; la Cina.
Allievo del teologo Karl Lehmann (il discepolo di Karl Rahner che fu per oltre un ventennio il potente presidente della Conferenza episcopale tedesca), a fatica Müller può essere costretto nei panni di un conservatore. La teologia dei sacramenti in Dietrich Bonhoeffer, il pastore luterano impiccato dai nazisti, è stato il tema della sua tesi di dottorato, seguita da pubblicazioni come una Dogmatica cattolica (Edizioni San Paolo) e Dalla parte dei poveri (Edizioni Messaggero Padova - Emi), scritto con l’amico Gustavo Gutiérrez, il domenicano peruviano fondatore della teologia della liberazione. E tra i contemporanei che il cardinale suggerisce per capire il cristianesimo indica, oltre Ratzinger, autori innovativi come Yves Congar, Hans Urs von Balthasar e Rahner.
Benedetto XVI nel 2012 lo chiama come successore dello statunitense William Levada alla Congregazione per la dottrina della fede, ma allo scadere del primo quinquennio Müller non viene confermato da Bergoglio. «Un fulmine a ciel sereno» sintetizza nel libro, e aggiunge: «Mi vedevano come il rigido professore tedesco che voleva dare lezioni persino al papa, ma era tutto falso, una montatura. Io difendevo solo le regole. Più semplicemente suppongo che il papa abbia coltivato nel tempo una forma di diffidenza, di avversione verso i teologi, gli accademici universitari tedeschi».
Critiche al papa
Sono senza mezzi termini e taglienti le critiche del cardinale tedesco nei confronti del governo di Francesco, o piuttosto di quel «cerchio magico» che gli sta intorno: per l’eccessivo accentramento; per un esercizio senza regole dei «processi civili in Vaticano», come nel caso del cardinale Angelo Becciu, condannato senza prove; per l’insufficiente e contraddittoria repressione degli abusi, a causa delle resistenze nella curia romana ma anche della protezione di amici come il vescovo argentino Gustavo Zanchetta; per le inutili divisioni provocate dalle restrizioni liturgiche. Possibilista sul celibato ecclesiastico, Müller si dichiara contrarissimo alla rinuncia del papa e a una sua eventuale regolamentazione.
Sul versante politico e sociale il cardinale, entusiasta della Laudato si’, è invece apertamente critico nei confronti tanto del regime cinese quanto dell’aggressività russa (e della diplomazia vaticana). Ma parole di fuoco Müller riserva sia allo strapotere della minoranza capitalista, «che sta sfruttando la maggioranza» della popolazione mondiale, sia alle prospettive minacciose del trans-umanesimo, in realtà un anti-umanesimo che nega Dio.
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