- L’accusa di “inchinarsi alla mafia” che esponenti di FdI hanno rivolto al Pd non è solo un attacco a un partito, ma un’offesa a tutta la sinistra.
- L’attacco a freddo aveva un obiettivo ambizioso: sostituire nell’immaginario pubblico la destra alla sinistra nella lotta alla mafia.
- È così che si spiega meglio il viaggio-lampo di Giorgia Meloni a Palermo dopo la cattura di Messina Denaro.
L’accusa di “inchinarsi alla mafia” che esponenti di FdI hanno rivolto al Pd non è solo un attacco a un partito, ma un’offesa a tutta la sinistra, quella sinistra che ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, uno degli argini più solidi alle mafie.
Le parole pronunciate da due esponenti di FdI non sono “voci dal sen fuggite” come direbbe il grande Pietro Matastasio, ma sono parte di un lucido disegno per colpire la sinistra accusandola di ambiguità sul tema della lotta alla mafia e sul 41 bis o addirittura affermando che fa inchini ai mafiosi.
Le avvisaglie c’erano già tutte quando è stato catturato Messina Denaro. Un giornale di destra, Libero, ha titolato “BINGO. Un altro boss preso con la destra al governo. E la sinistra rosica".
L’attacco a freddo aveva un obiettivo più ambizioso: sostituire nell’immaginario pubblico la destra alla sinistra nella lotta alla mafia. È così che si spiega meglio il viaggio-lampo di Giorgia Meloni a Palermo dopo la cattura di Messina Denaro.
Per questa ragione i giornali di destra stanno continuando la loro campagna contro la sinistra con toni violenti e basse insinuazioni.
Che titoli hanno Donzelli o il sottosegretario Delmastro per parlare di sinistra e mafia? Per dare lezioni e lanciare accuse fantasiose?
Che ne sanno costoro della lunga vicenda della lotta della sinistra contro la mafia iniziata subito dopo la Liberazione con le lotte contadine in Sicilia, il massacro dei sindacalisti socialisti e comunisti, la strage di Portella della Ginestra e i tanti altri massacrati negli anni successivi? Lo dico a loro perché lo ascolti tutta la destra al governo.
L’antimafia di sinistra
La più importante legge antimafia che ha introdotto il 416bis e l’avvio dell’aggressione ai patrimoni mafiosi, porta la firma di Pio La Torre deputato del Pci ucciso dalla mafia e di Virginio Rognoni deputato della sinistra Dc che è morto qualche mese fa con la tessera del Pd in tasca.
La storia di questo paese ci mostra come tra mafia e sinistra c’è stata, e c’è ancora oggi, un’incompatibilità di fondo.
Diamo un’occhiata ai morti ammazzati per mano mafiosa e si vedrà come mentre i nomi delle vittime della sinistra sono tantissime, quelle delle destre sono pari a zero.
Donzelli e Delmastro che ne sanno di Peppe Valarioti e Giannino Losardo, due comunisti uccisi nel 1980 a Rosarno e a Cetraro dalla ‘ndrangheta?
E sanno qualcosa di Antonio Esposito Ferraioli e di Mimmo Beneventano uccisi nel 1978 a Pagani e nel 1980 ad Ottaviano dalla camorra?
E certo non hanno memoria della lotta contro la camorra di quegli anni quando ad Ottaviano sfilarono insieme Antonio Bassolino, segretario regionale del Pci campano, Luciano Lama segretario nazionale della Cgil e monsignor Antonio Riboldi vescovo di Acerra.
Mentre accadeva tutto ciò, ci fu la strage fascista alla stazione di Bologna nel 1980. E mi fermo qui senza bisogno di arrivare fino ai nostri giorni altrimenti ci vorrebbe un libro, non un articolo.
Come mai questa differenza abissale? Perché la mafia ha visto un nemico nella sinistra e non nella destra?
Basta chiedere ai magistrati antimafia, agli uomini della polizia e dei carabinieri, per comprendere chi è stato dalla loro parte nei momenti più delicati dell’aggressione mafiosa e della polemica rivolta contro di loro quando indagavano politici collusi.
È difficile anche solo immaginare di prendere lezioni da chi è stato dalla parte di Marcello Dell’Utri o di Totò Cuffaro o del senatore D’Alì, per fare solo qualche esempio. La destra su questo tema è in grande imbarazzo. Lo si è visto con il ritiro della candidatura dell’on.
Valentino, che pure non ha nessuna condanna penale. FdI, dopo aver pensato di proporlo come vicepresidente del Csm, ha ritenuto di non doverlo più sostenere.
E chissà se la destra insisterà ad indicare come presidente della Commissione antimafia una deputata che è stata sostenuta da Totò Cuffaro.
E come mai gli uomini di FdI non hanno avuto nulla da ridire quando Dell’Utri e Cuffaro hanno sostenuto pubblicamente il candidato della destra poi eletto sindaco di Palermo e di cui questo giornale s’è ampiamente occupato?
Non so se i due sanno chi è andato a trovare in carcere Cuffaro – quasi tutti gli uomini della destra siciliana che conta – e Dell’Utri, una ministra del governo Meloni. Anche loro si sono “inchinati”? Intendiamoci: hanno fatto bene ad andarci, ma con il metro di misura di FdI sarebbero tutti collusi.
Forse qualcuno a palazzo Chigi non è stato entusiasta (uso un eufemismo) della performance del giovane fiorentino, lui sì di destra contrariamente a Dante che manco sapeva cosa fossero destra e sinistra ai suoi tempi.
No! Lezioni dalla destra in tema di lotta alla mafia davvero no. Ne possiamo fare a meno.
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