Luciana Castellina, fondatrice e storica firma del manifesto, risponde a un articolo di Domani di Walter Siti dal titolo “La sinistra inclusiva e identitaria ha rimosso i rapporti di forza
Caro Walter concordo con quasi tutto quello che hai scritto su Domani, salvo su un paio di punti che ti indico perché mi dispiace che tu su questi la pensi così.
1) Perché continui a parlare del Pd come di un partito di sinistra? Da quando non ci sono più i Ds, che pure erano già scivolati parecchio, l'eredità del Pci si è spezzata definitivamente.

Una sinistra tuttavia esiste nel paese, molta di più di quanto non venga registrato dalle cifre dei sondaggi cui tuttavia la politica istituzionale continua a riferirsi per descrivere l'Italia.

Gran parte degli italiani non va a votare, e non perché non si interessa di politica, ma perché la cosiddetta “politica istituzionale”, gran parte del dibattito parlamentare, non corrisponde a quanto interessa loro.

Mai c'è stato un distacco tanto preoccupante fra quello che pensa la società e quello che pensa il parlamento.Basti pensare alla guerra: il 97 per cento del parlamento si è messo l'elmetto, ha inneggiato ai valori occidentali e alla Nato, montando su un cavallo bianco con la bandiera nazionale che sventola come se fossimo ai tempi del risorgimento. («Uscite dalla cultura ottocentesca», li ha invitati il presidente Mattarella in un suo bel discorso a Strasburgo, chissà come mai ignorato da quasi tutta la stampa.)

E però il 60 per cento pensa che la guerra sia una pazzia e che va fatto di tutto per fermarla.Vogliamo riflettere su questo, sulla crisi grave del modello democratico occidentale ormai svuotato per assenza di canali di comunicazione fra la società e la sua rappresentanza?

In particolare i più giovani non sono affatto apolitici, sono anzi spesso molto impegnati, in mille forme nuove in cui sentono di essere protagonisti, soggetti, e non ripetitori di quanto ha detto questo o quello alla Tv.

2) Non citi neppure una volta le tante organizzazioni che sul terreno lavorano, come se i soli agenti della storia fossero quelli che possano ambire a governare oggi, non importa come , quasi che stare al governo cambi davvero le cose nonostante la società se ne vada da un'altra parte.
Non parli di quel po’ di rappresentanza della sinistra che pure c'è anche lì,quella del mio partito, Sinistra Italiana, ma anche di Articolo 1; e dei Cinque stelle, che, grazie a un processo molto interessante, sono nati per combattere la politica, dicendo che destra e sinistra erano la stessa cosa e, invece, anche grazie a chi li ha per fortuna abbandonati, sono oggi tutt'altra cosa, parte cioè della sinistra.

Tale disprezzo hai per tutti noi che ci seppellisci con la fatidica espressione:"identitari.

Essere identitari è brutto se ti riferisci solo alle glorie passate, ma è un complimento se invece vuoi dire avere una precisa visione della storia di ieri e di oggi.

Viva le minoranze

La tua frettolosa liquidazione di questa parte della politica reale, credo che nasca da una tua inaspettata subalternità al pensiero dominante: il disprezzo delle minoranze.

Eppure dovresti sapere che chi vuole cambiare il mondo è sempre all'inizio una minoranza.La stessa rivoluzione francese non è ancora riuscita a fare quello che riteneva si dovesse fare,non parliamo di quella sovietica. Le maggioranze sono invece quelle ormai contente del sistema
in cui vivono,tutt'al più chiedono qualche miglioramento.

Tutto questo poteva andare bene nei decenni passati, quando il capitalismo era vigoroso e in espansione e aveva ottenuto i margini per la redistribuzione del reddito che i più poveri rivendicavano.

Questò tempo oggi è finito, il dramma ecologico da solo impone di cambiare modo di produrre, consumare, vivere; ma anche l'esaurirsi delle capacità espansive di un modello basato sulla infinita produzione di merci.

E' dalla grande crisi strutturale del 1973 che si è aperta una nuova fase,oggi diventata anche più drammaticamente evidente.E la guerra è un sintomo dell'era di violenze che accompagnerà i decenni futuri in uno scontro sempre più violento per spartirsi il mondo. Bastano i bonus per salvarci, o serve ripensare tutto ?

Ed è difficile che si impegni in questo senso chi non vuole toccare l'esistente, in base all'idea che è meglio non toccare niente?
Magari una volta ne discutiamo meglio, con affetto
Luciana Castellina


Cara Luciana,

ci sarebbe una risposta facile, cioè che il mio bersaglio era un altro: era la cultura elitaria del decostruzionismo così come si è riverberato in alcune università americane, ed erano le ricadute che questo sta avendo in un settore di giovani intellettuali che nel discorso mediatico si presentano dotati di un piglio baldanzoso.

La sinistra-sinistra, come la intendi tu, mi pare immune (o quasi) da questo trend e dai tormentoni di ortopedie linguistiche: figuriamoci se chi continua ad aver fede nella Rivoluzione con la R maiuscola non dà importanza ai rapporti di forza. Quindi non ne ho parlato perché mi pareva che su questo fossimo d’accordo. 

Ma le risposte facili nascondono sempre qualcosa e quindi valgono poco. La risposta difficile ha a che fare col mio “disprezzo delle minoranze”: il “non è vero” che mi verrebbe subito alle labbra forse è autoassolutorio, forse i settant’anni vissuti da deviato mi hanno portato a un’adorazione degli ‘statisticamente maggioritari’ e delle istituzioni che li rappresentano.

Che forse, oggi per me, si traduce in una attenzione rivolta soprattutto ai fatti della comunicazione (padronale) mainstream, quindi a ciò che appare sui giornali e in parlamento più che alle opposizioni latenti che fermentano nella società.

Però te le faccio io un paio di domande: 1) sei certa che la tua ostinata fiducia in una lotta inevitabile e futura non somigli un poco a quella degli ‘identitari postmoderni’ che di fronte a un’ipotizzata vittoria di Giorgia Meloni pensano “si accomodi pure alla guida, noi siamo già molto più avanti” ? 2) non credi che definire “pazzia” la guerra sia semplicistico, visto che accompagna l’umanità dai tempi della pietra e della fionda e che non accenna a scomparire, anzi? Magari sì, una volta o l’altra ne discutiamo meglio: con simpatia e stima

Walter Siti

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