- La non autosufficienza degli anziani è l’unica grande questione sociale che la politica sinora non ha proprio considerato. Chi lo farà ne avrà un ritorno positivo, data la sua diffusione nella società.
- Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo non ha considerato la questione, che invece non è mai stata così urgente.
- La proposta elaborata dal Network Non Autosufficienza vuole sfruttare l’occasione offerta dal Pnrr per avviare il percorso della riforma nazionale, grazie a un primo pacchetto di azioni necessarie.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) nasce per rispondere alla pandemia, ma ne dimentica le principali vittime. Infatti, i dati su età e profili di fragilità delle persone decedute con il Covid-19 individuano gli anziani non autosufficienti come i più colpiti, ma nell’attuale versione del Pnrr manca un progetto – coerente e organico – loro dedicato.
Tale contraddizione è ancor più preoccupante se si ricorda che le grandi difficoltà incontrate dal sistema pubblico di assistenza nell’ultimo anno non rappresentano un evento anomalo, bensì una manifestazione estrema delle criticità di fondo che – da tempo – lo affliggono.
Il debole riconoscimento di questo settore da parte del mondo politico-istituzionale, d’altra parte, non costituisce una novità. Basti ricordare che la sua riforma è attesa dalla fine degli anni Novanta, quando si cominciò a discuterne in sede tecnica e politica, sinora senza esito. Intanto, negli ultimi tre decenni, riforme nazionali di ampia portata sono state attuate in numerosi altri paesi del Centro-Sud Europa, dalla Francia alla Spagna, dall’Austria alla Germania.
La proposta elaborata dal Network Non Autosufficienza – rete di esperti del settore – si basa su un’idea semplice. Si vuole sfruttare l’occasione offerta dal Pnrr per avviare il percorso della riforma nazionale, grazie a un primo pacchetto di azioni necessarie.
L’inedita costellazione di soggetti sociali che sostiene la proposta testimonia la diffusa preoccupazione per la gravità della situazione, acuita dal trend di costante invecchiamento della popolazione. Si tratta di: Associazione Italiana Malattia di Alzheimer - AIMA, Alzheimer Uniti Italia Onlus, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Confederazione Parkinson Italia, Federazione Alzheimer Italia, Forum Disuguaglianze Diversità, Forum Terzo Settore e La Bottega del Possibile.
La proposta
Il Pnrr dovrebbe affrontare alcuni cruciali problemi di fondo del settore, come la frammentazione degli interventi pubblici, che si vuole superare unendo i passaggi da svolgere per accedere alle misure e ricomponendo così l’attuale caotica molteplicità di enti, sedi e percorsi differenti.
L’attenzione maggiore è dedicata a un’ampia revisione dei servizi domiciliari, affinché siano più in grado d sostenere le molteplici problematicità legate alla non autosufficienza e di diventare un effettivo punto di riferimento per le famiglie.
Si prevede anche un investimento straordinario per migliorare quelle strutture residenziali che necessitano di essere ammodernate e riqualificate, bisogno confermato dalle vicende della pandemia.
Ecco, quindi, i principali obiettivi della proposta: rendere più semplice l’interazione con il welfare pubblico, avere finalmente un sistema di assistenza domiciliare all’altezza delle esigenze di anziani e famiglie, e riqualificare la residenzialità.
Non si tratta di idee originali, il valore aggiunto della proposta consiste nel suo grado di dettaglio tecnico, così da offrire al decisore auspicabilmente interessato strumenti utili.
Sulla necessità del nucleo di azioni suggerite esiste – da tempo – una larga concordanza nell’universo della non autosufficienza, nella ricerca così come nella pratica e nella politica. Il punto non è sapere cosa bisognerebbe fare, ma riuscirci.
Visto in questa prospettiva, il Pnrr rappresenta lo strumento ideale per cambiamenti la cui attuazione - come sempre nei servizi di welfare locale - risulterebbe lunga e complessa. Da una parte, assicura una prospettiva pluriennale, nei cinque anni previsti. Dall’altra, la particolare attenzione richiesta al monitoraggio può aiutare ad accompagnare al meglio la realizzazione territoriale.
La proposta prevede circa 7,5 miliardi per la non autosufficienza per il periodo 2022-2026, 5 dei quali dedicati ai servizi domiciliari. È la cifra giusta per un avviare una riforma ambiziosa, ma – se non fosse disponibile - si può anche partire con meno.
Il vero pericolo, infatti, non è che i fondi siano inferiori a quelli sperati, ma che il Piano per l’Italia di domani resti privo di un progetto riformatore per un settore tanto fragile.
© Riproduzione riservata