Finalmente, dopo più di cento giorni, i pescatori di Mazara del Vallo sequestrati in Libia sono stati liberati. Una buona notizia arrivata lo stesso giorno della lettera di Renzi a Conte, quella in cui dice che non vuole poltrone ma solide realtà, quella in cui dice che vuole «dare una mano sui contenuti» (parlano tutti come giudici di Ballando con le Stelle, ormai).
Quella in cui dice anche che «Teresa, Elena e Ivan» sono pronti a dimettersi, forse per cercarsi un posto di lavoro nel quale abbiano dignità di cognome.
Ma i casi sono due: o Renzi è sfigatissimo o Rocco Casalino è un fan di Battiato, perché naturalmente - mentre Matteo scriveva a Giuseppe – Rocco aveva scritto già una lettera al Governatore della Libia e montato un Evento dei suoi: perché va bene il lavoro riservato di intelligence ma questo non è mai stato il Governo della Discrezione.
È il Governo-testimonial, anzi come dicono gli influencer “brand ambassador”. Dunque Conte e Di Maio sono volati a Bengasi a “ribadire” cose al generale Haftar e a fotografare i pescatori tipo Avventure nel Mondo mentre Casalino mandava la sua geolocalizzazione libica ai giornalisti sulla chat di whatsapp: chissà se ha anche taggato l'albergo, chissà se è stato gradito ospite.
Non si era mai visto un premier andare a “ribadire” ai sequestratori, anche accompagnato da un ministro degli Esteri: chissà la gioia nelle chat del Casalino libico (esisterà?), chissà quanti “visto che vi ho combinato?”.
Ma del resto Conte e Di Maio erano corsi anche ad accogliere Silvia Romano dopo il rilascio, mostrando al mondo che si era convertita, che appariva serena, che adesso si chiamava Aisha, che «ma sai che il terrorismo islamico pensavo peggio?». E subito migliaia di like, in Italia come in Kenya.
Speriamo che Renzi prenda nota: la prossima lettera deve portargliela a mano, sgomitando tra i paparazzi sul red carpet diplomatico.
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