Tra i siti presi in considerazione, in alternativa al Colosseo, si è pensato a Pompei, a Taormina, all’Arena di Verona. Perché non si è pensato, però, al parco giochi di Gardaland, che in Italia è secondo solo al Colosseo per numero di visitatori?
La proposta di ospitare nel Colosseo o in un altro prestigioso sito archeologico la disfida tra Elon Musk e Mark Zuckerberg ha suscitando un animato dibattito sulla stampa e sulla rete. Ha dato infatti origine ad una disfida parallela tra chi ritiene che il patrimonio culturale italiano subirebbe un grave danno al suo decoro divenendo teatro di eventi futili, e chi invece mette in luce la possibilità che da tali spettacoli potrebbero derivare vantaggi mediatici ed economici.
Non si è ben compreso per la verità quanto i due Supereroi fossero realmente convinti di andare fino in fondo, come hanno dimostrato poi le parole di Musk, che dopo aver ringraziato per la sua gentilezza il ministro Gennaro Sangiuliano, ha dichiarato che il match non si farà.
Il loro narcisismo è stato forse già appagato sufficientemente dal clamore nato dopo l’annuncio di una sfida solo immaginata. Tra i siti presi in considerazione, in alternativa al Colosseo, si è pensato a Pompei, a Taormina, all’Arena di Verona. Perché non si è pensato, però, al parco giochi di Gardaland, che in Italia è secondo solo al Colosseo per numero di visitatori?
Lo spirito del tempo
Musk e Zuckerberg incarnano in pieno lo spirito del nostro tempo, in cui realtà e finzione si confondono, non solo nella dimensione del gioco, ma anche nella vita. Nel loro mondo mediatico la concretezza dell’esistenza sembra infatti svanire. Si tratta di una tendenza ormai diffusa, che investe ogni ambito, come dimostrano le pagine in cui Jean Baudrillard scriveva che le riprese in diretta della Cnn del bombardamento di Bagdad nel gennaio del 1991, identificando evento e notizia, trasformarono la guerra in un gigantesco war game seguito in diretta da milioni di spettatori, al pari di una manifestazione sportiva o di un concerto rock. In questo quadro di spettacolarizzazione, non destò allora stupore la scelta del generale Norman Schwarzkopf di festeggiare proprio a Disneyland la sua vittoria nella Guerra del Golfo. Nel 1967 Guy Debord aveva già scritto che la vita sociale si presentava come «un’immensa accumulazione di spettacoli» e che la realtà vissuta diveniva sempre più una rappresentazione. La Società dello spettacolo delineata da Debord si è imposta su scala planetaria e le smart city del futuro si prefigurano come delle grandi messe in scena. Le parole di Debord potevano apparire apocalittiche alla fine degli anni Sessanta, ma si rivelano adesso come una analisi puntuale della contemporaneità.
Se la bellicosa contesa fra i due supereroi, che hanno pensato di misurarsi sul piano della forza fisica piuttosto che sul piano delle idee, si fosse svolta a Gardaland, la polemica attuale avrebbe assunto contorni diversi e sarebbe probabilmente sfumata. Questa soluzione, infatti, sarebbe stata gradita a quanti volevano che l’Italia cogliesse questa ghiotta occasione e vista di buon occhio da quanti temevano che, assecondando tali richieste, i nostri monumenti potessero divenire teatro di lotte tra bulli postmoderni.
Personaggi da cartoon
Ma il mondo della politica è orientato verso un uso spregiudicato del patrimonio culturale e rincorre ogni occasione di risonanza mediatica. Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ha dichiarato ad esempio che l’anfiteatro romano della sua città avrebbe potuto rappresentare «una location perfetta». Ha chiesto pertanto al ministro Sangiuliano di valutare la sua proposta al fine di valorizzare le aree interne della Campania. Mastella ha poi aggiunto che un luogo in cui si sono svolti atroci combattimenti avrebbe finalmente ospitato un duello da cui non sarebbe derivato un lutto, «ma un formidabile portato di notorietà e celebrità».
Non si può non provare disagio al pensiero che Elon Musk, amministratore delegato di Space X e di Tesla e Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, Istagram e WhatsApp, figure che delineano oggi gli orizzonti della ricerca tecnologica e dell’informazione, abbiano pensato di sfidarsi in un combattimento di arti marziali miste entro una gabbia. Ulteriore disagio si avverte nel constatare come tanta parte delle istituzioni si sia dimostrata sensibile, in misura diversa, a queste bizzarre trovate.
Al Colosseo Musk e Zuckerberg avrebbero potuto anche sentirsi dei veri gladiatori, avrebbero avuto una marea di spettatori, favorendo magari la rinascita del peplum film, ma a Gardaland avrebbero trovato di certo un paesaggio più coerente con la loro personalità. Tale scelta avrebbe prodotto delusione nei sindaci e nei presidenti di regione che si sono candidati per ospitare l’evento, ma avrebbe anche sottratto i monumenti a un uso improprio e tranquillizzato il ministro Sangiuliano, che avrebbe risolto, aggirandolo, il grave dilemma in cui si è dibattuto in questi giorni. Se il generale Schwarzkopf, che tornava vincitore da una guerra, ha festeggiato la sua vittoria a Disneyland, Musk e Zuckerberg, sempre più simili ai personaggi dei cartoon, non avrebbero potuto sentirsi sminuiti se, dopotutto, si fosse proposto di mettere in scena a Gardaland il loro vanaglorioso duello.
© Riproduzione riservata