- Giorgia Meloni mette la faccia su tutto quello in cui i democratici non si riconoscono, non basta a metterci il cuore in pace.
- Anche perché se lei ha questo potere oggi (solo pochissimi anni fa aveva meno del 10 per cento) è anche a causa della negligenza dei democratici.
- Il metter tutto il negativo sotto il tappeto può diventare una scorciatoia, che o non porta alla meta o, se ci porta, lo fa con tanti danni collaterali da cambiarci i connotati.
C’è un proverbio inglese che fa al caso nostro: “Sweeping the trash under the rug". La metafora viene dalla pulizia della casa: invece di rimuovere la sporcizia la si fa scivolare sotto il tappeto e all’occhio ignaro tutto sembra lindo.
Si incorre in questo comportamento quando si è tralasciato di fare quel che si doveva e, trovandosi con l’acqua alla gola, si mostra quel che non c’è. In sostanza, esiste una negligenza, e per porvi rimedio se ne commette un’altra.
Il detto calza con la nostra situazione, con la strategia di dare la faccia di Giorgia Meloni ai grandi problemi; questo consente alla parte avversa di far scivolare sotto il tappeto quel non quadra come se la casa fosse in ordine. Ma in ordine non è.
Perché ovviamente, che la candidata di Fratelli d’Italia metta la faccia su tutto quello in cui i democratici non si riconoscono, non basta a metterci il cuore in pace.
Anche perché se lei ha questo potere oggi (solo pochissimi anni fa aveva meno del 10 per cento) è anche a causa della negligenza dei democratici.
Il metter tutto il negativo sotto il tappeto può diventare una scorciatoia, che o non porta alla meta o, se ci porta, lo fa con tanti danni collaterali da cambiarci i connotati.
La lotta contro Meloni non giustifica prendere tutte le possibili strade, perché se per prendere alcuni voti di Forza Italia se ne perdono poi molti dei propri, l’esito è che o i voti racimolati non sono comunque sufficienti o, se lo sono, vengono a scapito della propria identità.
Tanto per fare un esempio: chi tiene alla scuola pubblica non può far finta che non ci sia stato il danno perpetrato dal governo Berlusconi, come ben sanno studenti e docenti.
Bene ha fatto Enrico Letta a ricordare l’importante lavoro del secondo governo Conte, grazie al quale il governo Draghi ha messo sui giusti binari i fondi europei del Pnrr.
Meno convincente è mettere sullo stesso piano le irresponsabilità di Meloni, Salvini, Berlusconi e Conte nella caduta del governo Draghi.
Giuseppe Conte ha aperto un contenzioso con il governo. Ma i tre della destra hanno approfittato astutamente di quella tensione per provocare la crisi, cercando un pretesto per “elezioni subito” (un mantra della Meloni da mesi).
Le responsabilità sono diverse. E in aggiunta, è difficile da negare che i Cinque stelle si siano presi la rappresentanza dei problemi socio-lavorativi (in alternativa alla destra) che per troppo tempo il Pd ha ignorato.
Ora, mettere tutti gli irresponsabili sullo stesso piano è come cacciare la spazzatura sotto il tappeto: non è che il Pd ritrovi una vocazione sociale con questa logica binaria.
Siccome il voto arriva da tanti e tante, l’attenzione alle sensibilità plurali va affinata, e la destra meloniana non deve essere come il tappeto del proverbio sotto il quale tutto quel che non deve essere visto va a finire.
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