- L’ultimo Consiglio dei ministri segna una svolta nella vita del governo Draghi. I contrasti all’interno della maggioranza hanno raggiunto un livello mai toccato prima, tale da far pensare che l’esecutivo abbia esaurito la sua forza propulsiva.
- L’effetto di questi contrasti interni alla maggioranza è uno solo: l’indebolimento del ruolo e della figura del presidente del Consiglio.
- Era inevitabile che prima o poi i partiti avrebbero “alzato la testa” e ripreso il ruolo che, giustamente peraltro, spetta loro.
L’ultimo Consiglio dei ministri segna una svolta nella vita del governo Draghi. I contrasti all’interno della maggioranza hanno raggiunto un livello mai toccato prima, tale da far pensare che l’esecutivo abbia esaurito la sua forza propulsiva.
La minoranza lunatica dei no-vax, nutrita dai folli deliri complottisti di cui rigurgita la rete, ha trovato audience e comprensione non solo in Fratelli d’Italia, ma anche nella Lega.
Ancora una volta il partito di Matteo Salvini ha fatto barriera rispetto ai tentativi di contrastare la pandemia con misure efficaci quanto necessarie.
Persino il tanto osannato ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, la cosiddetta anima pensante e ragionevole della Lega, nonché tutti i presidenti di regione leghisti, si sono allineati alle posizioni del loro leader volte ad annacquare i provvedimenti anti-Covid.
Di conseguenza sono state troppo blande, e troppo tardive, le misure varate mercoledì, alcuni delle quali addirittura entreranno in vigore tra più di un mese.
Una dilazione di tempi che può solo provocare danni ulteriori alla salute e, a seguire, alla vita normale di noi tutti.
L’effetto di questi contrasti interni alla maggioranza è uno solo: l’indebolimento del ruolo e della figura del presidente del Consiglio.
Era inevitabile che prima o poi i partiti avrebbero “alzato la testa” e ripreso il ruolo che, giustamente peraltro, spetta loro: quello di indirizzare l’azione politica in linea con i loro programmi e le domande dei loro elettori. Perché così funziona una democrazia.
Si possono accettare momenti di sospensione, con l’intervento di un deus ex machina a tutela del sistema, ma non per molto: il prima possibile si deve tornare alla fisiologia del conflitto politico.
E’ quanto sta avvenendo in queste ore. Se quindi il governo è arrivato al capolinea, allora si fa ancora più urgente la missione di “salvare il soldato Draghi” e assicurarlo in un’altra posizione istituzionale per evitare che si perda una risorsa così importante per l’Italia. Il suo prestigio va investito stabilmente a servizio del paese.
A lungo, per sette anni. Al Quirinale.
© Riproduzione riservata