- La posta in gioco non si limita al conflitto tra due Stati, ma è una sfida all’ordine internazionale, lanciata dalla Russia con l’appoggio cinese e di altri paesi.
- Il quadro si complica, quindi, ad altre questioni per le quali è difficile trovare soluzioni che possano durare nel tempo.
- La risoluzione del conflitto dipende anche dall’interazione tra le diverse potenze, sperando auspicabilmente che non sarà a danno dell’Europa.
Il primo anno dell’invasione russa in Ucraina è passato e il rischio dei prossimi mesi è quello di abituarci all’idea della morte (degli altri), delle armi e della guerra.
Fatta eccezione per le prime settimane del conflitto, dove tentativi diplomatici tra le parti si erano avviati, la parola più usata per descrivere la situazione in cui ci troviamo è: escalation (nelle parole e nei fatti).
Una guerra d’attrito e convenzionale è ritornata in Europa, riportandoci indietro nel tempo, in un passato che non passa, ma credevamo di avere archiviato.
I discorsi del presidente russo sono stati chiari, diretti e rivolti all’opinione pubblica interna - che continua a sostenerlo – ma, tra le righe, lasciano intendere che la Russia è disposta a proseguire sino alla “vittoria” (pobeda), indipendentemente dal tempo che sarà necessario.
La mobilitazione avviata lo scorso settembre è ancora in atto, la produzione bellica è, forse, inferiore alle richieste del ministero della difesa russo, ma procede costantemente.
La propaganda mediatica trasmette film di guerra e documentari sulla Seconda Guerra Mondiale per diffondere quel messaggio che ancora è capace di risvegliare sentimenti patriottici e rivendicazioni mai assopite.
Bisogna fermare “l’isteria” dell’Occidente collettivo che vuole attaccare la Russia nel suo sistema valoriale e ideologico.
Per Putin si tratta di una guerra “esistenziale”, non solo per evitare la disgregazione territoriale, ma per difendere l’identità russa che è “originale, ma non ha la presunzione di ritenersi superiore ad altre”.
A queste condizioni è difficile trovare un punto di incontro per avviare una trattativa tra la Russia e l’Ucraina. Non si può consentire l’impunità a uno Stato invasore che non riconosce il diritto internazionale; non si può accettare che principi quali la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale siano oggetto di un compromesso.
Tuttavia, la posta in gioco non si limita al conflitto tra due Stati, ma è una sfida all’ordine internazionale, lanciata dalla Russia con l’appoggio cinese e di altri paesi. Il quadro si complica, quindi, ad altre questioni per le quali è difficile trovare soluzioni che possano durare nel tempo.
Diversi sono, attualmente, gli scenari di questo conflitto: da un suo “congelamento”, ad un ampliamento ad altri territori confinanti, da una divisione territoriale dell’Ucraina a un (meno probabile) cambiamento al vertice della Federazione russa.
Nel frattempo, la Cina - “neutrale” ma filorussa – si propone “mediatrice imparziale” e gli Usa difendono la propria egemonia strategica. Elementi sufficienti per comprendere che la risoluzione del conflitto dipende anche dall’interazione tra queste due potenze, sperando auspicabilmente che non sarà a danno dell’Europa.
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