- Non siamo in una situazione normale, di ordinaria dialettica tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti.
- Con buona pace di chi non crede al “rischio autoritario”, va detto che le destre occidentali hanno gettato la maschera, presentandosi con posizioni eversive o dichiaratamente anti-democratiche.
- E’ già accaduto in Ungheria e in Polonia (messa al bando del sistema dei pesi e contrappesi, limitazione della libertà dei media o dell’indipendenza della giustizia). L’assalto a Capitol Hill fa parte di tale involuzione della destra occidentale.
Con le dimissioni delle ministre di Italia viva, si apre la crisi che porta alla fine del governo Conte 2. La certezza di Matteo Renzi è che tale scelta non travolgerà la legislatura: punta sul fatto che i parlamentari della maggioranza dovrebbero far di tutto per tenerla in piedi, consci di non poter essere rieletti. Solo a quel punto inizia il vero negoziato: un altro governo con la medesima maggioranza, un cambio di premier, l’arrivo dei responsabili?
È tutto aperto, anche il rischio di dover andare a elezioni. Tale disegno ha diversi punti deboli. Ci si illude di poter decidere per gli altri o prevederne le scelte. In secondo luogo si accetta il rischio di una crisi poco o per nulla pilotata in un momento delicato per il governo: gli elettori non scorderanno che, invece di concentrarsi sul Recovery, la maggioranza abbia preferito il litigio. Anche se non è vero, è ciò che appare.
La propensione al rischio
Il fatto più grave è tuttavia un altro: la propensione a rischiare tutto senza rendersi conto in che tempo viviamo e cosa rischia il paese. Non siamo in una situazione normale, di ordinaria dialettica tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti. Con buona pace di chi non crede al “rischio autoritario”, va detto che le destre occidentali hanno gettato la maschera, presentandosi con posizioni eversive o dichiaratamente anti-democratiche. È già accaduto in Ungheria e in Polonia.
L’assalto a Capitol Hill fa parte di tale involuzione della destra occidentale: una eterogenea coalizione di suprematisti, razzisti, fascisti antisemiti e sovranisti si è sentita sdoganata e in diritto di violentare le istituzioni democratiche. Tale destra (che per convenienza chiamiamo sovranista) non crede nelle regole della democrazia ed è pronta a fare di tutto (proprio di tutto) pur di issarsi al potere e restarci.
Chi pensa che una volta al governo tale destra fallirebbe si illude: con i soldi dell’Europa sarebbe in grado di radicarsi profondamente e ci restituirebbe un paese geneticamente modificato. Il fatto è che in Italia la sinistra, socialista o liberal-progressista, non capisce nel profondo con chi ha a che fare. Mettere a rischio il governo ora offre a questa destra la possibilità di vincere.
Tale destra post-democratica ha potenti alleati esterni e ha già vinto la battaglia culturale nel paese. Nemmeno il negazionismo sul Covid-19 l’ha indebolita. È in grado di manipolare le emozioni e il rancore sociale, offre apparenti risposte alle paure e alle incertezze. Di fronte a essa il fronte dei democratici non può limitarsi a invocare competenza e meritocrazia, né permettersi di mettere a rischio il poco che abbiamo. Come ha detto papa Francesco, questo non è il momento di rompere l’unità.
© Riproduzione riservata