- Gli stessi partiti che dicevano di voler tenere Mario Draghi a palazzo Chigi, invece di eleggerlo al Quirinale, oggi si impegnano per renderlo impotente o umiliarlo.
- Di sicuro c’è che Draghi non ha il mandato per sopravvivere e portare a termine la legislatura, ma per fare le riforme necessarie al Pnrr e combattere la pandemia.
- Quindi può benissimo gestire alcuni dossier caldi, ma non può certo scambiare la sopravvivenza del suo esecutivo con il falò di altri miliardi a sostegno dei mille bonus.
E così il governo Draghi che a parole, sei mesi fa, tutti volevano salvare perché indispensabile per il paese è ora appeso a un filo. Gli stessi partiti che dicevano di voler tenere Mario Draghi a palazzo Chigi, invece di eleggerlo al Quirinale, oggi si impegnano per renderlo impotente o umiliarlo.
I Cinque stelle prima hanno cercato distinzioni sulla politica internazionale comprensibili solo a loro (cosa voleva esattamente Giuseppe Conte? Boh), poi si sono inventati un programma economico che avrebbero potuto attuare nell’arco di una legislatura, ma non l’hanno fatto e ora chiedono a Draghi di imporlo agli altri partiti.
Matteo Salvini cerca di salvare la sua leadership della Lega, nonostante i disastri, trascinando il governo in battaglie che non sono di sua competenza, quelle parlamentari sullo Ius scholae e la cannabis: al massimo riuscirà a privare il Pd anche di questi risultati simbolici. Ma Draghi poco c’entra con queste questioni che occupano solo Camera e Senato.
L’eterno Silvio Berlusconi riappare e cerca di accelerare il confronto nella maggioranza, non si sa se nel tentativo di ricordare agli elettori che Forza Italia ancora presidia il centro (destra) a difesa di Draghi o per accelerarne la caduta.
Di sicuro c’è che Draghi non ha il mandato per sopravvivere e portare a termine la legislatura, ma per fare le riforme necessarie al Pnrr e combattere una pandemia che non è affatto finita, nonostante la scomparsa delle restrizioni e dell’annesso ministro della Salute Roberto Speranza.
Quindi può benissimo gestire alcuni dossier caldi, come il salario minimo, sul quale molti sono d’accordo in via di principio e mancano solo i dettagli, ma non può certo scambiare la sopravvivenza del suo esecutivo con il falò di altri miliardi a sostegno dei bonus edilizi.
I Cinque stelle che predicano la redistribuzione hanno favorito l’ennesima misura a difesa della rendita immobiliare, sono diventati il partito delle villette e delle seconde case, invece che continuare il ripensamento in chiave universalistica del welfare avviato con il reddito di cittadinanza.
Draghi ha già detto a quali condizioni è disposto a fare il premier: medesima maggioranza e programma sensato, che nell’immediato vuol dire evitare scostamenti di bilancio e una chiara lista di priorità, che in cima ha il Covid, l’inflazione e il Pnrr. Di spazio per le ennesime mancette a partiti in fibrillazione elettorale non ce n’è.
O continua il governo Draghi alle condizioni fissate dal premier e dal presidente Sergio Mattarella, o meglio andare subito al voto: con elezioni a ottobre e una chiara maggioranza, fondata su impegni precisi con gli elettori, di tempo per fare una legge di Bilancio entro il 31 dicembre ce n’è eccome.
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