- Il credito raggiunto dall’Italia in Europa si va esaurendo e il problema è ben percepibile oggi. «La terza tranche del Pnrr è in arrivo, ma il governo italiano dovrà cambiare passo», dichiara la Commissione.
- Francia, Germania, Olanda e Spagna, certo non possono accettare una presa di posizione oppositiva, politica e solitaria da parte di un paese fondatore dell’Unione, che si comporta oggi come l’Ungheria di Orbán.
- La transizione ecologica è oggi un fatto. Che richiede investimenti impegnativi, guida e gestione coordinata del governo e imprenditorialità privata. È una scelta politica che vorremmo attuata senza esitazioni anche dal governo italiano.
Il credito raggiunto dall’Italia in Europa si va esaurendo e il problema è ben percepibile oggi. «La terza tranche del Pnrr è in arrivo, ma il governo italiano dovrà cambiare passo», dichiara la Commissione. Francia, Germania, Olanda e Spagna, certo non possono accettare una presa di posizione oppositiva, politica e solitaria da parte di un paese fondatore dell’Unione, che si comporta oggi come l’Ungheria di Orbán, il quale tuttavia fu facilmente convinto a non mettersi di traverso in solitaria opposizione politica contro le sanzioni alla Russia un anno fa.
È bene ricordare che L’Ungheria è l’unico paese europeo a non essere stato invitato al summit mondiale delle democrazie organizzato da Joe Biden nel marzo scorso. Escluso con la Turchia, unici due paesi della Nato non invitati.
Il parco eolico
La transizione ecologica è oggi un fatto. Che richiede investimenti impegnativi, guida e gestione coordinata del governo e imprenditorialità privata. È una scelta politica che vorremmo attuata senza esitazioni anche dal Governo italiano.
L’impegno a superare questa fase di transizione richiede sinergie in Europa, dove le alleanze sono anche e soprattutto economiche. È di questi giorni la dichiarazione congiunta del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, con i suoi omologhi di Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia e Irlanda per annunciare l’attivazione di un progetto importantissimo, volto a rafforzare e trarre beneficio dalla transizione ecologica secondo gli indirizzi dell’Unione europea.
Si tratta di un parco eolico enorme, nel Mare del nord, per la produzione di 120 GW di energia rinnovabile al 2030, che dovranno salire a 300 GW al 2050, per offrire la potenza energetica paragonata a quella di 300 centrali nucleari. È questo un esempio della via virtuosa di investimenti che promettono per i cittadini crescita, energia pulita, indipendenza dal gas russo dopo gli errori passati, attraverso alleanze industriali guidate dai governi che attivano sinergie positive tra pubblico e privati in grandi progetti visionari.
Innovazione italiana
L’Italia possiede soluzioni virtuose di grande innovazione, per trarre vantaggio dalla transizione ecologica. Ma il governo non è mai riuscito a fare sistema per connettere queste realtà. Al centro del Mediterraneo le risorse del solare sono un privilegio per il nostro paese. Ma non solo.
Ho ricordato su questo giornale l’esempio industriale della fabbrica 3Sun di Catania, che produce pannelli solari bifacciali, ai quali ha ora applicato una tecnologia di frontiera avanzatissima (Hjt) che ne riduce i costi, accresce del 25 per cento l’efficienza dei moduli prodotti e ne allunga la vita attiva.
È certo competitiva con i pannelli di importazione cinese. Può dunque contribuire a migliorare la filiera energetica europea, che sia indipendente nelle diverse fasi, dal silicio ai pannelli, facendo tesoro di alleanze tra i paesi membri. E questo è solo uno degli esempi di innovazione creativa di cui il paese è ricco. Certo richiede anch’essa la guida sapiente di un governo consapevole.
Risorse energetiche
Il Pnrr consente di coniugare poi la fortunata esposizione al sole dei territori meridionali con l’esigenza di energia pulita a basso costo dell’industria centro-settentrionale, attraverso il potenziamento delle infrastrutture elettriche nazionali sulle quali il governo ha possibilità e responsabilità di indirizzo.
Sono progetti già sottoposti al vaglio dei mercati finanziari, che ora, subito, possono usufruire dei fondi ingenti stanziati dal Pnrr. Come possiamo accettare che il governo si perda in discussioni sulla governance e non abbia ancora presentato a Bruxelles i progetti da finanziare, alla scadenza prevista in questi giorni?
Le risorse energetiche a un costo accessibile, l’abbiamo appena vissuto nelle difficoltà del caro energia, sono alla base del benessere collettivo dei cittadini, delle potenzialità di sviluppo economico del paese, della competitività delle imprese.
Il costo dell’energia ha avuto un impatto macroeconomico evidente e distruttivo: subiamo ancora oggi il peso sull’inflazione delle punte di costo del gas; viviamo le ripercussioni del subitaneo rialzo dei tassi di interesse che politiche delle banche centrali non del tutto visionarie e tempestive hanno riversato sull’economia globale per frenare l’inflazione.
Il primo fallimento dell’americana Silicon Valley bank, va ricordato, è connesso al deprezzamento delle obbligazioni del Tesoro Usa che del rialzo dei tassi di interesse è stato automatica conseguenza. Un paese indebitato come l’Italia ne subisce le conseguenze in modo drammatico, la spesa per interessi sul nostro debito è stimata nel Def in 75 miliardi di euro nel 2023, per salire a 86 nel 2024.
Una coesione necessaria
Che la transizione energetica e la crescita richiedano alleanze tra i paesi europei è dunque non solo una necessità, ma un’urgenza. L’Unione europea ha stanziato allo scopo una somma enorme, inusitata, di cui larga parte è arrivata in Italia.
Ha messo in comune ingenti risorse superando le difficoltà che hanno ostacolato negli anni passati politiche di bilancio condivise tra i paesi membri e che oggi tornano a farsi sentire nel rinnovo di parametri stringenti per contenere il debito di paesi meno avveduti.
L’Italia ha un peso e una responsabilità diretta in queste difficoltà. Come può il governo bloccare politiche condivise tra tutti i paesi membri, come il Mes, tra gli altri, quando potrebbe limitarsi a non usare quelle risorse se non vuole incorrere nei vincoli temuti sulla crescita del deficit, senza contrapporsi all’Ue costruendo inevitabili effetti negativi e rigidità nei confronti del nostro paese che questa posizione attiverà di conseguenza? Le conseguenze negative non potranno che ricadere sui cittadini italiani, su tutti noi.
La scelta delle alleanze è essenziale, ancor più in questi frangenti di transizione economica e di emergenza politica; perché trovarci ancora una volta dalla parte sbagliata? L’esperienza della Seconda guerra mondiale non è stata sufficiente ammonimento, da far scudo a governi seppure di destra che pure non riescono ancora a cogliere l’opportunità e la necessità di rafforzare la coesione europea nella ridefinizione degli equilibri dell’economia globale?
Queste sono scelte che certo non aiutano il paese nella ricerca di riscatto economico da parte di imprese, famiglie, giovani senza lavoro, ai quali è giusto mostrare i rischi delle politiche inutilmente oppositive all’Europa che si stanno consumando in queste settimane.
© Riproduzione riservata