- Nelle scorse settimane sono state rivolte molte critiche al governo, e ciò ha attirato gli strali di chi reputa che si tratti di prese di posizione “ideologiche”. Ma questo è il governo in carica oggi, quindi è ovvio sia il destinatario di appunti e osservazioni.
- Per difendere l’operato del governo, qualcuno obietta che molti Stati in Europa stanno adottando misure analoghe a quelle italiane o addirittura il lockdown. Non si può pretendere di essere credibili solo perché si adottano restrizioni analoghe ad altri.
- Arcuri ha fatto appello alla responsabilità delle persone e poi ha proseguito con un lungo elenco di acquisti e altre azioni positive poste in essere nelle settimane scorse. Evidentemente merito suo. E tutta colpa nostra.
Nelle scorse settimane sono state rivolte molte critiche al governo, e ciò ha attirato gli strali di chi reputa che si tratti di prese di posizione “ideologiche”. Meglio sgombrare il campo da equivoci: data la qualità media dell’attuale classe politica italiana, si dubita che altri governi sarebbero stati capaci di fare meglio. Ma questo è il governo in carica oggi, quello cui spetta gestire l’epidemia e predisporre quanto necessario a contrastarla, quindi è ovvio sia il destinatario di appunti e osservazioni.
Alle critiche verso l’esecutivo qualcuno replica che la situazione è fuori controllo - tracciamento dei contagi in primis - quindi qualunque restrizione è giustificata. Eppure è proprio in momenti come questo che serve restare lucidi, ancorati a criteri di razionalità, con buona pace di chi cerca di far passare per negazionista chi tiene tale atteggiamento di ragionevolezza. A chi ha chiesto dati ed elementi concreti per valutare proporzionalità e adeguatezza delle misure restrittive adottate nei Dpcm, è stato risposto che non servono dati: in una pandemia, con i contagi in aumento, vale tutto. Ma i due principi richiamati devono essere rispettati quando l’autorità adotta provvedimenti che limitano libertà dei cittadini, se lo Stato di diritto ha ancora un senso.
Per difendere l’operato del governo, qualcuno obietta che molti Stati in Europa stanno adottando misure analoghe a quelle italiane o addirittura il lockdown: si tratta di un’argomentazione priva di reale fondamento, se non accompagnata da analisi fondate. Per un’effettiva comparazione, servirebbe tenere conto delle azioni realizzate in altri Paesi per prepararsi alla situazione in corso; verificare se vi siano state le inefficienze, le sottovalutazioni, i ritardi rilevati in Italia; valutare se, a parità di restrizioni, gli altri siano comunque in grado di gestire meglio la situazione sanitaria, economica e sociale. In altri termini, non si può pretendere che i governanti italiani siano qualificati come persone serie per il fatto che adottano restrizioni analoghe ad altri, specie a chi si mostra serio sempre, come Angela Merkel.
Nell’informativa in Parlamento sull’ultimo Dpcm, Conte ha detto - in sintesi - che non ci sono alternative alle attuali scelte del governo: scenari e relative misure sono stati delineati nei mesi scorsi dagli esperti in un apposito documento. Le alternative non ci sono ora - ha ragione il presidente del Consiglio - ma c'erano nei mesi scorsi, quando ci si doveva preparare meglio. La credibilità se uno non ce l’ha non se la può dare, potrebbe parafrasarsi, e almeno arrivare puntuali alle conferenze stampa, come fanno i leader di altri paesi, sarebbe un buon inizio; così come pure evitare di rendersi ridicoli dicendo che si era prevista la seconda ondata del virus e, al contempo, scrivere un libro – poi ritirato - sul successo nel contrasto del virus; o parlare per un’estate intera di banchi a rotelle come strumenti miracolosi.
Molti obiettano che la colpa dell’impennata dei contagi sia dei cittadini, che hanno voluto trascorrere un’estate “normale”, senza mascherine né altre limitazioni, quindi ora non può darsi colpa al governo che impone chiusure e restrizioni. Questa obiezione è una sorta di boomerang.
Se i cittadini si accalcavano nelle strade e nei locali pubblici senza rispettare le regole vigenti, ciò significa che chi aveva il compito precipuo di farle rispettare – ordine e sicurezza sono tra i compiti essenziali dello Stato – non lo ha fatto. E quindi, se i cittadini non hanno mostrato la responsabilità necessaria nel restare ligi al dovere di rispettare le misure sanitarie, la responsabilità delle istituzioni non può dirsi maggiore.
Se si dettano regole giuridiche, provviste di sanzioni, si deve essere in grado di farle osservare: perché senza controlli e, quindi, senza sanzioni, non esistono regole effettive ed efficaci, ma solo raccomandazioni. E allora le raccomandazioni negli ultimi Dpcm forse attestano l’incapacità di assolvere alle verifiche necessarie.
Si conclude questa disamina con qualche affermazione fatta ieri dal Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, in conferenza stampa. Arcuri ha fatto appello alla responsabilità delle persone in una fase critica come questa e poi, simulando una domanda dei cittadini al governo - vi chiederete cosa stiamo facendo noi – ha proseguito con un lungo elenco di acquisti e altre azioni positive poste in essere nelle settimane scorse. Evidentemente merito suo. Mentre tutta colpa è nostra.
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