- Ci sono solo due modi per finanziare una riduzione delle tasse: aumentare il debito, o diminuire la spesa pubblica.
- Il programma del centrodestra e il totoministri danno un’indicazione molto chiara sulla direzione che prenderà il governo Meloni in politica economica.
- Innanzitutto, la riduzione delle tasse sui ceti più abbienti. La cosiddetta flat tax meloniana non avrà impatto sulle imposte pagate dalle fasce basse e medio-basse della popolazione.
Ci sono solo due modi per finanziare una riduzione delle tasse: aumentare il debito, o diminuire la spesa pubblica. Il programma del centrodestra e il totoministri danno un’indicazione molto chiara sulla direzione che prenderà il governo Meloni in politica economica.
Innanzitutto, la riduzione delle tasse sui ceti più abbienti. La cosiddetta flat tax meloniana non avrà impatto sulle imposte pagate dalle fasce basse e medio-basse della popolazione.
Saranno i ricchi a pagare di meno, con una conseguente consistente riduzione degli introiti fiscali, stimata in decine di miliardi di euro. Il nome di Maurizio Leo, tributarista, come possibile ministro delle finanze o viceministro al ministero dell’Economia è la dimostrazione che il centrodestra fa sul serio su questo tema.
Secondo, il debito pubblico. Con un rapporto debito/Pil che si attesta al 150 per cento, l’Italia non ha margini di manovra per indebitarsi ulteriormente.
Il rischio per il governo Meloni è duplice. L’Italia è già sotto osservazione dei mercati finanziari, che potrebbero far partire la speculazione da un momento all’altro. Il rialzo dello spread dei giorni scorsi è un primo segnale in questo senso. D’altro canto, Meloni ha bisogno di rassicurare Commissione Ue e Bce, e non può quindi permettersi di presentarsi a Bruxelles come un’amante della spesa a debito.
Non resta che finanziare il taglio delle tasse ai ricchi con il taglio della spesa. Qui il giochino sarà una riedizione di quanto già visto sotto i governi Berlusconi.
Chi paga
Non sarà tanto lo Stato centrale a diminuire la spesa, quanto gli enti locali, in particolare regioni e comuni. Complici il Titolo Quinto, che già affida alle Regioni ampia autonomia su scuola e sanità, e la possibile introduzione dell’autonomia differenziata, che ne aumenterà le competenze, assisteremo a un’accelerazione dei fenomeni di privatizzazione di scuola e sanità.
Non è un caso che si sia parlato di Letizia Moratti come ministro della Salute. Da ministra dell’istruzione ha aumentato i fondi alle scuole private, riducendo quelli alla scuola pubblica. Da assessore alla Sanità della Lombardia ha supervisionato un sistema sanitario in cui ormai il privato gioca il ruolo del leone, mentre il pubblico sottodimensionato fatica a garantire i servizi di base.
A livello nazionale i servizi saranno quindi ridotti al minimo e sottofinanziati – e quindi scadranno in termini di qualità - mentre verranno introdotte forme complementari, gestite dal privato, per ovviare alle mancanze dello Stato. Ovviamente il privato non sarà per tutti, ma solo per chi se lo potrà permettere.
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