- Adesso abbiamo il ministero delle infrastrutture sostenibili che, nella peggiore delle ipotesi, assegna un profumo di progresso a nuove devastazioni dell'ambiente, nella migliore assegna una funzione benaugurante al gioco di parole.
- La sedia si chiama così perché è una sedia, ma non si può prendere un frigorifero e chiamarlo sedia sperando che gli crescano le quattro gambe e la spalliera. A meno che non scenda in campo la politica italiana, l'unica entità capace di crederci.
- Se si chiamassero le cose per quello che sono, sul palazzone umbertino di Porta Pia ci sarebbe l'insegna "ministero del Cemento armato".
Oscar Wilde (1854-1900) amava stupire con geniali paradossi, ma la politica italiana riesce ad appassirli tutti trasformandoli in realtà. E quindi sì, è davvero la vita che imita l'arte piuttosto che il contrario, come dimostra il governo Draghi che cambia i nomi dei ministeri imitando 1984, il profetico romanzo di George Orwell. C'è qualcosa di ineffabile in un decreto legge che, invocando una "straordinaria necessità ed urgenza", senza por tempo in mezzo cambia il nome del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in "Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili", dove "sostenibili" al plurale non è un refuso ma un riferimento all'obiettivo di avere tutto sostenibile, anche le Infrastrutture in cemento armato, in attesa di averle pure resilienti.
Giocano con le parole, si divertono, esattamente come chiedeva Aldo Palazzeschi (E lasciatemi divertire!, 1910) grande poeta crepuscolare. E non è crepuscolare un governo che in un momento come questo si riunisce per cambiare il nome ai ministeri?
Nel settecentesimo anniversario della morte celebrano così, tradendone l'insegnamento, Dante Alighieri (1265-1321), grande linguista oltre che sommo poeta. "Nomina sunt consequentia rerum", scrive Dante, anche se non l'ha detto proprio lui, però neppure Topolino. Il poeta cita l'imperatore Giustiniano a supporto dell'ovvio e cioè "che li nomi seguitino le nominate cose". La sedia si chiama così perché è una sedia, ma non si può prendere un frigorifero e battezzarlo sedia sperando che gli crescano quattro gambe e la spalliera. A meno che non scenda in campo la politica italiana, l'unica entità pensante capace di crederci.
Inconsapevoli epigoni di Orwell
Se si chiamassero le cose per quello che sono, sul palazzone umbertino di Porta Pia ci sarebbe l'insegna "ministero del Cemento armato". Invece questi inconsapevoli epigoni di Orwell avverano la profezia che lo scrittore lasciò 70 anni fa per metterci in guardia dalla mostruosità dei nomi scelti per imbrogliare. Nello stato di Oceania, dove si celebrava regolarmente la Settimana dell'odio, c'erano quattro ministeri,"il Ministero della Verità, che si occupava dell’informazione, dei divertimenti, dell’istruzione e delle arti; il Ministero della Pace, che si occupava della guerra; il Ministero dell’Amore, che manteneva l’ordine e faceva rispettare la legge; il Ministero dell’Abbondanza, responsabile per gli affari economici".
Noi adesso abbiamo il ministero delle infrastrutture sostenibili che, nella peggiore delle ipotesi, assegna orwellianamente un profumo di progresso a nuove devastazioni dell'ambiente, nella migliore assegna una funzione benaugurante al gioco di parole. Se è un inganno, il precedente è quello di Benito Mussolini che ribattezzò il ministero delle Colonie in ministero dell'Africa italiana per far vedere che eravamo tutti una famiglia. Se è un augurio c'è da fare gli scongiuri: Silvio Berlusconi nel 2008 cambiò il ministero dell'Industria in ministero dello Sviluppo economico, e proprio da quell'anno lo sviluppo dell'economia italiana si è fermato.
L'aspetto più sconsolante è quello pratico. Il decreto legge ordina: «Le denominazioni “Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili” e “Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili” sostituiscono, a ogni effetto e ovunque presenti, rispettivamente, le denominazioni “Ministro delle infrastrutture e dei trasporti” e “Ministero delle infrastrutture e dei trasporti”». Ovunque presenti? L'insegna sul palazzo non è un problema, c'è ancora scritto "Lavori Pubblici". Ma in mezzo alle urgenze del momento dovranno cambiare tutte le targhe sulle porte, la carta intestata, i timbri di tutti gli uffici in giro per l'Italia (motorizzazione civile e provveditorati alle opere pubbliche, tanto per dire), tutti i moduli che dovranno essere ristampati e le scritte sulle patenti, che non saranno più emesse dal Mit ma dal Mims.
Ci saranno riunioni, circolari e scambi di lettere, poi circolari interpretative. E liti che occuperanno per mesi i 7 mila dipendenti del ministero . Speriamo che serva a qualcosa. Speriamo che il ministro Enrico Giovannini dica al popolo quanti, dei circa 200 dirigenti del Mit,ora Mims, saranno cambiati a causa del nuovo nome che, se non ci stanno prendendo in giro, rivoluzionerà il ministero.
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