- Quattro anni fa l'elettorato di Cascina "la rossa", vicino Pisa, si era ribellato al sistema di potere del Pd regalando a Ceccardi una ruggente rimonta al ballottaggio sul sindaco uscente Alessio Antonelli.
- La sindaca si è poi trasferita all'Europarlamento, e nei mesi scorsi Matteo Salvini l’ha candidata a presidente della Toscana. Ha ottenuto il 40 per cento e ha perso.
- Ora la vittoria a Cascina di Michelangelo Betti del Pd dà un preciso segnale. Quattro anni di amministrazione Ceccardi hanno fatto passare da quelle parti la voglia di Lega.
Nella deriva chiacchierona della politica Matteo Salvini ha potuto sostenere che il 40 per cento ottenuto dalla sua Susanna Ceccardi alle regionali toscane fosse una mezza vittoria, anche se è stato eletto il candidato Pd Eugenio Giani con il 48 per cento. Ma il risultato del ballottaggio di Cascina, cittadina in provincia di Pisa che era provvisoriamente assurta a simbolo dell'avanzata leghista, assume un significato nitido: al di sotto della linea gotica la Lega non supera la prova di governo.
Quattro anni fa l'elettorato di Cascina "la rossa" si era ribellato al sistema di potere del Pd regalando a Ceccardi una ruggente rimonta al ballottaggio sul sindaco uscente Alessio Antonelli. Dopo soli tre anni la sindaca si è trasferita all'Europarlamento, lasciando come principale ricordo della sua azione amministrativa la battaglia contro la costruzione di una moschea a Pisa, ritenuta pericolosa per la sicurezza dei cascinesi.
La vittoria a Cascina di Michelangelo Betti del Pd dà un preciso segnale. Quattro anni di amministrazione Ceccardi hanno fatto passare da quelle parti la voglia di Lega. Infatti anche alle regionali di due settimane fa la candidata di Salvini era andata nella sua città peggio che nel resto della Toscana.
Una cosa simile l'hanno fatta l'anno scorso gli elettori livornesi, ancora più solida storia rossa a 30 chilometri da Cascina. Dopo cinque anni di amministrazione del pentastellato Filippo Nogarin, Livorno ha trionfalmente eletto il piddino Luca Salvetti, riannodando i fili di una tradizione di sindaci rossi che risaliva ininterrotta fino al 1944, per non parlare del peso simbolico di aver ospitato nel 1921 la nascita del Pci.
Stessa dinamica di Cascina. Nel 2014 il candidato di sinistra Marco Ruggeri ha preso al primo turno il 40 per cento e Nogarin il 19. Al ballottaggio è partito lo schiaffone al Pd, con Ruggeri che ha perso voti sul primo turno, mentre Nogarin li ha più che raddoppiati ed è stato eletto con 36 mila voti. Dopo cinque anni Salvetti è stato eletto con 42 mila voti, mentre del M5S si sono perse le tracce.
Finché vige la democrazia gli elettori non sbagliano per definizione. In quello spicchio di Toscana rossa, prima a Livorno e poi a Cascina, hanno bocciato il potere del centrosinistra e si sono ribellati, premiando, adesso lo possiamo dire, il primo che si è proposto a cavalcare la rivolta.
Hanno fatto la prova, seguita dalla precipitosa marcia indietro. Si sono vaccinati, avrebbe detto qualcuno. Ma soprattutto offrono un grande elemento di riflessione a Lega e M5S: se non sai governare, se non hai una classe dirigente all'altezza, i successi elettorali si vaporizzano alla svelta, giusto il tempo di vederti alla prova.
Il prossimo appuntamento è con le comunali di Roma, la prossima primavera. Gli elettori della Capitale daranno la pagella a Virginia Raggi e così finiranno le chiacchiere. Perché la loro decisione sarà comunque quella giusta.
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