- La tragedia scatenata in Ucraina dal delirio imperiale di Vladimir Putin è accompagnata dalla diffusione di verità alternative, teorie del complotto, interpretazioni suggestive intessute di informazioni false, incomplete e di salti logici.
- Dopo i No-vax, sono arrivati in televisione gli interlocutori eccentrici che fanno share con la propaganda di Putin o il pacifismo a oltranza. Dobbiamo preoccuparcene? Sicuramente no.
- La guerra sta mettendo in luce tre verità: le democrazie sono più solide delle autocrazie; l’insistenza della Ue sullo stato di diritto è cruciale; la Nato è la migliore garanzia della sicurezza globale.
L’immane tragedia scatenata in Ucraina dal delirio imperiale di Vladimir Putin è accompagnata, come molte crisi, anche drammatiche, dalla diffusione di verità alternative, teorie del complotto, interpretazioni suggestive intessute di informazioni false, incomplete e di salti logici.
La tesi secondo cui vi sarebbe una corresponsabilità della Nato nell’invasione russa e che la pace possa essere raggiunta prima e meglio per via diplomatica lasciando che gli Ucraini si difendano a mani nude da missili e carri armati (che cioè si facciano ammazzare con pochi danni per la controparte e/o si arrendano il prima possibile) ha la stessa solidità epistemica della cura Di Bella o della tesi secondo cui il Covid sarebbe stato generato e diffuso dalle multinazionali del farmaco.
Anche i meccanismi che alimentano queste teorie sono simili. Ma sulla guerra hanno una possibilità più ampia di farsi strada nell’opinione pubblica, perché mentre malattie come il Covid e il cancro prima o poi hanno lambito da vicino tutti, sullo svolgimento della guerra in Ucraina e sui possibili negoziati con Putin si possono evocare più facilmente interpretazioni immaginifiche.
Mettiamo da parte l’eventualità che la diffusione di queste tesi (l’invasione russa è stata istigata dalla Nato, se non si forniscono armi agli ucraini la guerra finirà prima e meglio) sia assecondata dalla macchina di disinformazione via web del Cremlino.
Non c’è bisogno di scomodare una contro-teoria del complotto. Quelle tesi rispondono alla necessità diffusa tra le persone di trovare spiegazioni semplici a fatti complessi e spaventosi, che siano congruenti con le rispettive inclinazioni morali, con i propri pregiudizi politici o con paure profonde.
Dibattiti artificiosi
Chi si propone come divulgatore di queste teorie può ottenere un vantaggio ulteriore, se è in cerca di visibilità. È del tutto evidente che i media, soprattutto i talk show televisivi, hanno bisogno di costruire dibattiti artificiosi con interlocutori eccentrici, che generano interesse (e riprovazione) nella maggioranza dei telespettatori ma attirano anche le minoranze credenti nelle verità alternative. È stato così con la cura Di Bella e con i No-Vax.
Ora è arrivato il turno degli interpreti controcorrente della guerra di Putin, come il machiavellico professor Alessandro Orsini (un sociologo che studia con metodi etnografici i movimenti estremisti, la cui formazione e le cui pubblicazioni riguardano temi di sociologia delle organizzazioni politiche e terroristiche ma che è tuttavia considerato e si considera esperto di studi strategici, politica di difesa e relazioni internazionali) o della leader delle sardine Jasmine Cristallo e di altri opinion maker addirittura più “pacifisti” di Papa Francesco (il quale prega per la pace ma riconosce anche il diritto all’autodifesa e l’imperativo morale di sostenere chi si difende da una aggressione ingiustificata).
Dobbiamo preoccuparcene? Sicuramente no. Innanzitutto, perché purtroppo la guerra ci mette di fronte a preoccupazioni assai più serie.
In secondo luogo, perché l’invasione russa insieme ai molti danni di cui soprattutto gli Ucraini continueranno a soffrire a lungo, ha anche stampato in maniera indelebile nella storia europea tre verità che si stavano appannando.
La prima: le democrazie liberali sono regimi imperfetti, per certi aspetti meno efficaci, ma di gran lunga preferibili alle autocrazie. Quasi mai i paesi democratici si fanno la guerra tra loro.
I loro complessi meccanismi decisionali rendono in ogni caso impossibile anche al leader più popolare ed estremista di mettere in pratica piani di guerra, a lungo segreti, come quelli di Putin.
Mentre nei regimi autoritari è vietato dire verità banali o usare parole ovvie come “la Russia è entrata in guerra invadendo l’Ucraina” perché in contrasto con la propaganda ufficiale, nelle democrazie liberali si possono esprimere e promuovere verità alternative e teorie fantasiose attraverso i principali media pubblici e privati, purché garantiscano share.
Ombrello Nato
La seconda: il progetto dell’Unione europea e il suo allargamento ad Est, che erano cominciati a sembrare un azzardo quando i governi di Polonia e Ungheria hanno maltrattato lo stato di diritto, si confermano come una scelta essenziale, lungimirante, per garantire la democrazia e la pace in tutto il continente.
La terza: con buona pace delle componenti politiche brodo di coltura per pregiudizi antiatlantici e/o simpatie filorusse, a fronte di regimi autoritari con ambizioni imperiali, la Nato rimane un ombrello essenziale a tutela della sicurezza dei paesi liberi.
A fronte della battaglia verbale tra dati di fatto inequivoci e verità alternative, la guerra truce sul campo in Ucraina ci riporta coi piedi per terra.
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