È proprio su questo terreno che l’Ue dovrebbe dimostrare che l’unione fa la forza, che mettere insieme risorse, esperienze, competenze è un vero grande salto di qualità, che, più banalmente, non saranno uno più centri “albanesi” a produrre soluzioni efficaci, decenti e a costi contenuti
Porre rimedio a un fallimento come quello, da più parti dichiarato, dei centri per migranti collocati in Albania, è persino più difficile di individuare una soluzione decente, praticabile, in grado di durare per un futuro imprevedibile.
Le motivazioni giuridiche del fallimento sono state impeccabilmente argomentate da Vitalba Azzolini. Prima il governo ne prende atto meglio sarà. Sapere quel che non si deve fare, questa è la vera lezione anche per gli altri paesi europei e i loro capi di governo, non avvicina, però, nessuna soluzione.
Dovremmo avere imparato che nessuna soluzione esiste a un fenomeno epocale di massa se non è una soluzione europea. Anche molti “patrioti” lo sanno benissimo che ciascuno dei loro governi, quand’anche si arrocchi orgogliosamente, non riuscirà a fermare i flussi migratori e dovrà comunque pagare un prezzo economico e securitario, anche sociale, nient’affatto marginale.
Un risposta europea
Da tempo, un po’ tutti sostengono che la riposta debba essere europea, ma tutti sanno altresì che non sono solo i patrioti a opporsi a quella soluzione. I sostenitori della soluzione europea, è opportuno tornare ai punti fondamentali, la appoggiano a due considerazioni diversamente inoppugnabili.
Non so in quale ordine metterle, ma si tratta di diritti e di bisogni. La questione dei diritti è molto complessa poiché riguarda persone che sono costrette a lasciare il loro paese oppresso da governanti autoritari che impediscono loro non soltanto di esercitare i diritti politici di oppositori, ma anche di guadagnarsi da vivere per sé e per le loro famiglie.
I respingimenti e i rimpatri coatti nei paesi d’origine sono una condanna per evitare la quale i migranti sono comprensibilmente disposti ad accettare i più alti rischi. La individuazione dei paesi “sicuri” (Egitto? Bangladesh?) più sono sicuri meno migranti li lasceranno, non può essere affidata a nessun singolo governo europeo. L’elenco deve essere stilato dall’Unione europea e dall’apposito commissario con riferimento alle numerose ricerche esistenti su libertà, corruzione, democrazia.
La questione dei bisogni riguarda non solo i migranti stessi, la loro provenienza da paesi nei quali economicamente hanno come unica prospettiva la fame e la miseria (ma, attenzione, i dannati della terra non hanno neanche le risorse per tentare di emigrare).
Riguarda il bisogno, la necessità di migranti che, a causa dell’inarrestabile declino demografico, è lampante, persino crescente in un po’ tutti i paesi europei. Potrebbe essere tradotto in una relazione virtuosa: accoglienza in cambio di lavoro.
Civili e comprensivi
Noi europei non dobbiamo provare che siamo buoni e accondiscendenti. Dobbiamo dimostrare che siamo civili e comprensivi. Il problema è che dimostrare civiltà e comprensione non è qualcosa che passa attraverso le parole e le mozioni degli affetti nelle quali parte della sinistra e dei cattolici sembra bearsi. Richiede impegno concreto e condiviso, consenso politico ampio, efficienza amministrativa diffusa.
Si potrebbe stilare la lista degli stati-membri dell’Unione europea che dispongono di queste essenziali risorse e in quali quantità, ma anche con quale disponibilità a metterle all’opera per fare fronte alla sfida, che non è solo sociale e culturale, ma anche tecnica e burocratica, dei migranti.
Va detto che è proprio su questo terreno che l’Unione europea dovrebbe dimostrare che l’unione fa la forza, che mettere insieme risorse, esperienze, competenze è un vero grande salto di qualità, che, più banalmente, non saranno uno più centri “albanesi” a produrre soluzioni efficaci, decenti e a costi contenuti.
Nel suo piccolo, questa è la lezione che discende da quel che è successo in/con l’Albania, da non ripetere. Per quanto difficile, la strada europea è l’unica perseguibile. Se ha imparato la lezione forse il governo italiano potrebbe prendere l’iniziativa.
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