- Nell’ultima conferenza stampa, il Presidente del Consiglio aveva puntato il dito contro i “salta-fila”, cui aveva equiparato le persone vaccinate prima di anziani e fragili, inclusi i “giovani psicologi”.
- Con l’ordinanza di Figliuolo i giovani psicologi continueranno a essere vaccinati, in quanto “operatori sanitari” (legge Lorenzin), e hanno addirittura l’obbligo di vaccinarsi, come disposto per decreto-legge. Invece, sorgono dubbi sulla priorità vaccinale dei farmacisti, che però sono anch’essi obbligati a vaccinarsi.
- Non è del tutto chiara la formulazione del criterio anagrafico per altre categorie. Inoltre, insegnanti non ancora vaccinati potrebbero causare problemi per la ripresa delle scuole in presenza. Infine, servirà una riprogrammazione delle vaccinazioni, e ciò potrebbe determinare ritardi.
Nell’ultima conferenza stampa il presidente del Consiglio, Mario Draghi, aveva puntato il dito contro i “salta-fila”, cui aveva equiparato le persone vaccinate prima di anziani e fragili. «Smettetela di vaccinare i giovani, psicologi di 35 anni», aveva detto il premier, stigmatizzando le «platee di operatori sanitari che si allargano in questo modo». Draghi aveva rimarcato la necessità di tutelare i più vulnerabili, preannunciando un’ordinanza con cui il Commissario Straordinario, generale Paolo Francesco Figliuolo, avrebbe messo ordine nelle priorità vaccinali.
Il potere di adottare questo tipo di atti - «provvedimenti necessari a fronteggiare ogni situazione eccezionale» - deriva al Commissario da un decreto-legge del marzo 2020.
L’ordinanza (n. 6/2021), emanata nella tarda serata del 9 aprile, interviene sul piano vaccinale, da ultimo modificato con decreto del ministro della Salute del 12 marzo scorso. Ora si smetterà di vaccinare i giovani psicologi, stigmatizzati da Draghi? La risposta è no.
Il personale sanitario
Come indicato dal presidente del Consiglio, l’ordinanza dispone innanzitutto di seguire il criterio anagrafico nelle vaccinazioni, quindi che vadano vaccinate prima persone di età superiore agli 80 anni; persone con elevata fragilità e, ove previsto, familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari; persone tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, quelle tra i 60 e i 69 anni, per queste fasce di età «utilizzando prevalentemente vaccini Vaxzevria (il nuovo nome di quello AstraZeneca) come da recente indicazione dell’AIFA». Fin qui nessun problema.
L’ordinanza si occupa poi del personale sanitario. «Parallelamente» alle persone sopra indicate, cioè con la medesima priorità, va «completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private».
Premesso che chi lavora «in prima linea» è sullo stesso piano di chi genericamente lavora «in presenza» e che tali precisazioni erano già presenti nei precedenti piani vaccinali, per gli operatori sanitari il provvedimento del generale Figliuolo non cambia sostanzialmente nulla.
Il personale sanitario resta categoria prioritaria, come già specificato nelle diverse versioni del piano dei mesi scorsi, dal governo Conte al governo Draghi.
In secondo luogo, come previsto da un decreto-legge di inizio aprile (n. 44/2021), la vaccinazione anti Sars-Cov2 da parte di medici, infermieri, farmacisti ecc. è requisito essenziale per poter lavorare, e il suo rifiuto comporta una serie di conseguenze, fino alla sospensione dalla retribuzione.
Dunque, in sintesi, la nuova ordinanza conferma la priorità vaccinale degli operatori sanitari, tra i quali è compreso pure il giovane psicologo trentenne – in base alla “legge Lorenzin” (l. 3/2018) - che quindi continuerà a essere vaccinato com’è stato finora, quando lavora presso strutture sanitarie e sociosanitarie. Peraltro, nemmeno volendo egli potrebbe rinunciare al proprio vaccino - cedendolo ad altri per quella “coscienza” richiamata da Draghi - dato che è obbligato a vaccinarsi per continuare a lavorare, come detto.
A proposito di obbligo vaccinale, la formulazione dell’ordinanza di Figliuolo pone un problema per i farmacisti. Essi non trattano il Covid-19 né operano formalmente in una struttura sanitaria, quindi non parrebbero rientrare nella categoria dei sanitari da vaccinare con priorità, a meno che non somministrino a propria volta vaccini anti-Covid, ma sono comunque destinatari dell’obbligo di vaccinazione, che resta intatto pure per loro anche dopo il nuovo provvedimento.
Le altre categorie
«A seguire» - continua l’ordinanza - «sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l’ordine indicato». Il riferimento è a personale docente e non docente, Forze armate, di Polizia ecc., servizi penitenziari e altre comunità residenziali. Gli appartenenti a tali categorie avranno priorità rispetto a chi non ne fa parte.
Dunque, in qualche modo, il “privilegio” delle stesse continuerà a restare, se pure dopo anziani, fragili e operatori sanitari. Ma restano dubbi circa l’ordine che sarà seguito all’interno di ciascuna categoria: per dare coerenza al sistema, l’ordine dovrebbe essere quello anagrafico, ma la disposizione non è formulata chiaramente come sarebbe servito, e ciò potrà dare luogo a interpretazioni varie. Va anche segnalato che l’ordinanza di Figliuolo farà sì che, all’interno delle categorie suddette, ci sarà chi è già vaccinato e chi, invece, dovrà aspettare il completamento di altri gruppi.
In particolare, per quanto riguarda gli insegnanti ciò potrebbe causare problemi nella riapertura di tutte le scuole in presenza, in vista della quale era stata disposta la priorità dell’intera categoria.
La revisione “in corsa” dell’ordine delle vaccinazioni, con la nuova ordinanza, determinerà inoltre la necessità di una riprogrammazione da parte dei centri vaccinali, che avevano già raccolto prenotazioni e fissato appuntamenti per componenti di categorie che ora passano dietro ad altri gruppi di persone. Ciò potrebbe provocare ritardi, ed è l’ultima cosa che serve.
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