Il presidente e il suo appello ai valori costituzionali. Chiede libertà di Cecilia Sala, la giornalista detenuta in Iran. Parla delle condizioni degli italiani, ma anche delle carceri: «I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine». Il prossimo anno sarà l’ottantesimo della Liberazione: i suoi principi «animano la vita del nostro Paese», «consolidarli», non indebolirli, «è un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra»
Le nostre società «lacerate», il mondo «sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni», le notizie di guerra della notte di Natale, «a Gaza una bambina di pochi giorni è morta assiderata», i «feroci bombardamenti russi hanno colpito le centrali di energia delle città dell’Ucraina per costringere quella popolazione civile al buio e al gelo», «gli innocenti rapiti da Hamas, e tuttora ostaggi» che «vivono un secondo inizio di anno in condizioni disumane». E un appello per la liberazione di Cecilia Sala dal carcere iraniano: «Interpreto, in queste ore, l’angoscia di tutti», «Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia».
La Costituzione
Il presidente della Repubblica pronuncia il suo decimo discorso di fine anno, diciassette minuti di parole-chiave, tutte tratte dalla Carta, per quella «pedagogia costituzionale» che è ormai il suo impegno in ogni discorso e che, sembra di capire, è il suo mandato in tempi in cui proprio i principi della Carta traballano: «Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra», dice quando si avvicina agli auguri finali.
Ma intanto le parole-chiave: innanzitutto speranza, come il Giubileo della speranza appena aperto da papa Francesco; ma è declinata in maniera laica e repubblicana: non «attesa inoperosa» ma «il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte», «la speranza siamo noi», dice, e cita – non è la prima volta – le parole dell’ultimo discorso di David Sassoli, presidente del parlamento europeo, scomparso nel gennaio del 2022, grande europeista e suo amico, cattolico democratico come il presidente.
E poi rispetto, parola scelta dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani; che è rispetto «degli altri», «primo passo sulla strada per il dialogo, la collaborazione, la solidarietà, elementi su cui poggia la nostra civiltà»; ma anche «della vita, della sicurezza di chi lavora», «L’ultima tragedia pochi giorni fa, a Calenzano: cinque persone sono morte. Non possono più bastare parole di sdegno: occorre agire, con responsabilità e severità. Gli incidenti mortali - tutti - si possono e si devono prevenire»; e «della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili». Mattarella usa anche quest’anno parole dure sulla violenza contro le donne e preoccupate per i fenomeni di «bullismo, risse, uso di armi».
Ma, come sempre per Mattarella, prima delle parole arriva la scena: il primo messaggio sta già nel colpo d’occhio: in un presidente in piedi, in primo piano che si avvicina il più possibile ai cittadini. Inquadratura sobria, le tre bandiere – quella italiana, quella del Quirinale e quella europea – si vede solo l’albero di Natale dietro di lui: sappiamo che è stato addobbato con palle che hanno su incisi – appunto – gli articoli della Carta.
La pace
Nei tempi difficili delle guerre e delle decine di migliaia di vittime civili, il presidente ricorda che «la nostra Costituzione indica come obiettivo irrinunziabile» la pace che «non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi», e qui l’allusione è chiara a Putin, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità» che è l’unica garanzia per evitare «che vengano aggrediti altri Paesi d’Europa». Ma il presidente non può non dire anche che «la crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina - che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa», qui il presidente qui dà un suo indirizzo chiaro rispetto al dibattito in corso sull’aumento della spesa militare, «ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione».
Far respirare i carcerati
Al rispetto della dignità per carcerati dedica un lungo passaggio: parla dei suicidi, mai alti come nel 2024, che si chiude alla drammatica quota di 85, e ancora chiama al «dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario». Poi una notazione: «I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti». Suona come l’esatto opposto di quella frase del sotto segretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che davanti alla polizia penitenziaria aveva parlato della sua «intima gioia» nel far sapere che «noi» «non lo lasciamo respirare» i detenuti. Una frase che infatti aveva scatenato le polemiche, alla fine a difendere Delmastro è rimasta solo la premier Meloni.
Il patriottismo dei migranti
Mattarella dà anche la sua lettura del patriottismo, che è – ma questo lo aggiungiamo noi – la versione costituzionale e non autarchica del nazionalismo della destra al governo. Patriottismo è «quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose», quello degli insegnanti «che si dedicano con passione alla formazione dei giovani», «di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza», «di chi si impegna nel volontariato» e «degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie».
Ma è patriottismo anche «quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società». E anche qui, è difficile non misurare la distanza fra i valori costituzionali e la narrativa quotidiana delle forze di maggioranza.
80 anni dalla Liberazione
Il presidente ricorda che 2025 saranno celebrati gli ottanta anni della Liberazione che, lo ricorda agli smemorati, non è festa rituale ma una «ricorrenza importante» perché «fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità», porta con sé «il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia». Valori attuali, «che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica». Ed è qui che ricorda che le ragioni della Costituzione sono «alla base della comunità nazionale» e consolidarli – non indebolirli – «è un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra».
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