L’accordo contiene elementi importanti per chi è impegnato e per chi si vorrà impegnare per abbandonare l’uso dei combustibili fossili e per riflettere su come persone, comunità, associazioni e istituzioni possono agire affinché le parole divengano fatti.
Nella maggior parte dei commenti all’accordo della Cop28 di Dubai, sia quelli più entusiasti sia quelli più cauti, ho trovato poca attenzione al significato e alle implicazioni su scala locale e per le persone.
Penso invece che uno dei problemi principali, se non il principale, sia di riuscire a tradurre il carattere non vincolante delle raccomandazioni, che come giustamente rilevato da Ferdinando Cotugno su questo giornale hanno grande rilievo sul piano politico, in una rotta generale e in impegni concreti che ciascuno stato dovrà assumersi, in particolare nel trasferimento nei piani di azione climatica.
Il dibattito, per me poco avvincente, sulla dosatura dei giudizi sull’accordo durerà poco e lascerà il campo alla domanda chiave: cosa fare e come incidere affinché ci sia una rispondenza tra quanto scritto e quanto sarà messo in campo?
Proprio da questo punto di vista l’accordo contiene elementi importanti per chi è impegnato e per chi si vorrà impegnare, oltre alle opzioni sottolineate da tutti sul transire dai combustibili fossili e sul farlo entro il 2050. Più che dibattere sulla parola “transizione”, certamente meno stringente di “uscita”, si ripropone con forza il tema del tempo, per transitare e poi uscire, e come persone, comunità, associazioni e istituzioni possono agire affinché le parole divengano fatti.
Quattro pillole di ottimismo, per quanto si possa essere ottimisti in una situazione di riconosciuto grave ritardo, basti ricordare che ad oggi gli impegni che i paesi devono aggiornare entro il 2025 portano verso un aumento di 3 °C.
Iniziative locali
In considerazione della chiara sottolineatura posta sulla triplicazione delle energie da fonti rinnovabili al 2030, un obiettivo fortemente caldeggiato da scienziati e associazioni ecologiste, si aprono molti spazi per facilitare questa strada, per cittadini, associazioni e comunità locali, basti pensare alle comunità energetiche, oltre che per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.
Poiché il richiamo alle azioni da accelerare in questo decennio, appropriatamente definito critico ai fini del contrasto della crisi climatica, è in netto contrasto con tutte le forme di finanziamento dell’uso di combustibili fossili, tutte le persone, singole e associate, potranno presentare istanze, avanzare proposte e sviluppare azioni di controllo per dismettere pratiche palesemente contro l’ambiente e la salute, e da ora contro l’accordo di Cop28.
Salute e scienza
È degno di ampia disseminazione il riconoscimento che per la prima volta ha avuto in una Cop il grande tema della salute ed in particolare degli impatti sanitari della crisi climatica, delle ondate di calore e dell’inquinamento delle matrici ambientali. Nello stesso filone si muove l’appello firmato da 40 milioni di operatori della sanità, tra singoli e associati, è una iniziativa che per dimensioni e qualità non trova eguali nel passato; una delle novità importanti è l’adesione di medici di famiglia e operatori del territorio che si trovano impegnati nella cura e prevenzione di malattie di origine prevalentemente ambientale per la maggior parte evitabili.
Siccome il ruolo di scienziati, agenzie e società scientifiche e della scienza nel suo complesso esce rafforzato dall’assise di Dubai, e le posizioni negazioniste escono fortemente indebolite – nonostante le migliaia di lobbisti pro-fossili al lavoro, aumentano le motivazioni e lo spazio per tutti i ricercatori che vorranno continuare ad impegnarsi e per tutti i giovani che vorranno avviarsi in professioni che hanno mostrato la loro maturità e utilità, non solo per l’avanzamento della conoscenza in se e lo sviluppo tecnologico ma – soprattutto vista la posta in gioco – per il ruolo sociale. In questa ottica l’importanza del finanziamento della ricerca pubblica merita una rinnovata attenzione e azione.
Da Cop28, assieme alla conferma della estrema gravità della crisi, emergono spazi per la non rassegnazione nei confronti di fenomeni che vengono riconosciuti causati da attività antropiche improntate alla crescita illimitata e incompatibili con l’abitabilità del pianeta Terra.
© Riproduzione riservata