- Da molti anni si è avvertita la necessità di un’autorità indipendente nel campo del trasporto su strada, certamente importante sul piano economico al pari di quello aereo, marittimo e ferroviario. Inoltre, le strade assicurano il principio costituzionale del diritto alla mobilità.
- Quanto sta accadendo in materia di autostrade potrebbe essere l’occasione per trasformare l’Art nell’Autorità per il Trasporto su strada sul modello della Road Transport Authority, presente in molti Paesi, tra i quali la Cina.
- L’autorità per le strade potrebbe redigere i contratti di concessione autostradale, fissare i criteri per i pedaggi, vigilare sull’attività di manutenzione, sugli investimenti previsti dal contratto di concessione per assicurare lo sviluppo del servizio pubblico.
Nella vertenza in atto tra Autostrade per l’Italia (Aspi) e Ministero dei Trasporti si è inserita ultimamente l’Autorità di Regolazione dei Trasporti (Art) con una delibera del 14 ottobre, a firma del suo Presidente Andrea Camanzi, che esprime un parere critico al Piano Economico Finanziario (Pef) redatto dal ministero dei Trasporti, ritenendolo eccessivamente generoso nei confronti della società Autostrade.
Il parere non è vincolante ma nello scenario che si è via via formato dopo il crollo del ponte Morandi pare opportuno che il Ministero ne tanga conto. Alcuni giorni dopo il presidente Camanzi (profondo esperto di regolazione), da poco in scadenza, è stato frettolosamente sostituito da Nicola Zaccheo che solo il 24 gennaio 2019 era stato nominato alla presidenza dell’Enac. Una mossa che accresce le perplessità sul rapporto tra il ministero dei Trasporti e la famiglia Benetton.
L’Anas non bastava
Da molti anni si è avvertita la necessità di un’autorità indipendente nel campo del trasporto su strada, certamente importante sul piano economico al pari di quello aereo, marittimo e ferroviario. Inoltre, le strade assicurano il principio costituzionale del diritto alla mobilità. L’Anas non ha mai esercitato l’azione di controllo che le era stata affidata, oltre ad essere coinvolta in molti scandali.
Malgrado questa situazione, alla fine del 2011, con grande sorpresa della Commissione europea, il governo Monti istituì l’Autorità per la Regolazione dei trasporti, non si conosce su quali basi amministrative o giuridiche, visto che tale autorità non esiste in nessun Paese dell’Unione europea, negli altri paesi d’Europa, negli Stati Uniti e Canada. La ragione è molto semplice: esistono già autorità di regolazione per terra, mare e cielo.
Anche tra gli organi dell’Unione Europea non esiste un’autorità per i trasporti. Vi troviamo l’Easa (European Aviation Safety Agency) che sta diventando l’autorità di aviazione civile europea, speculare alla Federal Aviation Administration americana; l’Emsa (European Maritime Safety Agency) incaricata dello sviluppo e implementazione della normativa e sicurezza marittima nei Paesi dell’Unione; l’Emta (European Metropolitan Transport Authorities) che raggruppa le autorità dei Paesi europei ed è responsabile per i trasporti metropolitani; infine la Trans-European Transport Network (Ten-T) che si occupa principalmente dei corridoi ferroviari. A queste agenzie dell’UE rispondono le autorità di ogni Paese membro.
Ogni settore ha il suo regolatore
In Italia per il settore aeronautico esiste l’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (che nell’accezione internazionale viene indicata come Civil Aviation Authority o National Aviation Authority) e a lei sono demandati i compiti di regolazione e di controllo del settore aeronautico.
In campo marittimo l’autorità è rappresentata dall’insieme degli uffici periferici del ministero dei Trasporti e della navigazione, Capitanerie di porto e uffici minori, responsabili dell’amministrazione della navigazione in mare, del Comando dei porti, dell’organizzazione del personale navigante e dei titoli marittimi, della vigilanza sulla pesca e di vari altri compiti.
In campo ferroviario è stata costituita l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie (Ansf), l'organismo indipendente, con sede a Firenze, creata per disciplinare la sicurezza della circolazione ferroviaria sulla rete nazionale, vigilare sull'applicazione delle norme, rilasciare autorizzazioni, certificazioni e omologazioni alle imprese e ai gestori delle infrastrutture ferroviarie operanti in Italia.
Nel 2016 il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ammise che l’Autorità per la Regolazione dei Trasporti aveva creato in alcune occasioni problemi di sovrapposizione con le altre autorità. La ragione sta nelle funzioni che le sono state attribuite e che inevitabilmente la portano a entrare in conflitto con le competenze delle autorità già esistenti nel settore dei trasporti, ma anche con l’Autorità per la Concorrenza.
Troppi livelli
Un chiaro esempio è rappresentato dall’intervento dell’Art sulla regolazione dei diritti aeroportuali in base alla direttiva europea 2009/12, un tema che la maggioranza dei Paesi dell’UE ha assegnato all’autorità di aviazione civile o all’autorità per la concorrenza. Infatti, l’Enac ha una struttura di regolazione economica che si occupa anche dei diritti aeroportuali e che può occuparsi dell’applicazione di quella direttiva. Lo stesso è già successo anche in campo marittimo e ferroviario.
Non si può concentrare in una sola autorità la regolazione di tutti trasporti perché ogni settore richiede competenze elevate. Il poco personale dell’Art non può competere, per esempio, con i circa mille tra ingegneri e giuristi che formano il personale dell’Enac. Per le competenze in materia di concorrenza, poi, abbiamo già una Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Quanto sta accadendo in materia di autostrade potrebbe essere l’occasione per trasformare l’Art nell’Autorità per il Trasporto su strada sul modello della Road Transport Authority, presente in molti Paesi, tra i quali la Cina.
L’autorità per le strade potrebbe redigere i contratti di concessione autostradale, fissare i criteri per i pedaggi, vigilare sull’attività di manutenzione, sugli investimenti previsti dal contratto di concessione per assicurare lo sviluppo del servizio pubblico. Esattamente quello che fa l’Enac per le concessioni aeroportuali.
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