- Amplificare oltre misura le opinioni dei No-vax, anche con l’intento di demolirne gli argomenti, finisce per dare risonanza e cittadinanza a opinioni infondate che, una volta messe in circolo, possono diffondere paura.
- La sospensione del vaccino da parte di Italia, Germania, Francia e Spagna ha scatenato un moto di panico che sarà impossibile ricomporre.
- È la teoria del panico morale articolata dal sociologo Stanley Cohen. Cohen cercava di determinare in che modo alcuni fenomeni negativi solo parzialmente veri, oppure soltanto aneddotici, iniziavano a essere percepiti come estremamente diffusi e perfino normali.
Negli ultimi anni la letteratura psicologica e sociologica ha prodotto una grande quantità di studi sui rapporti fra la diffusione del “panico morale” sui vaccini, il ruolo dei No-vax e quello dei media, concludendo generalmente che esagerare l’importanza di una minuscola minoranza di fanatici può generare effetti avversi, anche molto gravi, sull’opinione pubblica.
Amplificare oltre misura le opinioni dei No-vax, anche con l’intento di demolirne gli argomenti, finisce per dare risonanza e cittadinanza a opinioni infondate che, una volta messe in circolo nel flusso delle informazioni, possono infondere paura, scetticismo o avere effetti persuasivi di qualche genere su chi, sprovvisto di competenze mediche, legittimamente chiede garanzie sulla sicurezza di una procedura sanitaria. In questa delicata dinamica comunicativa l’affidabilità dei testimoni è un aspetto centrale.
Un gruppo Facebook di “mamme informate” scettiche sui vaccini non ha la stessa credibilità e impatto di uno studio pubblicato su Nature sugli effetti avversi dei vaccini. E qui si annida il problema nel caso AstraZeneca.
Il salto di qualità
La sospensione del vaccino da parte di Italia, Germania, Francia e Spagna, che si sono aggiunte a una lista di paesi che avevano già fermato le somministrazioni, ha scatenato un moto di panico che sarà impossibile ricomporre proprio perché a denunciare un problema, su cui però non abbiamo evidenze scientifiche, sono governi e autorità di vigilanza dei farmaci. E fra questi anche il governo della Germania, leader europeo, simbolo di efficienza e razionalità che nella gestione della pandemia, che non è stata certo priva di errori (chi non ha commesso errori?), ha sempre dato l’impressione di sbordinare le scelte politiche ai dati scientifici disponibili.
Ecco il fatale salto di qualità: non sono i renitenti alla mascherina e i nemici della “dittatura sanitaria” a diffondere il panico sul vaccino, senza fornire giustificazioni puntuali, ma l’Aifa e i governi dell’occidente credibile e democratico, e il tutto mentre l’Ema, l’autorità europea del farmaco, annuncia una revisione dei casi di trombosi sospetti mentre continua a dire che «i benefici del vaccino di AstraZeneca nella prevenzione del Covid-19, con i suoi rischi di ricovero e morte, superano i rischi degli effetti collaterali».
Si stratta del principio basilare di tutti i vaccini e, in generale, di tutti i farmaci, che hanno per definizione effetti avversi, ma vengono approvati per l’uso quando dimostrano nei test clinici che i benefici addotti sono infinitamente superiori ai rischi che si corrono.
La teoria del panico morale
Dopo decenni di discussioni e studi sui fenomeni di diffusione ingiustificata del panico in seguito alla divulgazione di dati distorti o infondati si ripresenta ancora una volta la teoria del panico morale articolata dal sociologo Stanley Cohen all’inizio degli anni Settanta. Lo studio di Cohen cercava di determinare in che modo alcuni fenomeni negativi solo parzialmente veri, oppure soltanto aneddotici, iniziavano a essere percepiti come estremamente diffusi e perfino normali, tanto da sfociare in fenomeni incontrollabili di isteria collettiva. La teoria del panico morale di Cohen si svolge in cinque stadi.
Nel primo stadio qualcuno o qualcosa viene individuato come una minaccia alla sicurezza o alla pace sociale; nel secondo stadio la minaccia viene semplificata e resa facilmente riconoscibile nel racconto mediatico; nella terza fase si sperimenta una rapidissima crescita della preoccupazione a livello pubblico. Poi arriva il quarto stadio, quello cruciale, perché è il momento in cui le autorità politiche e gli opinion-maker, cioè i massimi detentori di quel bene preziosissimo che è la credibilità, prendono posizione rispetto alla preoccupazione montante.
Se questi si oppongono alle ingiustificate ragioni del panico, dice Cohen, la paura viene contenuta e può sgonfiarsi; se invece le incoraggiano, legittimandole, queste producono cambiamenti sociali anche durevoli, ad esempio l’interiorizzazione di un sentimento di paura e avversione verso un vaccino di cui oggi sappiamo con certezza soltanto che è straordinariamente efficace contro il Covid-19.
Il caso AstraZeneca ha ripercorso finora fedelmente tutti i passi del panico morale, e ieri ha superato il quarto e decisivo stadio, quello oltre il quale non si può tornare indietro.
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