- Anno Domini 2022. Non viviamo in tempi di pace. Possiamo decisamente dirlo ad alta voce visto che attraversiamo un conflitto alle porte di casa nostra.
- A me sembra strano perché io sono cresciuta in un periodo in cui a scuola ti faceva fare i temini sulla pace e ti torturavano per interi pomeriggi con le prove di We are the world che veniva cantata male a ogni recita scolastica.
- Ma perché il pacifismo ha perso così miseramente? A mio avviso è perché i pacifisti hanno una pessima strategia di marketing.
Anno Domini 2022. Non viviamo in tempi di pace. Possiamo decisamente dirlo ad alta voce visto che attraversiamo un conflitto alle porte di casa nostra, ma la sensazione che la guerra sia tornata di moda è ormai nell’aria, non più come dimensione fattuale ma anche come dimensione dell’anima. In poche parole: le persone hanno iniziato a pensare che, tutto sommato, menarsi l’un l’altro non sia così male.
A me sembra strano perché io sono cresciuta in un periodo in cui a scuola ti faceva fare i temini sulla pace e ti torturavano per interi pomeriggi con le prove di We are the world che veniva cantata male a ogni recita scolastica. Da piccola se mio cugino maggiore mi menava e io rispondevo per difendermi mia madre rimproverava me perché in questo modo scendevo al suo livello e passavo io dalla parte del torto. E con questo non voglio dire che mia madre avesse ragione, anche perché lei a sua volta si è macchiata di crimini ben peggiori come, ad esempio, sequestrarmi le Barbie per un’intera settimana.
Dalla parte del torto
Il punto è che gli sganascioni, sia figurati sia letterali, sono concettualmente di moda.
Una prova evidente è stata la notte degli Oscar: un comico che, come spesso accade, fa una battuta riuscita male e offensiva, e uno degli ospiti della serata che si alza e gli molla una sberla in faccia. Se fossimo in tempi di pace questo evento sarebbe stato universalmente accolto in un unico modo: condanna del gesto violento. Senza «se», senza «ma», senza «però l’alopecia».
Invece una quantità impressionante di persone si è schierata dalla parte di quello che mena le mani facendo cadere così il cardine di generazioni di bambini cresciuti con il monito «la violenza non è mai giustificabile». Ora scopriamo che la violenza non è mai giustificabile, a meno che qualcuno non dica o faccia una cosa che ti offende, in quel caso puoi menare.
Che è esattamente quello che fanno sempre i violenti. C’è sempre – a loro dire – qualcosa che li provoca, e loro, semplicemente “reagiscono”. Faccio notare che, fra l’altro, questa è la stessa tesi di Putin. Lui è stato solo provocato, che poi abbia reagito menando, con bombe e missili, è un dettaglio.
Un problema di marketing
Sembra la definitiva sconfitta dei pacifisti, di quelli che fanno le manifestazioni in piazza con le ciabatte, quelli con le bandiere, i concerti di musica balcanica e il sorriso ebete stampato in faccia. La definitiva morte di una generazione che credeva nei girotondi e nelle collette alimentari.
Ma perché il pacifismo ha perso così miseramente? A mio avviso è perché i pacifisti hanno una pessima strategia di marketing. È molto più sexy un Will Smith ricoperto di muscoli che si alza, mena e urla rispetto ad un Maurizio Landini che manifesta con le Birkenstock.
Cosa fare
Ecco quindi qualche consiglio di marketing per i pacifisti:
- Trovare esponenti cool. Nulla al giorno d’oggi si può più affermare senza dei testimonial di eccellenza. Il pacifismo, se davvero vuole tornare in voga, deve come minimo ingaggiare Denzel Washington che interrompa la finale del campionato di Wrestling gettandosi sul ring gridando “Fate la pace non fate le botte”.
- Sembrare fighi. Il pensiero comune, oggi, sembra sostenere la tesi per la quale se a qualcuno che ti provoca tu reagisci con violenza sei un figo per cui quello che ti ha provocato verrà umiliato, deriso, sottomesso, e tu ne uscirai vincente. Ecco in questo caso potrebbe essere utile ai pacifisti utilizzare la tecnica di Chris Rock. È stato aggredito fisicamente ma non ha risposto con violenza, eppure, con una capacità che ho visto solo nei cartoni animati di Tom e Jerry, è rimasto impassibile, non ha fatto una piega ed ha fatto ciò che ogni pacifista dovrebbe fare: proseguire e andare avanti, nonostante le sberle.
- Assumere un social media manager. Sarebbe importante umanizzare la pace, renderla nostra amica, avere un suo profilo social da spulciare ogni giorno per sapere cosa fa, come se la passa, capire cosa mangia e leggere cose del tipo: «Oggi sono soddisfatta: ho salvato 50 bambini».
- Dare dei vantaggi. Diciamocelo: la violenza offre un sacco di vantaggi, per questo ha successo. Ti garantisce forza, soldi, spesso anche celebrità. È necessario che la pace possa fornire gli stessi benefit. Buoni sconto nei negozi per chi non ha mai dato un pugno, agevolazioni fiscali per quelli che non hanno mai fatto a botte, debito con le banche internazionali scontato per quei paesi che non sono mai entrati in guerra. Una carta oro senza limiti di credito per tutti gli imprenditori che decidono di non produrre armi. Insomma, visto che l’etica non è sufficiente proviamo a far diventare le persone pacifiste con i soldi. Di solito quelli funzionano per tutto.
- E se proprio non riusciamo a convincere in questo modo le persone ad essere più pacifiste, c’è un’ultima, efficacissima soluzione: diamogli uno sganascione.
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