- Nonostante l’omelia quotidiana che Giorgia Meloni ci propina, di quel propagandato “interesse nazionale” in Romagna non si vede che una pallida ombra.
- Mai si era vista prima una politica tanto cinica e strumentalmente tardiva nella nomina di un commissario.
- L’impressione è che il governo voglia temporeggiare per usare a proprio vantaggio l’emergenza.
Il patriottismo ha le gambe corte, come le bugie: urlato a pieni polmoni dalla premier ogni volta che dispone di microfoni e telecamere, nelle decisioni del governo trova un posto oculato e calcolato. La patria della destra è la patria della destra. Nonostante l’omelia quotidiana che Giorgia Meloni ci propina, di quel propagandato “interesse nazionale” in Romagna non si vede che una pallida ombra. Il governo, dice Meloni, lavora notte e giorno per sollevare dagli effetti della calamità naturale le terre e le genti di Romagna. Tiene un «tavolo permanente in attesa del commissario» – un tavolo per cercare un commissario! A quel tavolo viene prima di tutto l’interesse dei partiti di governo...i romagnoli cantino “Romagna Mia”.
Mai si era vista prima una politica tanto cinica e strumentalmente tardiva nella nomina di un commissario. L’impressione è che il governo voglia temporeggiare per usare a proprio vantaggio l’emergenza. Del resto, non c’è più fango da calpestare e la televisione si sta dimenticando delle ex zone allagate e con essa molta parte del paese. Il dubbio è che la non-nomina del commissario sia a ragion veduta. La destra vuole utilizzare questa tragedia per mettere in cantiere un piano neppure molto celato: fare in modo che nelle difficoltà venga eroso radicalmente il consenso dei romagnoli per il governo di centrosinistra delle loro città e della loro regione. L’assalto alla diligenza è cominciato con il rifiuto di dare l’incarico a Stefano Bonaccini, naturale candidato commissario, anche per le sue comprovate capacità amministrative.
Ma dopo gli abbracci e l’accoglienza in pompa magna a palazzo Chigi, la poltrona del commissario andrà probabilmente a un amico o a un uomo di fiducia; a un patriota, insomma. Il ministro Nello Musumeci ha come referente privilegiato il viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, uno dei fedelissimi della premier esperto in divise nazi. È comico, ma vero: si è ormai arrivati alla creazione di un “non-commissario”, un ruolo non-ruolo con una cabina di coordinamento – questo è il patriottismo della destra. Le genti di Romagna sono mezzi per un fine altro.
E infatti, i sindaci stanno lottando per l'inserimento nelle mappe dei Comuni rimasti fuori dal primo elenco dei territori da soccorrere. I sindaci sono in attesa di risposte: «Non abbiamo avuto risposte sulla governance della struttura commissariale. Serve una risposta il prima possibile». La gestione di questo dopo-tragedia è a dir poco scandalosa. La sofferenza delle popolazioni, un’economia fiorente in ginocchio, le reti stradali da ripristinare, paesi dell’Appennino ancora isolati, e una linea ferroviaria verso la riviera romagnola che non è ancora a pieno regime. E di fronte a questa emergenza umana e sociale, il governo calcola l’opportunità di mettere le proprie esigente prima di quelle delle popolazione.
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