- Supponiamo che io non abbia la patente: è una sanzione il non (poter) guidare un’auto? La libertà “fondamentale” io la conservo, visto che la patente la posso ottenere, con un po’ di sforzo.
- Certo, se guido senza patente incorro in dure sanzioni. Anche se vado al ristorante senza green pass. Mi sanziona senza norma preesistente, lo Stato?
- Ma no: c’è un decreto legge già approvato dalla Camera, e che decadrà se non approvato anche dal Senato entro il termine previsto.
La sapete quella del No-vax italiano che si lamenta di vivere in una dittatura?». Era una battuta attribuita sui social a Kim-Jong-Un, il dittatore della Corea del Nord. Cosa fa nascere dentro molti di noi l’impulso a una risata liberatoria, che soffoca il dovere della discussione razionale? Forse il fatto che cercare contro-argomenti ad affermazioni come «La “tessera verde” costituisce coloro che ne sono privi in portatori di una stella gialla virtuale» (Giorgio Agamben) ti fa sentire troppo impari, con la tua povera logica, al lampo ilare dell’evidenza: no, la tessera verde non discrimina come la stella gialla.
Poi ti coglie subito il senso di colpa. Mettiti nei panni di uno al quale l’idea di vaccinarsi mette addosso un’angoscia insostenibile, ti dici. L’improvvisa empatia per l’angoscia del No-vax mi fa apparire capzioso l’argomento dell’ipocrisia. Lo stato dovrebbe imporre direttamente l’obbligo vaccinale, sennò è un ipocrita che non si assume la responsabilità di toglierti un po’ della tua libertà: questo è un punto che leggiamo nell’appello di Alessandro Barbero e altri professori.
Uno pensa: 1. Lo farà se necessario, ma finché non lo è, perché dovrebbe imporre un obbligo? 2. Infatti la richiesta di un lasciapassare per determinate attività lascia all’angosciato la libertà di non vaccinarsi, ma tutela tutti gli altri. 3. Non obbligandoti a vaccinarti, lo stato lascia a te di misurare il valore della tua libertà: sarai pur disposto a rinunciare al ristorante, ad arrangiarti con mezzi privati, a seguire le lezioni online – o dobbiamo pagarla noi, questa tua libertà cui noi volentieri rinunciamo per noi stessi? 4. Ma è possibile che storici e filosofi di vaglia trattino lo stato come un collega un po' vile e un po' ipocrita?
Ecco che qui interviene come un colpo di fioretto l’argomento di Barbero: il vulnus sta nel sanzionare cittadini che non hanno violato alcuna legge. Ecco perché non ci sarebbe da obiettare se lo stato imponesse l’obbligo vaccinale per legge.
A molti sembra una sottigliezza, e vanno spicci alla sostanza: ma Barbero ci ricorda che l’andar spicci alla sostanza sospendendo le forme con la scusa dell’emergenza somiglia molto a un’involuzione autoritaria della democrazia, e ringrazia Massimo Cacciari di arrabbiarsi perché non lo vediamo.
D’accordo che le distinzioni e i princìpi sono cruciali: ma in che senso si può sostenere che qui lo Stato sanzioni cittadini che non hanno commesso alcun reato? Supponiamo che io non abbia la patente: è una sanzione il non (poter) guidare un’auto? La libertà “fondamentale” io la conservo, visto che la patente la posso ottenere, con un po’ di sforzo. Certo, se guido senza patente incorro in dure sanzioni. Anche se vado al ristorante senza green pass. Mi sanziona senza norma preesistente, lo stato? Ma no: c’è un decreto legge già approvato dalla Camera, e che decadrà se non approvato anche dal Senato entro il termine previsto.
La libertà di scelta è una faccenda sottile. Grazie ai colleghi che sui social ce lo ricordano – e provano a riportarci alla ragione.
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