- Abbiamo oggi due grandi temi, il Covid e il Next Generation Eu; le nostre forze politiche, in fondo liete d'aver appaltato le grane a Draghi, si godono la ricreazione, parlando di temi identitari, utili a distrarre le tribune dai problemi veri, sempre rinviati, o meglio ignorati.
- Quanto alle riforme chieste dalla Ue per accedere ai fondi, la destra fa ammuina sui referendum ed è senza idee forti, alternative alla linea del governo.
- Alcune parti del centro-sinistra sono consce del fatto che i nostri nodi di fondo sono solo in parte sciolti dai fondi straordinari Ue, ma il resto è silenzio.
Si lotta per il potere, ma cosa farne poi, ai lottatori non interessa, e ci pare anche normale. Su cosa si spacca il M5s? Non inganni il declamato contrasto fra lo spirito originario del movimento, impersonato da Beppe Grillo, e la linea governista dell’ex premier. Dopo la caduta del Conte II, Grillo sostenne decisamente Mario Draghi, che certo non incarna il purismo originario del movimento; tolta la cortina fumogena dell’ideale, cos’altro ne spiega la fine?
Si sa, la ricerca del potere è alla base di ogni contrasto politico, ma bisognerebbe sempre spiegare in vista di quali fini lo si vuole, e ciò per realismo, non per idealismo. Inutile poi lamentarsi se il potere vero ce l’ha la burocrazia.
Abbiamo oggi due grandi temi, il Covid e il Next Generation Eu; le nostre forze politiche, in fondo liete d’aver appaltato le grane a Draghi, si godono la ricreazione, parlando di temi identitari, utili a distrarre le tribune dai problemi veri, sempre rinviati, o meglio ignorati. Quanto alle riforme chieste dalla Ue per accedere ai fondi, il centro-destra – ma sarà ora di chiamarla destra e basta – fa ammuina sui referendum ed è senza idee forti, alternative alla linea del governo.
Alcune parti del centro-sinistra sono consce del fatto che i nostri nodi di fondo sono solo in parte sciolti dai fondi straordinari Ue, ma il resto è silenzio.
Facciamo qualche esempio. Quali cambiamenti vorremmo introdurre nella struttura istituzionale della Ue, in base all’esperienza della crisi finanziaria prima, della pandemia poi? Le imminenti elezioni tedesche, e quelle non lontane in Francia, ci conferiscono un grande, e insolito, peso. Certo, ci lavora Draghi, ma cosa ne pensa la maggioranza che poi dovrà sancirli? I candidati alla Cancelleria di Berlino espongono le loro idee sui media internazionali; i nostri “big” (l’anglicismo meglio maschera l’incongruenza) non vogliono farsi conoscere all’estero, o credono quei temi bagatellari.
La destra progetta un partito unico, ma ogni sua componente si limita a marcare il territorio; cosa le unisce e cosa le divide sui temi Ue non si sa, né lo sanno esse. E si parla dell’alleanza che, stando ai sondaggi, ci governerà nella prossima legislatura! Meglio limitarsi a contrastare la legge anti-omofobia deprecando il governo buonista, nonostante per oltre metà ne faccia parte, e buonista non sia. Poi bisognerebbe attrezzare l’Italia a un futuro economico e finanziario che s’annuncia arduo. Certo, ci lavora Draghi, ma cosa ne pensa la destra? Ha una strategia europea su cui cercare alleanze nei grandi Stati Ue, o crede che, per magìa, grazie ai governi polacco e ungherese cambierà il gioco a Bruxelles? Ci pensa, ancora, Draghi. Irrita l’incoerenza di chi vede la politica solo come gara alla conquista del potere, senza idee vere sul miglioramento della vita nel paese e nella Ue, eppure mal soffre un governo “tecnico” (in realtà molto più politico di tanti altri), perché si dà carico di tali temi. Non si lagni poi per le supplenze altrui.
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