In questi mesi la premier ha cercato di mostrarsi credibile a livello internazionale ma anche di rassicurare i propri elettori. Quanto successo a New York mostra che queste due anime sono ormai in un conflitto permanente
C’è stata molta indignazione nell’apprendere, come riportato da quotidiani e agenzie di stampa, che nella notte tra martedì e mercoledì, terminata la prima giornata di lavori all’Assemblea generale dell’Onu, Giorgia Meloni abbia deciso di disertare il ricevimento organizzato dal presidente americano Joe Biden per godersi una pizza insieme allo staff e alla figlia Ginevra.
A preoccupare non è stata tanto la scelta da turista italiana a New York, né alcuno ha messo in discussione la qualità della cena, la pizza sarà stata sicuramente buonissima. Ciò che ha generato perplessità è stata la strategia diplomatica. Meloni ha disertato a il dibattito in Consiglio di sicurezza dedicato all’Ucraina, quello che ha visto per la prima volta contrapposti (a distanza) il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, lasciando l’incombenza al ministro Antonio Tajani.
Le spiegazioni
Le spiegazioni ufficiose, filtrate sempre attraverso la stampa, dicono che la premier «non aveva bisogno di mettersi in fila per avere un’altra photo opportunity» con Biden (Corriere della Sera), che stava incontrando i leader africani, limando il proprio discorso da tenere in Assemblea generale, che «nessun leader pari grado» sarebbe intervenuto nella riunione del Consiglio di sicurezza (Repubblica). Peccato che poi sia corsa con fotografo al seguito per farsi immortalare mentre incontrava Zelensky in un corridoio del palazzo di Vetro.
L’impressione, al di là di qualsiasi considerazione sull’isolamento dell’Italia a livello internazionale e sulla reale utilità di appuntamenti come questo (tra i leader dei paesi che compongono il Consiglio di sicurezza l’unico presente era Biden), è che oggi Meloni sia “andata in cortocircuito”.
Photo opportunity
In questi mesi ha provato in tutti i modi ad accreditarsi come leader affidabile, moderando modi e toni, e cercando di far convivere il suo populismo elettorale con la livrea istituzionale di palazzo Chigi. Le photo opportunity sono lì a testimoniarlo. Da Ursula von der Leyen portata in pellegrinaggio ovunque ce ne fosse bisogno a Zelensky, passando per Biden, i leader africani (su tutti Kaïs Saïed), Narendra Modi. Un caso esemplare è sicuramente quello delle alluvioni in Emilia-Romagna. In meno di ventiquattro ore Meloni è passata dalle immagini dei danni mostrate ai leader del G7 riuniti a Hiroshima agli stivali di gomma e alle strette di mano con i cittadini impegnati a spalare il fango.
Ora la fatica di questo sforzo comincia a farsi sentire. Soprattutto perché la premier deve rispondere a Matteo Salvini che ha avviato la campagna elettorale in vista della europee del prossimo anno.
Così se da un lato prova a difendere la linea della diplomazia e degli accordi con i governi nordafricani per gestire il dossier migratorio, dall’altro torna a sproloquiare di reati universali e blocchi navali. Mentre corteggia Viktor Orbán e Vox, sembra pronta a sostenere la rielezione di von der Leyen presidente della Commissione in cambio di qualche concessione sulla riforma del Patto di stabilità.
Nulla di nuovo, certo. Gli agiografi ci spiegheranno che solo i grandi leader hanno questa dote politica. La realtà ci mostra solo una grande confusione. Una comunicazione che crea problemi sia sul piano internazionale sia sul piano interno (dove non a caso Salvini è tornato a crescere nei sondaggi). Meloni rischia di diventare indigesta per Biden & Co. ma anche per i suoi elettori che non stanno evidentemente capendo qual è la linea del governo. Talvolta capita anche con la pizza.
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