Il menefreghismo del governo sta facendo passare l’idea che l’ambientalismo sia un concetto soltanto di sinistra e da cui smarcarsi appena possibile. Meloni dovrebbe cogliere l’occasione per cambiare questa narrazione
Il governo Meloni sull’ambiente subisce l’agenda mediatica e politica, non riesce a controllarla come avviene su altri temi. L’esecutivo è troppo timido sul green e sembra che faccia il minimo indispensabile, giusto perché qualcosa si deve fare visto che l’ambiente è tra le politiche centrali del Pnrr.
L’Unione europea, gli Stati Uniti, il mondo finanziario puntano molto sulle politiche green per stimolare innovazione e crescita, mentre la sinistra trae nuova linfa dal climate change per proporre un ambientalismo in chiave di giustizia sociale, pianificazione economica e interventismo statale.
Non tutte le idee di Bruxelles sul green deal sono giuste così come non esiste un solo modello di ambientalismo. Tuttavia il menefreghismo del governo sta facendo passare l’idea che l’ambientalismo sia un concetto soltanto di sinistra e da cui smarcarsi appena possibile.
La possibilità
Meloni potrebbe invece cogliere l’occasione per intestarsi un’offerta politica verde da destra che civilizzerebbe la discussione e metterebbe a tacere la diatriba sul negazionismo climatico.
Le leve del governo servono per volgere le emergenze a proprio favore e non per lasciare agli avversari l’opportunità di monopolizzare un tema. Dunque una destra verde è possibile con ricette che abbiano il proprio cuore nella politica industriale e infrastrutturale.
D’altronde le idee ambietaliste-produttive di Raul Gardini venivano da un grande imprenditore degli anni Ottanta, non da un pericoloso bolscevico. Visto che i fenomeni climatici aggradiscono la vita quotidiana la prima questione è la sicurezza, cara alla destra, che passa da nuove infrastrutture e risoluzione del dissesto idrogeologico.
Cosa fare
Il governo Meloni dovrebbe con responsabilità intestarsi nuovi investimenti che aiutino ad evitare catastrofi come quella recente in Emilia-Romagna.
In secondo luogo si potrebbero prevedere forme di market design che incentivino gli investimenti green come la detassazione degli utili investiti in ricerca e sviluppo di tecnologie pulite, appalti che premino le aziende capaci di sviluppare metodi di lavoro e opere sostenibili, la creazione di strumenti finanziari centrati sulle imprese a carattere verde.
Divieti, tasse e obblighi non piacciono all’elettorato di destra, ma questo va in sollucchero quando vengono proposti sgravi fiscali e incentivi, che dovrebbero prendere una piega verde, per chi produce. Un green deal da destra si può fare insieme e non contro le aziende.
Invece di affrontare il cambiamento climatico a denti stretti e di mala voglia o di assumere soltanto una posizione difensiva, i ministri della destra dovrebbero rilanciare a modo loro, con la propria ricetta di policy, sul cambiamento climatico. Ne guadagnerebbe tutto il paese.
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