- Per Putin il “come” gestire il “caso Navalnyj” nelle prossime settimane costituisce un ulteriore problema in un anno particolarmente complicato dalla pandemia, dalla situazione economica e da importanti appuntamenti elettorali.
- Da un lato, Putin può denunciare Navalnyj come agente segreto per sottolineare l’ingerenza dei paesi occidentali, una tematica “patriottica” che ha sempre trovato un positivo riscontro nell’elettorato russo.
- Dall’altro lato, Putin deve evitare che le azioni di protesta possano minare la stabilità politica, necessaria per raggiungere importanti obiettivi sociali ed economici.
«Oggi è il mio giorno migliore. Non ho paura perché sono dalla parte della ragione». Con questo post su Instagram e Twitter, Aleksej Navalnyj torna a Mosca, con una linea low cost Pobeda, che in russo significa “vittoria”, dopo cinque mesi dal tentativo di avvelenamento con l’agente nervino Novychok.
Ad aspettarlo, su sua richiesta, all’aeroporto Vnukovo di Mosca si stimano tra le 500 e le 1000 persone, (altre fonti parlano di 2000) molte meno di quelle che i suoi sostenitori si aspettavano, ma un numero sufficiente per mobilitare le squadre speciali degli Omon, impiegate come polizia antisommossa, che hanno fermato circa 60 persone tra cui i collaboratori più stretti come Liubov’ Sobol e il fratello Oleg Navalnyj.
Il volo dirottato
Nel frattempo, il volo da Berlino viene dirottato “per motivi tecnici” all’aeroporto internazionale di Sheremetevo dove Navalnyj, dopo il controllo del passaporto, è “invitato” a seguire gli agenti per accertamenti. Da quel momento si diffonde in tutto il mondo la notizia del suo arresto e, in tarda serata, sostenitori, politici e giornalisti si chiedono “dov’è Navalnyj?”. Attualmente “il paziente berlinese”, così chiamato da Putin in una conferenza, si trova presso un dipartimento del circondario di Chimki.
In base all’articolo 22 della Costituzione, un cittadino russo non può essere tenuto in “fermo amministrativo” per non più di 48 ore senza una decisione giudiziaria. Il tribunale nel pomeriggio ha, infatti, deciso di arrestarlo sino al 15 febbraio. Navalnyj ha immediatamente reagito con un video-messaggio rivolto ai russi: “non abbiate paura, andate nelle strade perché è una questione politica. Lo dovete fare non per me, ma per voi e il vostro futuro”
Ma per quale motivo le autorità russe hanno arrestato Navalnyj? Nel 2014 i fratelli Navalnyj sono stati accusati di aver intascato tra il 2008 e il 2013 fondi aziendali di Yves Rocher Vostok per un importo di oltre 26,7 milioni di rubli e più di 4,4 milioni dalla LLC Multifunctional Processing Company. Una sentenza che è stata definita “illegale e politicamente motivata” dalla Corte europea dei diritti umani.
L'accusa aveva chiesto la condanna di Navalny a tre anni e mezzo, trasformata in nove anni di libertà vigilata che è stata violata in questi mesi in cui Navalnyj si trovava in Germania per sottoporsi alle cure mediche. Le autorità russe ritengono che già dallo scorso 12 ottobre Navalnyj era nelle condizioni fisiche per tornare in Russia.
Poco importa, quindi, se il presidente Putin aveva concesso l’espatrio lo scorso agosto, facendo un’eccezione alla situazione giuridica, perché Navalnyj si sarebbe rifiutato di presentarsi lo scorso 28 dicembre con la conseguenza di essere inserito nella lista dei ricercati in Russia.
Inoltre, a fine dicembre Navalnyj ha ricevuto un’altra notifica con l’accusa di frode aggravata per avere rubato quasi cinque milioni di contributi dei russi dalla sua fondazione dell’anticorruzione. Il prossimo 29 gennaio è già stata fissata la prima udienza per decidere di commutare la libertà vigilata in detenzione reale e procedere con il secondo capo d’accusa.
Il ritorno di Navalnyj a Mosca è, quindi, interpretato dai suoi detrattori, come una trama congegnata con l’Occidente per indebolire sempre di più la presidenza putiniana, e dai suoi sostenitori come un atto di coraggio e di sfida al potere dinanzi a tutto il mondo.
Rimanere in Germania lo avrebbe destinato all’oblio e all’irrilevanza politica. Non vi è dubbio, invece, che le immagini da Mosca hanno suscitato indignazione con immediate reazioni da parte di diverse autorità politiche che richiedono la sua immediata scarcerazione.
Il dilemma di Putin
A questo punto è evidente che per Putin il “come” gestire il “caso Navalnyj” nelle prossime settimane costituisce un ulteriore problema in un anno particolarmente complicato dalla pandemia, dalla situazione economica e da importanti appuntamenti elettorali.
Da un lato, Putin può denunciare Navalnyj come agente segreto per sottolineare l’ingerenza dei paesi occidentali nelle questioni russe, una tematica “patriottica” che ha sempre trovato un positivo riscontro nell’elettorato russo.
Dall’altro lato, Putin deve evitare che le azioni di protesta possano minare la stabilità politica, necessaria per raggiungere importanti obiettivi sociali ed economici. Nel fare questo Putin può contare sui vincoli legislativi che non consentono a Navalnyj e ad alcuni suoi sostenitori di candidarsi alle elezioni e sui mass media tradizionali dove Navalnyj non ha spazio. La portavoce del Ministro degli Esteri ha ricordato, infatti, che il diritto internazionale non può interferire sul diritto interno e, quindi, Navalnyj sarà perseguito. Si tratta di capire per quanto tempo e con quali modalità.
L’obiettivo a breve termine su cui Navanyj probabilmente mira sono le elezioni parlamentari dove sua moglie Yulia potrebbe candidarsi, sfidando il partito del potere “Russia unita” e, sperando in un risveglio della società, come nel caso bielorusso, per democratizzare il paese. Come Lenin tornando in Russia dalla Germania ha avviato la rivoluzione, così Navalnyj potrebbe riunire le diverse opposizioni e fissare la data della prossima rivoluzione, “l’ora X” per il Maidan russo: il 19 settembre 2021.
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