- Juve, Inter e Milan sono posseduti, o lo saranno presto, da fondi di private equity: l’olandese Exor (Juve), l’americana Elliot (Milan) e l’ancora ignoto fondo Usa che sta per subentrare nell’Inter ai cinesi di Suning. Ed è la mentalità del private equity che essi porterebbero nella Super Lega.
- C’è di buono che questa collasserà, anche per l’unanime opposizione di tifosi, Uefa, Fifa e delle associazioni sportive fino alle bocciofile.
- Mancano del tutto i club francesi, tedeschi e olandesi, senza i quali il calcio europeo non esiste, checché ne pensino Andrea Agnelli (Juve) e soci.
Si parla di calcio, non di politica, ma questo è un tentativo di colpo di stato. Basta con quel po’ di sportivo che resta nel calcio professionistico, basta con la Serie A che oppone i migliori. Tre club italiani – Juventus, Inter e Milan - si alleano con oligarchi russi e sceicchi arabi e si auto-proclamano i migliori; vogliono una fetta maggiore della torta. È sbagliata l’idea, e anche la realizzazione. Collasserà, e non per il conservatorismo del calcio, che pure esiste.
Non va l’idea; chi ha deciso che debba nascere una Super Lega se non chi si crede Super Classe ed esclude gli altri da ribalta e denari? Siamo al Marchese del Grillo di sordiana memoria. Juve a parte (ma non quest’anno), da noi le migliori ruotano; i promotori vogliono cristallizzare indefinitamente una temporanea prevalenza. Lo sportivo è attratto dal piccolo Davide che può battere il favorito Golia; questi ora cerca di impedirlo.
È pure errata la scelta dei club, almeno in Italia. I nostri migliori, in base agli ultimi tre campionati, includerebbero, invece di Inter e Milan, Napoli e Atalanta, i cui padroni sono forse troppo grezzi per sedersi con Abramovic, Glazer e Sheikh Ben Mansur. I tre proponenti sono solo più ricchi e potenti; perché allora non includere anche il Monza di Silvio Berlusconi?
Capita al momento giusto lo sberleffo di domenica scorsa della piccola Atalanta all’organizzatrice del party!
Juve, Inter e Milan sono posseduti, o lo saranno presto, da fondi di private equity: l’olandese Exor (Juve), che cela la sua vera natura sotto le vesti di una società anonima, l’americana Elliot (Milan) e l’ancora ignoto fondo Usa che sta per subentrare nell’Inter ai cinesi di Suning. Ed è la mentalità del private equity che essi porterebbero nella Super Lega.
C’è di buono che questa collasserà, anche per l’unanime opposizione di tifosi, Uefa, Fifa e delle associazioni sportive fino alle bocciofile. Mancano del tutto i club francesi, tedeschi e olandesi, senza i quali il calcio europeo non esiste, checché ne pensino Andrea Agnelli (Juve) e soci.
Perché annunciare un progetto senza futuro? Imitano le “franchigie” Usa, ma si guardano bene dal prevedere i meccanismi perequativi di quel sistema. E vorrebbero giocare ancora nei campionati nazionali, relegando gli altri, così impoveriti, al ruolo di eterni comprimari.
Pare quasi una mossa strumentale, o disperata. Sul versante nostrano, contrario il Corriere il cui proprietario possiede il Torino, bifronte la Repubblica, quotidiano posseduto da Exor. Forse ciò prova l’autonomia dei suoi giornalisti, forse il capo di Exor, John Elkann, mette il cugino Agnelli davanti alla scelta: rilanciare la Juve sul quadrante europeo per far quadrare i conti o trovare una soluzione per un investimento che, in prospettiva finanziaria, non ha senso.
La Super Classe vorrebbe la Super Lega per estrarre il massimo possibile dal business del calcio, ma questa mossa l’hanno sbagliata.
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