- La cancel culture ha mostrato tutti i suoi limiti di cultura e di carenza di elaborazione.
- Il trumpismo ha lasciato un’eredità pesantissima, ma soprattutto sta dimostrando di rappresentare qualcosa di molto profondo nella società americana e le istituzioni scricchiolano.
- Non pochi stati degli Stati Uniti non soddisferebbero, e non solo perché vi si pratica la pena di morte, i requisiti base di adesione all’Unione europea, ma per carenza di democrazia elettorale e, talvolta, per eccesso di corruzione politica.
Pensavo che fosse soprattutto espressione di provincialismo mista con il vanto dell’eccezionalismo (positivo) la mole di articoli e libri su Donald Trump pubblicati dagli studiosi Stati Uniti. Che la loro fosse una preoccupazione temporanea, agitata ad arte per potere affermare con grande fanfara: «la democrazia della più grande potenza che il mondo abbia mai conosciuto ha superato anche la sfida del trumpismo».
Alcune altre democrazie si ripiegano su se stesse, declinano, muoiono. La democrazia americana rimbalza e si rinnova. Seppur uomo bianco anziano il presidente Biden aprirà una nuova fase. Invece, no.
La cancel culture ha mostrato tutti i suoi limiti di cultura e di carenza di elaborazione, il trumpismo ha lasciato un’eredità pesantissima, ma soprattutto sta dimostrando di rappresentare qualcosa di molto profondo nella società americana e le istituzioni scricchiolano.
Mai pienamente una democrazia maggioritaria, che James Madison non volle, gli Stati Uniti sono diventati una democrazia minoritaria. Grazie ad alcuni meccanismi, a cominciare dal collegio elettorale per l’elezione del presidente, i repubblicani, da tempo partito di minoranza fra gli elettori, controllano, anche attraverso masse di denaro dei loro sostenitori, una enorme quantità di potere politico.
Per un complesso fortuito di circostanze e per la spregiudicata compattezza dei Senatori repubblicani, da presidente Trump ha cambiato per almeno un’intera generazione, più di trent’anni, la composizione della Corte Suprema, rendendola non solo la più conservatrice di sempre, ma anche palesemente reazionaria, vale a dire predisposta a fare tornare la società e la cultura indietro di almeno cinquant’anni.
Negli Stati che controllano, anche grazie al sostegno degli evangelici e di potentissime lobby, i repubblicani stanno aggredendo il diritto fondamentale e fondante di una democrazia: il voto.
Rendere molto più difficile, talvolta quasi impossibile la sua espressione: meno seggi meno ore meno iscritti nelle liste, e metterne sempre, anche preventivamente, in discussione l’esito.
Non pochi stati degli Stati Uniti non soddisferebbero, e non solo perché vi si pratica la pena di morte, i requisiti base di adesione all’Unione europea, per carenza di democrazia elettorale e, talvolta, per eccesso di corruzione politica.
L’abolizione della possibilità giuridicamente riconosciuta, garantita e tutelata di ricorrere all’interruzione di gravidanza, non meno grave perché anticipata da indiscrezioni, è il culmine dell’attacco ai settori sociali più deboli, le donne delle classi popolari, le latinas, le donne afroamericane alle quali mancheranno le reti di sostegno e le risorse e alle quali viene negato anche il diritto di voto.
La leggendaria “città che splende sulla collina” sta perdendo la capacità di illuminare e attrarre coloro che nel mondo amano la libertà.
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